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Ascesa e caduta di 23andMe

A Marzo 2025 23andMe, impresa statunitense che offre analisi genetiche a basso costo e conserva i dati genomici forniti da oltre 15 milioni di persone, ha dichiarato bancarotta e ha avviato la procedura per la vendita dell’azienda

Inizia quindi l’ultimo capitolo di una storia iniziata nel 2006, quando Linda Avey, Paul Cusenza e Anne Wojcicki fondarono 23andMe per offrire alla popolazione test genetici e la conseguente interpretazione di alcuni dati. Il primo e più noto servizio dell’azienda fu il test genealogico che permette di ricostruire la storia familiare e l’etnicità dei clienti. Accanto a questa analisi più frivola, 23andMe fin da subito ha fornito test volti a indagare lo stato di salute delle persone, un’attività che oggi è alla base della medicina personalizzata e di precisione. Grazie al suo costo ridotto e alla facilità con cui le persone potevano fornire campioni biologici a domicilio, la proposta fu un successo e attirò fin da subito l’interesse di importanti investitori, tra cui Google e Genentech. Il successo fu tale che nel 2008 Time nominò questi test “invenzione dell’anno”: per la rivista, il servizio offerto da 23andMe era un perfetto esempio di una rivoluzione che “trasformerà non solo come ci prendiamo cura di noi stessi, ma anche cosa intendiamo per informazioni personali”. La genomica divenne, di colpo, accessibile a tutti e non si poteva più tornare indietro. Seguirono anni di crescita, investimenti, raccolte fondi e sequenziamenti senza sosta che permisero a 23andMe di acquisire un importantissimo asset: i dati genomici di milioni di persone. Chiunque accettasse di rendere disponibili le proprie informazioni forniva all’azienda la possibilità di conservare i dati e utilizzarli in altri progetti, come accadde nel 2018 quando GlaxoSmithKline acquisì i risultati di oltre 5 milioni di test con un investimento da 300 milioni di dollari. Scopo dell’azienda farmaceutica era l’utilizzo dei dati per lo sviluppo di nuovi medicinali contro la malattia di Parkinson; infatti, alcuni studi dello stesso anno avevano correlato mutazioni nel gene LRRK2 all’insorgenza della malattia in circa il 4% dei pazienti. GSK puntava a usare i dati genomici di 23andMe per mettere a punto un farmaco che agisse proprio su questo gene o sulla proteina espressa.

Insieme ai successi arrivarono, però, anche le preoccupazioni e i problemi: i dati genomici sono molto sensibili perché danno accesso a informazioni sull’utente e sulla sua famiglia quindi una gestione trasparente e una protezione efficace sono cruciali per mantenere alta la fiducia delle persone. Nel tempo, inoltre, il modello di business andò in difficoltà: dopo la prima ondata di entusiasti, per 23andMe fu sempre più difficile allargare la sfera di potenziali clienti e coloro che avevano già ricevuto i risultati dimostrarono scarso interesse a pagare per nuove analisi. L’azienda non è mai riuscita a generare profitto e quindi non ha ripagato i debiti dell’investimento iniziale. Dal 2021, anno in cui raggiunse una capitalizzazione di mercato pari a circa 6 miliardi di dollari, 23andMe ha iniziato un declino che è diventato inesorabile a fine 2023, quando un gruppo di cybercriminali entrò in possesso di alcune credenziali e acquisì i dati di milioni di persone, rendendoli pubblici o mettendoli in vendita. La vicenda comportò una veloce svalutazione dell’azienda con il valore di mercato oggi crollato a circa 50 milioni di dollari.

Con la pressione dei creditori sempre più forte, la decisione di dichiarare bancarotta è stata l’unica strada percorribile. Negli USA, la procedura prevede la riorganizzazione aziendale e la conseguente messa in vendita. Siccome nessuno può sapere che piega prenderanno gli eventi e chi acquisterà 23andMe, esperti legali stanno consigliando di cancellare i propri dati perché un’eventuale acquisizione potrebbe comportare cambiamenti nella privacy policy. Anche il procuratore generale della California, dove ha sede 23andME, si è espresso in questi termini e ha ricordato che le severe leggi in vigore nel suo stato permettono il totale controllo sui propri dati e, quando richiesto, la distruzione dei campioni biologici forniti. Finisce così l’avventura di una realtà privata che ha dato grande impulso alla rivoluzione della genomica personalizzata.

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