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Grazie ad AnDy i robot ci aiuteranno a lavorare in sicurezza

Il progetto coordinato da IIT si è classificato primo nel bando dell’Unione Europea H2020 ICT di Robotica su 75 proposte di tutta Europa.Ha avuto avvio il progetto europeo ANDY (acronimo di ”Advancing Anticipatory Behaviors in Dyadic Human-Robot Collaboration”), coordinato dal ricercatore di IIT Francesco Nori, e che ha l’obiettivo di migliorare la capacità dei robot di collaborare con l’uomo in ambienti industriali e domestici, interpretando  le esigenze fisiche delle persone e riducendo il rischio di infortunio.ANDY è basato su uno dei temi portanti per il futuro industriale dell’Unione Europea: l’innovazione delle linee di produzione in chiave industria 4.0, attraverso una leadership mondiale nella progettazione e realizzazione di robot “collaboratori”.  Il progetto avrà la durata di 4 anni, con un co-finanziamento da parte dell’Unione Europea  di circa 4 milioni di euro nell’ambito del programma Ricerca e Innovazione Horizon 2020, e coinvolge istituti di ricerca e aziende internazionali in Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Slovenia.Il Consorzio del progetto ANDY è composto da: Istituto Italiano di Tecnologia (come coordinatore), INRIA Institut national de recherche en informatique et en automatique (Francia), JSI Institut Jozef Stefan (Slovenia), DLR Deutsches Zentrum fur Luft- und Raumfahrt (Germania), Xsens Technologies BV (Paesi Bassi), IMK Automotive GmbH (Germania), Otto Bock HealthCare GmbH (Germania), AnyBody Technology A/S (Danimarca). Sul fronte del trasferimento tecnologico saranno coinvolte inoltre realtà quali INAIL, FCA – Fiat Chrysler Automotive, AC Milan, ABB, Tecnalia, INRS – Institut national de recherche et de sécurité, Sybot, Daimler AG, AUDI, Airbus e Renault.I robot “collaboratori” del progetto ANDY dovranno essere capaci di adattarsi a diversi ambienti (dalle SME alle grandi aziende, a locali domestici), incentrando il proprio funzionamento sull’interpretazione dei movimenti dell’operatore umano, così da agevolarlo sia nelle azioni più complesse che in quelle routinarie, e da assisterlo per evitare infortuni sul lavoro.Tali capacità saranno trasferite su tre tipologie di robot: i “cobots”, cioè robot industriali certificati per lavorare a stretto contatto con l’uomo, gli esoscheletri in grado di rafforzare e guidare il corpo delle persone nelle loro attività lavorative, ed i robot “companions”, ovvero robot evoluti in grado di eseguire compiti adeguati allo stato fisico delle persone, anticipando le loro azioni.La lettura e l’interpretazione del movimento del corpo umano da parte dei robot saranno resi possibili attraverso un processo graduale a tre tappe. Il primo passo sarà realizzato grazie alla vestizione di una tuta sensorizzata che traduce le azioni di una persona in dati che il robot può interpretare per intervenire in aiuto con movimenti specifici. Tali dati consentiranno ai robot collaborativi industriali (“cobot”) di interagire con l’uomo ottimizzando l’ergonomia dell’interazione, minimizzando, cioè, gli stress muscoloscheletrici e diminuendo i rischi di infortunio sul lavoro.La seconda tappa sarà rappresentata dall’integrazione di sensori più compatti all’interno di un esoscheletro robotico, il quale sarà un sistema capace di correggere, assecondare o potenziare le azioni di un lavoratore, individuando l’assetto più comodo per il corpo ed evitando la possibilità di infortuni; l’esoscheletro potrà trovare applicazioni anche in ambito riabilitativo.L’ultima tappa, quella più avanzata dell’intero progetto, sarà basata sull’anticipazione del comportamento umano da parte di robot cognitivi, come per esempio iCub, rendendo così gli umanoidi “companions” adeguati per la vita quotidiana, capaci di agire con velocità di reazione alte e in contesti mutevoli; tali robot potranno essere impiegati per l’assistenza agli anziani o persone che necessitano di supporto continuo.

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