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Il pulviscolo nella Rete. Quanto ci inquina Internet

Il digitale è davvero ecologico? Il punto di vista di Roberto Cingolani


Difficile da credere ma anche un’email inquina. Come qualsiasi motore a scoppio, come un tir in autostrada o una fabbrica di metallo, anche un messaggio digitale “sporca” l’aria di anidride carbonica; venti grammi per email. La stessa quantità di CO2 che produce una lampadina da 60watt lasciata accesa 25 minuti.

Eppure il digitale sembra il sistema più pulito che esista. Non si pensa però, che inviando dal computer venti mail al giorno per un anno, produciamo la stessa quantità di anidride carbonica che serve per realizzare l’energia utile a guidare un’auto in un viaggio di mille chilometri.Dietro alle opportunità offerte dalle tecnologie digitali, ci sono infrastrutture estremamente complesse: super computer, server, sistemi di immagazzinamento delle informazioni, che hanno bisogno di centrali elettriche indipendenti per essere alimentati e che si inseriscono a tutti gli effetti nella catena di produzione della CO2.«Oggi inviare un filmato da 1 gigabite ci costa all’incirca 60 watt ora – spiega Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia – nel 2000 un’identico invio sarebbe costato 7 kw ora, per fortuna la tecnologia è migliorata e oggi consuma meno energia».

A cambiare, in un arco di tempo lungo quasi vent’anni, è l’utilizzo delle tecnologie; binge watching, social network, messaggistica istantanea: «Il problema è che l’utenza è aumentata moltissimo – continua Cingolani – oggi, per esempio, abbiamo 200 miliardi di email all’anno che vengono messe in circolazione». Una ricerca su Google si stima che produca tra i due e i sette grammi di diossido di carbonio; sette grammi è l’equivalente, in consumi, utile per portare a ebollizione una teiera.

Abituati ai discorsi sullo spreco energetico, si pensi in questo periodo agli impianti di climatizzazione e al loro impatto sull’ambiente, siamo ancora molto lontani dalla consapevolezza riguardo all’uso della tecnologia. In realtà il problema è già sotto le nostre dita, mentre sfioriamo la tastiera dei nostri laptop o smartphone.

«Noi oggi, come umanità, produciamo oltre un miliardo di tonnellate di anidride carbonica perché utilizziamo queste tecnologie digitali – continua Cingolani, che recentemente ha pubblicato “l’altra specie”, saggio sulla convivenza tra uomini e robot – nel complesso produciamo circa 20 miliardi di tonnellate di anidride carbonica l’anno».

Sembra quasi impossibile tirare il freno a mano in tempo ma ci sono diversi modi per arginare l’impronta di carbonio in Internet. «La raccomandazione principale è l’utilizzo responsabile e intelligente di questa grande possibilità che ci dà il digitale – conclude Roberto Cingolani – invece di mandare un attachement pesante possiamo inviare un link, mandare delle email solo se servono veramente. Limitare il “rispondi a tutti”; in questo caso è più facile fare una telefonata, facciamo meno danno. Ricordiamoci che ogni tecnologia va usata intelligentemente». Internet, le mail, i sistemi di cloud, hanno fatto risparmiare tonnellate di risorse fisiche, come la carta. Ma le emissioni di carbonio prodotte per creare, dare potenza e raffreddare i computer, gli smartphone e i centri data, possono andarsi a sommare ai consumi. L’ecologizzazione di Internet è il prossimo grande impegno della nostra iperconnessa era.

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