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1953 – 2023: 70 anni della rivista “Civiltà delle macchine”

Dalla tecnologia industriale all’umanesimo digitale

Il 13 febbraio si è tenuta, presso il museo Maxxi di Roma, la celebrazione del 70° anniversario della rivista Civiltà delle macchine: storico periodico fondato nel 1953 dall’ingegnere, poeta e pubblicitario Leonardo Siniscalchi, su incarico dell’allora Direttore generale di Finmeccanica Giuseppe Luraghi, con l’obiettivo di creare un dialogo che unisse la cultura umanistica, la conoscenza tecnica e l’arte. Il suo intento era quello di “intrecciare i valori delle nuove macchine a quelli umanistici”.

Una ricorrenza importante per il mondo della cultura dell’innovazione che IIT Opentalk è lieta di documentare.

Il magazine Civiltà delle macchine venne pubblicato fino al 1979, e per anni sulle sue pagine comparirono pezzi a firma di Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia, Arturo Tofanelli, Giuseppe Luraghi, Enzo Paci, Giansiro Ferrata. Per questo sarebbe superficiale e riduttivo definire Civiltà delle macchine come un semplice houseorgan, essa rappresenta anni di cultura d’impresa, letteratura, filosofia, intreccio di saperi: il patrimonio culturale del nostro Paese.

Nel 2019, dopo un silenzio di quarant’anni, la rivista è stata rieditata dalla Fondazione Leonardo, che ha rinnovato il progetto editoriale con il claim “umanesimo digitale”. Infatti si può affermare che “oggi il digitale occupa il posto che le nuove benefattrici macchine occupavano settant’anni fa”, scrive il Presidente Luciano Violante nel suo articolo, sull’ultimo numero della rivista.

Durante la cerimonia sono intervenuti il Presidente del Maxxi, Alessandro Giuli, il Presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle macchine, Luciano Violante, il Presidente di Leonardo SpA Luciano Carta, l’Amministratore Delegato dell’azienda e membro del Consiglio della Fondazione IIT, Alessandro Profumo, il Direttore della rivista, Marco Ferrante ed infine la Professoressa Mariarosaria Taddeo dell’Università di Oxford, che ha tenuto una lectio magistralis.

Tra le sfide che oggi le nuove tecnologie impongono all’uomo – ha dichiarato il Presidente Violante – c’è quella di restare umani nell’ambiente digitale, il che vuol dire avere chiaro che l’uomo è, e deve rimanere, un essere pensante e non un “essere pensato” dalle macchine. Il domani sarà sempre più determinato dalle tecnologie digitali, che influenzano il nostro pensiero, i nostri comportamenti e le nostre relazioni, a differenza della precedente tecnologia che condizionava solo le azioni delle persone. La macchina non è l’Io ma una sua protesi e perciò – sostiene Violante – serve un’etica della protesi.

Civiltà delle macchine dalla sua rinascita – ha ricordato Alessandro Profumo – ha visto circa 200 articolisti tra ricercatori, fisici, letterati, artisti, un Premio Nobel e due Premi Strega. In un Paese che fa industria è infatti indispensabile tenere aperto un dibattito sul ruolo della tecnologia e sul suo utilizzo nella società.

Il magazine è tornato a pubblicare proprio durante una nuova rivoluzione, spostando l’attenzione sull’umanesimo digitale e ponendosi tra gli scopi quello di voler analizzare come il digitale stia trasformando e ripensando la società ma anche l’industria. La digitalizzazione – ha proseguito il nostro consigliere – sta imponendo una accelerazione ai processi di innovazione con un cambiamento che coinvolge tutti: università, centri di ricerca, sistemi produttivi, imprese, modelli di competitività.

Uomini e macchine analogiche – sottolinea il Direttore Ferrante – avevano imparato a convivere in confini ben delineati, oggi però l’uomo si confronta ed interagisce con una “macchina invasiva”, e per questo bisogna creare una robusta struttura tra i valori dell’essere umano e il digitale.

Il contesto in cui ormai siamo immersi è quello delle società digitali, nelle quali – ha specificato la Professoressa Taddeo – il digitale media costantemente tra noi e l’ambiente, e nelle quali siamo posti di continuo al cospetto di distrazioni e di sfide. Le distrazioni sono dovute alle nuove tecnologie che velocemente ci vengono proposte, e le sfide sono il dover sapere usare le tecnologie digitali per raggiungere obiettivi complessi, senza incappare in fallaci distrazioni.

È chiaro che il digitale e l’intelligenza artificiale permeano le nostre vite, e lo faranno sempre di più, e la principale sfida sarà il modo in cui decideremo di farne uso per riprogettare le società future post digitali. In questo percorso – secondo la Professoressa Taddeo – l’etica digitale è di sicuro uno degli strumenti che ci permetterà di capire tra mille opzioni quali saranno le scelte preferibili per gli esseri umani e l’ambiente. Il digitale è il volano delle nostre società, ma prima dovremo capire dove voler andare e come faremo a controllarlo, altrimenti finiremo presto per arenarci.

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