Intervista ad Ermete Realacci, Presidente Symbola e Presidente onorario di Legambiente
Ermete, oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente. E’ un segno sul calendario o rappresenta qualcosa in particolare per il nostro futuro?
La Giornata Mondiale dell’Ambiente quest’anno non può non fare i conti con la terribile epidemia in corso e con i cambiamenti che sollecita. Cambiamenti che vanno nella stessa direzione di quelli necessari per affrontare con coraggio la crisi climatica.
A partire, per dirla con le parole del Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, da un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capace di futuro. Per andare in questa direzione è più utile ascoltare le parole di un uomo forte e gentile che parla sotto la pioggia in una piazza San Pietro deserta, o quelle del Presidente Mattarella, che aspettare i vaticini di qualche agenzia di rating. Perché “nessuno si salva da solo” e perché “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.
Ci sono dei termini dei quali ci si appropria senza conoscerne realmente i contenuti. Uno tra questi, sicuramente di moda, è “sostenibilità”. Cosa significa proporre, realizzare, diffondere progetti sostenibili?
La sfida della sostenibilità non incrocia solo una crescente sensibilità dei cittadini ma fa bene all’economia e alla società. Secondo il rapporto Green Italy, elaborato da Symbola e da Unioncamere e giunto alla sua decima edizione, negli ultimi 5 anni 432.000 imprese italiane, un terzo del settore manifatturiero, hanno investito nell’ambiente: dalle fonti rinnovabili all’efficienza energetica, dal recupero di materie prime alla chimica verde, ad innovazioni legate a processi e prodotti. Queste imprese esportano di più, innovano di più, generano più posti di lavoro: i green jobs hanno ormai superato i 3 milioni di unità. Anche se pochi lo sanno, in molti campi l’Italia vanta importanti primati. Siamo, ad esempio, la superpotenza europea dell’economia circolare e recuperiamo il doppio delle materie prime della media europea, molto più della Germania. Questo ci fa risparmiare ogni anno 21 milioni di Tep e 58 milioni di emissioni di CO2.
Nel futuro del nostro Paese vi continuerà ad essere questa grande spinta verso l’economia green sostenuta più da sensibilità che da imposizioni?
Secondo una recente ricerca dell’Università di Oxford e della School of Entreprise and Environment l’Italia insieme a Cina, Germania, Stati Uniti e Regno Unito potrebbero “vincere alla grande nella transizione globale verso un’economia green nei prossimi decenni”. L’Italia sarebbe addirittura prima nelle potenzialità. Questo non è il risultato di politiche e tantomeno di una burocrazia efficiente, ma dei nostri cromosomi antichi. Siamo un paese povero di materie prime e abbiamo nei secoli imparato a puntare su quella grande forma di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana. A incrociare innovazione e cultura, comunità e bellezza, empatia e tecnologia. A produrre, per dirla con Carlo Maria Cipolla, “all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo.” È anche da qui che possiamo ripartire per affrontare la crisi che stiamo attraversando. Senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno.
L’attenzione all’ambiente delle grandi nazioni, USA in testa, almeno in questo momento, è molto scarsa. Il condizionamento economico è evidente. Ma oltre questa considerazione scontata, non credi vi sia una posizione pseudoculturale che ritiene che le notizie sul depauperamento ambientale siano solo visioni catastrofiche, nonostante l’evidenza dei fatti?
Ci sono spinte diverse nel mondo, pensiamo all’America di Trump, ma la loro forza nell’economia e nella società non va sopravvalutata. Oltre al muro con il Messico, uno dei temi forti della campagna elettorale di Trump è sta ad esempio il rilancio del carbone americano. È facile trovare sulla rete immagini di comizi di Trump in cui centinaia di persone alzavano cartelli con scritto “TRUMP DIGS COAL” (ovvero “Trump scava carbone”). Ma nonostante i suoi sforzi, da quando è al potere, il consumo di carbone negli Stati Uniti è molto diminuito, hanno chiuso 50 centrali e nell’ottobre scorso tutti i nuovi impianti per la produzione di energia elettrica, sia negli stati democratici che in quelli repubblicani erano alimentati da fonti rinnovabili. Infatti sono argomenti testardi.
Quali sono le prossime iniziative di Symbola?
La Fondazione Symbola cerca di portare il suo contributo a questa economia più a misura d’uomo con i suoi rapporti, i suoi appuntamenti, la sua rete. Incrociando visione, numeri e storie, nella convinzione che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia. Accanto ai rapporti annuali come “Green Italy”, “Io sono Cultura”, “L’economia del design”, “Coesione è competizione”, abbiamo realizzato, o sono in lavorazione, ricerche su robotica, economia circolare, mobilità elettrica, nuova edilizia, farmaceutica, nautica, legno arredo, sport, vino cammini e piccoli comuni, biomedicale e tante analisi legate a singoli territori. Tutto è disponibile gratuitamente su www.symbola.net dove è possibile anche leggere e condividere il Manifesto di Assisi. Un grande regista americano di origine italiana, Frank Capra, ha detto: “i dilettanti giocano per piacere quando fa bel tempo, i professionisti giocano per vincere mentre infuria la tempesta“.
Noi lavoriamo perché l’Italia e l’Europa siano professionisti della costruzione di un mondo più sicuro, civile, gentile.