Nell’epoca Covid, un segnale di fiducia per la printed electronics
È notizia di questi giorni che FLEEP Technologies, una delle ultime start up gemmate da IIT per ordine di tempo, ha chiuso un investimento seed di 800mila euro per portare sul mercato la propria tecnologia per la stampa di sistemi intelligenti riciclabili. Un buon risultato, dato il periodo storico, per chi, come IIT, crede nell’importanza di creare ponti tra i laboratori di ricerca e il mondo del mercato economico. FLEEPtech, la start up fondata a maggio 2019 da Giorgio Dell’Erba, Mario Caironi e Paolo Colpani, racchiude il know-how di oltre 7 anni di ricerca nei laboratori IIT rivolta alla progettazione e sviluppo di circuiti micro- e nano-elettronici utilizzando materiali a base di carbonio e comuni tecniche di stampa, tra cui le stampanti a getto di inchiostro, la serigrafia e la stampa flessografica, generalmente utilizzata per la realizzazione di etichette e giornali. Questa tecnologia, nota come printed electronics, già oggetto di studio presso il CNST– centro IIT di Milano, permette di stampare, a basso costo e su superfici di diversa forma e natura, elettronica perfettamente funzionante che ha il vantaggio di essere smaltita nel comune ciclo di riciclaggio della plastica perché senza silicio e altri metalli rari. Attraverso questa tecnologia l’obiettivo di FLEEPtech un domani sarà produrre cerotti intelligenti usa-e-getta che monitorano costantemente il nostro livello di glucosio nel sudore e ci avvisano se è elevato, blister dei farmaci capaci di ricordarci quando abbiamo assunto l’ultima pillola, confezioni di cibo che dal frigo saranno in grado di registrare il momento in cui vengono aperte e di comunicare autonomamente quando il prodotto al loro interno non è più utilizzabile. Abbiamo chiesto a Giorgio Dell’Erba, CEO di FLEEPtech di parlarci di questa importante Innovazione.
Dell’Erba, da ricercatore a start upper, com’è iniziato tutto?
Nel 2013 ho iniziato il dottorato presso il CNST, nel gruppo coordinato da Mario Caironi. Già durante i 3 anni di dottorato ho capito che i miei interessi andavano oltre alla ricerca, pur rimanendo in ambiti affini, nella mia visione delle cose, complementari. Ho cominciato ad informarmi sulla ricerca e sviluppo e applicare per alcuni grant. Ho quindi parlato delle mie idee imprenditoriali al Technology Transfer Office – TTO di IIT che mi ha supportato nella fase di passaggio dalla vita di ricercatore a quella di startupper, fornendomi tutte le informazioni e gli erudimenti utili per questo importante cambiamento. Nel 2017 ho ricevuto la borsa di studio Fulbright BEST, patrocinata da Invitalia, che mi ha portato in Silicon Valley, alla Santa Clara University Leavey School of Business dove ho conseguito un Master in Entrepreneurship and Business. Rientrato in Italia, mi era più chiaro come perseguire il mio obiettivo e grazie al TTO siamo stati affiancati da advisors, Pariter Partners, che ci hanno facilitato questo passaggio. A maggio 2019 abbiamo fondato ufficialmente la start up.
La chiusura di questo round è avvenuta in un momento di crisi per i mercati internazionali. Cosa ha rappresentato per la start up?
Effettivamente è stato piuttosto critico gestire con gli investitori le possibili conseguenze dell’emergenza Covid, data la delicata fase iniziale della start up in cui ci troviamo. Ma per questo il risultato ottenuto ci inorgoglisce ancora di più. Dobbiamo considerare che quando l’emergenza Covid è iniziata noi eravamo in stato avanzato di negoziazione, ma non c’era ancora nulla di definitivo. Gli investitori, che sono tutti business angels, ci hanno chiesto report specifici per capire quali sarebbero potuti essere gli effetti della pandemia sul nostro business. Fortunatamente però, la nostra è una realtà deep tech il cui primo anno era già stato riservato allo sviluppo interno nel piano di sviluppo, perciò abbiamo calcolato che l’impatto non sarebbe stato elevato, minore del 2% nel peggiore dei casi. Direi che abbiamo usato un approccio scientifico: abbiamo portato dati concreti e usato trasparenza con gli investitori, consapevoli delle risorse economiche limitate a nostra disposizione, ma anche consci delle nostre potenzialità.
FLEEPtech propone elettronica stampata a ridotto impatto ambientale. Oggi, più che mai, il rispetto della Natura appare come una necessità imprescindibile per il progresso?
L’obiettivo di stampare dispositivi elettronici attivi che non vadano a creare nuovi rifiuti speciali, difficili e costosi da smaltire, come sta succedendo in questo momento per tutta l’elettronica, è uno dei punti fermi su cui si basa la nostra start up. Noi membri di FLEEPtech siamo le stesse persone che hanno lavorato per anni nel laboratorio di Printed and Molecular Electronics coordinato da Mario Caironi, proprio allo studio dell’elettronica a base di carbonio. Ora, come startuppers, vogliamo usare le conoscenze pregresse per rendere ripetibile su ampia scala lo stesso processo studiato in laboratorio e produrre interi sistemi intelligenti con quelle caratteristiche, con possibili applicazioni nel packaging e soprattutto nell’ambito biomedicale. Dal punto di vista dell’attenzione sull’impatto ambientale, il nostro metodo di fabbricazione è additivo, cioè aggiungiamo materiale dove serve, riducendo gli sprechi, tipici dell’elettronica tradizionale e inoltre, la tecnica di stampa usata, ci consente di poter selezionare come substrato superfici di diversa natura, tra cui il PET delle bottiglie d’acqua, bio-plastiche o carta, e a questo proposito stiamo già cercando nuovi substrati ancora più ecologici. Infine, rispetto all’elettronica odierna, l’energia utilizzata per la fabbricazione di questi dispositivi è ridotta di circa un millesimo, implicando una grande riduzione della carbon footprint. I principi di un’elettronica sostenibile, ci sono molto chiari e guidano le nostre scelte.
Quali saranno le vostre prossime mosse?
In questo momento stiamo completando il team, puntando su figure con un background scientifico rilevante per il nostro campo di operazione. Nel nostro piano di sviluppo, proseguiremo con la messa a punto della tecnologia, stabilizzandone e ottimizzandone i parametri per permetterci di arrivare entro un anno a prototipi di interesse industriale. Tutto ciò con un occhio di riguardo alla generazione di proprietà intellettuale e industriale, fondamentale per un’azienda come la nostra. Abbiamo pianificato la chiusura del prossimo round di finanziamento a metà 2021, con fondi che saranno impiegati all’industrializzazione del nostro processo di fabbricazione, ad oggi in scala di laboratorio.