Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale si sta diffondendo nel mondo del lavoro e nella vita quotidiana. Grazie ad essa, robot e dispositivi intelligenti operano con efficacia in ambienti mutevoli; le persone interagiscono con sistemi in grado di prevedere le loro necessità e i loro interessi; i processi aziendali di produzione, approvvigionamento e distribuzione avvengono sempre più in tempo reale. In questo scenario in rapida evoluzione le aziende si stanno posizionando in modo discordante: le più innovative si stanno già avvalendo dell’intelligenza artificiale per ridefinire tutti i processi aziendali all’interno dell’organizzazione e assumere un ruolo guida nel cambiamento; le altre, più restie ad adattarsi agli scenari dinamici, si dimostrano sempre meno competitive e cominciano a perdere quote rilevanti di mercato.
Alla natura di queste trasformazioni e all’impatto sociale dell’intelligenza artificiale è dedicato “Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale”, il nuovo saggio di Paul Daugherty e James Wilson, entrambi senior executive di Accenture, edito in Italia da Guerini Next.
Il saggio si presenta come una guida al cambiamento indotto dalle nuove tecnologie, offrendo al lettore una mappa esaustiva delle nuove regole del gioco. Attraverso un’indagine condotta su 1.500 imprese, gli autori propongono un ampio assortimento di casi d’uso in differenti settori, suggerendo indicazioni preziose non solo a livello strategico, ma anche operativo.
La tesi centrale del saggio insiste sulla necessità di superare la rappresentazione allarmistica della macchina che compete inesorabilmente con l’uomo, fino ad espellerlo dal mondo del lavoro, e di abbracciare invece la visione di una collaborazione uomo-macchina sempre più stretta e virtuosa.
A giudizio degli autori, lo scenario odierno è l’esito di un lungo percorso storico che ha visto succedersi più ondate di cambiamenti: la prima con l’avvento dei processi standardizzati del fordismo; la seconda con l’emergere dei primi processi computerizzati frutto della reingegnerizzazione dei processi aziendali degli anni novanta. La trasformazione attuale può essere interpretata come una terza ondata, dove i processi aziendali si fanno sempre più adattativi, grazie all’adozione di sistemi intelligenti che impongono una ridefinizione dell’intera organizzazione aziendale.
Il contributo più originale del saggio è indubbiamente l’introduzione del concetto di “missing middle”: l’idea di uno “spazio fantasma” dove uomini e macchine possono collaborare insieme, ricavandone reciproci vantaggi. Si tratta di uno spazio inesplorato e ricco di prospettive che gli autori definiscono “fantasma” proprio per sottolinearne l’assenza nel dibattito pubblico.
Per colmare questo vuoto, è necessario introdurre nuove professioni, modalità inedite di interazione uomo-macchina e modelli innovativi di organizzazione e rappresentazione sociale del lavoro.
Nel futuro, uomini e macchine non si contenderanno le rispettive mansioni, ma collaboreranno: le macchine potenzieranno gli esseri umani offrendo loro nuove potenzialità, a partire dalla capacità di analizzare in tempo reale enormi quantitativi di dati provenienti da innumerevoli fonti diverse; al tempo stesso, gli uomini potranno relazionarsi con le macchine in qualità di partner collaborativi, sviluppando, addestrando e gestendo dispositivi sempre più intelligenti.
Nuovi posti di lavoro emergeranno in due ambiti principali: dove gli esseri umani sono indispensabili per supportare le macchine; e nei settori in cui l’intelligenza artificiale aiutano le persone nelle loro attività lavorative.
In questo nuovo scenario, possiamo individuare tre macro-categorie di nuove professionalità: i trainers, che avranno il compito di addestrare le macchine intelligenti; gli explainers, che dovranno rendere trasparenti e comprensibili gli algoritmi dell’intelligenza artificiale; i sustainers, che dovranno garantire un utilizzo sicuro e funzionale all’uomo dei nuovi sistemi intelligenti.
Siamo di fronte ad una trasformazione profonda, dove l’intero management aziendale dovrà necessariamente ridefinire se stesso e l’intero assetto dei processi e delle mansioni aziendali. A tal proposito, gli autori suggeriscono uno schema di intervento integrato, denominato MELDS, dalle iniziali dei suoi cinque principi fondamentali: Mindset, Enterprise, Leadership, Data, Skills.
Il quinto principio “Skills”, in particolare, appare indispensabile per muoversi con successo negli scenari futuri. Per approfondirlo, gli autori propongono un quadro inedito di “fusion skill”, otto nuove competenze miste che comprendono la capacità di porre domande a un agente intelligente; di collaborare con agenti intelligenti per migliorare le proprie prestazioni; di insegnare nuove competenze agli agenti intelligenti; di sviluppare modelli mentali degli agenti intelligenti finalizzati alla collaborazione; di reinventare i processi per liberare tempo per attività lavorative esclusive dell’essere umano; di definire scopi e percezione della collaborazione uomo-macchina; di scegliere una linea di azione nel caso di incertezza delle macchine; di ottenere aumenti esponenziali delle performance ridefinendo lavoro, processi e modelli di business.
Si tratta di un percorso di cambiamento che trova origine nei processi aziendali ma si estende a dimensioni umane sempre più profonde: “per anni, il sogno di molti ricercatori è stato creare un’intelligenza artificiale che potesse competere con quella umana. In realtà, vediamo che l’intelligenza artificiale sta diventando piuttosto un modo per estendere le nostre abilità umane”.
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SCHEDA DEL LIBRO
Titolo: Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale.
Autori: Paul R. Daugherty e H. James Wilson
Editore: Guerini Next
Anno edizione: 2019