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I Cyborg da Metropolis a Elon Musk (e gli altri)

“Dieci parole per capire il presente”

E’ il titolo della serie di conferenze ideate da Massimo Sideri, inviato e editorialista del Corriere della Sera, organizzate nell’ambito della collaborazione tra la Fondazione Corriere della Sera e la Fondazione AEM.

Nella sede della Fondazione AEM di piazza Po a Milano, un’antica stazione elettrica degli anni trenta completamente ristrutturata, Sideri ha proposto ad una sala gremita il tema della serata: i cyborg da Metropolis a Elon Musk (e gli altri), con lui Gian Nicola Angotzi e Maurizio Corbetta, rispettivamente Direttore Scientifico della Start up Corticale e ricercatore IIT nel team Microtechnology for Neuroelectronics guidato da Luca Berdondini, e Maurizio Corbetta, professore ordinario di Neurologia all’Università degli Studi di Padova. Il cervello, la magnifica macchina che sovrintende a tutte le nostre azioni ed esalta l’unicità dell’essere umano, è l’argomento della serata con gli interventi di un ingegnere ricercatore e un neuroscienziato e neurologo clinico, ideali rappresentanti del cyborg che vede da una parte il cervello umano e dall’altra la tecnologia. Immediato il rimando all’inizio dell’incontro all’annuncio recente di Elon Musk su un microchip impiantato nel cervello di un essere umano. Niente di nuovo per Gian Nicola Angotzi che con Corticale lavora da anni a questo progetto.

Il professor Maurizio Corbetta, scienziato di fama mondiale, ha chiarito, con il supporto di dati puntuali e impressionanti, quanto sia enorme la complessità del cervello, una macchina della quale conosciamo ancora ben poco, una macchina potentissima dai bassi consumi, solo il 25 % dell’energia immagazzinata giornalmente nel nostro corpo è destinata al funzionamento del cervello, un dato straordinario se si pensa a quanto consuma un super calcolatore. Come possa il nostro cervello, a fronte del monumentale lavoro che compie, consumare così poco è uno dei misteri che la scienza sta tentando di svelare. Gli scienziati stanno lavorando alla mappatura del nostro cervello, ad oggi si è riusciti a tracciare solo un millimetro cubo di corteccia. Dal dato scientifico, illustrato con una serie di esempi illuminanti proposti dal professor Corbetta che evidenziano quanto lavoro ci sia ancora da fare, si ritorna a Musk con la sua idea di un cervello direttamente connesso con internet disintermediando i computer. Una visione dettata più dal marketing che dal reale stato delle tecnologie come ha sottolineato Gian Nicola Angotzi: Musk non ha inserito nel cervello un microchip bensì degli elettrodi, non è altro che ciò che viene fatto da decenni in elettrofisiologia. Gli elettrodi funzionano come dei microfoni e attraverso questi si cerca di interpretare il linguaggio del cervello. Corticale ha sviluppato dei dispositivi impiantabili in grado di farci comprendere come reagisce il microcircuito inserito nel cervello e quale sia il linguaggio che utilizzano i neuroni per dialogare. Gli obiettivi di questi studi sono diversi, tra questi quello diagnostico, per esempio con pazienti epilettici farmacoresistenti è possibile inserire degli elettrodi nel cervello, monitorare per un certo periodo e poi estrarre il segnale per comprendere qual è la sorgente del focolaio epilettico, quello che Angotzi e i suoi ricercatori stanno studiando è la riduzione dell’invasività di questo processo in modo da danneggiare meno il tessuto e trovare il cervello nella migliore situazione fisiologica possibile. Il professor Corbetta ci riporta alla dimensione anche filosofica nel nostro incontro con il cervello e ci introduce, provocato da Sideri, al tema dell’attenzione. Noi abbiamo a disposizione un budget di memoria che consumiamo attraverso nostri comportamenti, per esempio quando contemporaneamente leggiamo messaggi sul cellulare e guardiamo la televisione e così via per altre azioni simili. Questi stimoli distraenti riducono la capacità della nostra attenzione. Questo è un effetto transitorio vi sono poi degli effetti permanenti che si evidenziano quando in un soggetto questi comportamenti diventano l’incapacità di quest’ultimo di focalizzarsi su di un argomento. L’idea che il multitasking aiuti la produttività aziendale si è ampiamente ridotta sulla base di queste considerazioni. Molte imprese multinazionali, negli USA la Apple, per esempio, chiedono ai collaboratori quando entrano in ufficio di riporre il telefonino in un armadietto e di riprenderlo per un’ora all’intervallo di pranzo.

Le aree deputate all’attenzione nel cervello si possono anche ammalare contraendo l’Alzheimer o a causa di un ictus. Queste sono aree che vanno allenate per mantenere sempre viva ed efficiente la nostra attenzione.

Il professor Corbetta ci ricorda, riducendo la nostra autostima, che il nostro cervello è identico a quello del primo uomo e risponde fondamentalmente ai bisogni primari, la propria sopravvivenza, la ricerca del cibo, la riproduzione, la difesa del nucleo famigliare, soddisfatti questi bisogni si possono poi creare nuove opportunità di sviluppo. Angotzi ci riporta alla startup di IIT Corticale e al suo core business: fare elettrofisiologia del cervello per trovare soluzioni cliniche e dare risposte a patologie invalidanti. Tutte le realtà simili a Corticale in Europa e nel mondo lavorano su queste linee di ricerca. La differenza la fa la maggiore o minore invasività degli interventi.

Qualche giorno fa, ha ricordato Angotzi, tutte le imprese statunitensi che lavorano in questo ambito hanno costituito un consorzio sotto l’egida dell’FDA con l’obiettivo di mettere a disposizione i dati raccolti nel corso delle attività, i metodi utilizzati, i problemi legati all’arruolamento dei pazienti per i test preclinici, le assicurazioni a questi ultimi sul valore di interventi in grado di cambiare la qualità della loro vita e infine, non ultimo per il sistema sanitario nordamericano, chi pagherà per questi interventi. In chiusura dell’incontro si è sottolineato quanto sia importante definire delle regole in quest’ambito tanto delicato. “Chi come noi studia con l’approccio che evidenziavo, ha ricordato Angotzi, deve stabilire il recinto nel quale muoversi che è sicuramente quello terapeutico escludendo scopi legati al condizionamento dell’essere umano o a utilizzi di tipo militare”. Anche per il professor Corbetta le regole per l’inarrestabile progressione delle nuove tecnologie in particolare l’I.A. sono fondamentali. Sono infatti molti gli esempi recenti di fughe in avanti nella ricerca che hanno scavalcato ogni principio etico, il caso più eclatante è stato il tentativo di clonazione umana condotto in Cina. Oggi ha constatato il Professor Corbetta, queste tecnologie sono in mano ad una decina di persone in grado di modificare il corso della vita di milioni di donne e uomini. Servono interventi regolatori a livello delle istituzioni mondiali per evitare che un grande progresso si trasformi in una catastrofe.

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