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“Fanta-Scienza 2” dai laboratori IIT al fantastico

Torna l’antologia di fantascienza ispirata alla ricerca di IIT

Oggi, tre anni dopo il primo volume, esce “Fanta – Scienza 2”, la seconda antologia di racconti fantascientifici liberamente ispirati all’attività di ricerca condotta nei laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Si tratta di 9 racconti che spaziano dalle neuroscienze alla robotica soffice, a firma di altrettanti noti scrittori e scrittrici del panorama fantascientifico, preceduti dall’intervista agli scienziati di riferimento.

Edito per Delos Digital, il libro ha potuto contare sulla consulenza scientifica dei ricercatori IIT: Luca Berdondini, PI Responsabile del laboratorio Microtechnology for Neuroelectronics, Antonio Bicchi, PI Responsabile Soft Robotics for Human Cooperation and Rehabilitation, Laura Cancedda, PI Responsabile Brain Development and Disease, Camilla Coletti, Direttrice del Center for Nanotechnology Innovation , Monica Gori, PI Responsabile dell’Unit for Visually Impaired People, Stefano Gustincich, PI Responsabile Non-coding RNAs and RNA-based therapeutics, Fabrizio Pirri, Direttore del Centro Advanced Materials for Sustainable Future Technologies, Alessandra Sciutti, PI Responsabile del COgNiTive Architecture for Collaborative Technologies e Arianna Traviglia, Direttrice del  Center for Cultural Heritage Technologies.

Abbiamo raggiunto il curatore dell’antologia, nonché autore di uno dei racconti, Marco Passarello, ingegnere di formazione e giornalista RAI.

Passarello, la letteratura fantascientifica va ancora?

Direi che non possiamo lamentarci, pur essendo ben lontani dai tempi d’oro della fantascienza in letteratura, che risalgono circa ad una cinquantina di anni fa, quando la rivista Italiana “Urania” usciva ogni due settimane e vendeva 50.000 copie. Livelli di vendita da cui oggi siamo ben lontani. Molti ritengono che il punto di svolta sia stato segnato dall’uscita di “Guerre Stellari” che ha sdoganato un tipo di fantascienza, quella cinematografica, più spettacolare e pop, meno di ricerca, che ha sostituito nel gusto del pubblico la fantascienza letteraria, sicuramente più di contenuto. Allo stesso tempo però, da quel momento in poi la fantascienza si è diffusa come mezzo espressivo non più proprio solo dell’autore di nicchia, divenendo mainstream benché meno riconoscibile.

Perché farsi ispirare nuovamente dalla ricerca made in IIT?

Ero a Lucca Comics, quando Bruce Sterling, noto autore di fantascienza statunitense, anche lui all’evento, tessé le lodi pubblicamente della prima antologia. Ci incontrammo e mi chiese di poter prendere parte alla stesura del prosieguo della raccolta di racconti, dando per scontato che ci sarebbe stata. E così fu. Da lettore accanito delle sue opere non potevo sottrarmi e soprattutto non potevo trovare spunti migliori che quelli presenti nei laboratori di IIT dove si fa scienza di frontiera.

A quale racconto ha lavorato Sterling?

Al capitolo intitolato “Mare Nostrum” ispirato alla ricerca condotta da Antonio Bicchi che Sterling stesso su Twitter ha definito “la più bizzarra storia” uscita dalla penna di Bruno Argento, il suo pseudonimo di quando scrive in Italia.

Tornando alla dicotomia tra fantascienza in letteratura e nei film, quale dei 9 racconti di “Fanta – Scienza 2” si presta di più a farne anche una rappresentazione cinematografica?

Per questa destinazione penserei al racconto scritto da me intitolato “Ouija” sulla ricerca fatta da Luca Berdondini. Il riferimento è a quelle tavolette con lettere e numeri su cui comporre dei messaggi con l’ausilio di un bicchiere, spostandosi di lettera in lettera. Qui mi sono rifatto a quanto mi è stato raccontato da Berdondini sulle interfacce cervello-macchina, immaginando un sistema in grado di recuperare gli ultimi pensieri di una persona che non c’è più e poter quindi risalire ai pensieri dall’aldilà. In questo capitolo ho voluto aggiungere anche una componente d’azione immaginando mercenari in grado di pilotare dei robot attraverso il proprio pensiero.

In seconda battuta anche il racconto di Lukha Kremo “Ti presto gli occhi” che trae spunto dagli studi di Monica Gori sullo sviluppo multisensoriale di bambini e bambine con e senza disabilità visiva con lo scopo di creare nuove tecnologie per migliorare l’inclusione sociale. Secondo me in questo caso siamo davanti ad un capitolo di fantascienza tendente al genere giallo, alla “Black Mirror”, che parla di aggressioni e rapimenti, vissuti da remoto da una persona ipovedente, come stesse capitando proprio a lei.

Un altro racconto che consiglieresti come emblematico dell’antologia?

Senza anticipare troppo ai lettori e alle lettrici, caldeggio la lettura del racconto “Conservare e tramandare” scritto da Clelia Farris, autrice che quest’anno ha preso parte al progetto per la prima volta. Farris è partita dalla ricerca sulle nuove tecnologie per la protezione dei beni culturali di Arianna Traviglia, da cui poi ha sviluppato la narrazione che si dipana attorno ad una figura quasi mitologica, un polpo mutante capace di svolgere il mestiere dell’archeologo. Lo trovo un racconto molto introspettivo e commovente.


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