Intervista a Esma Çakir, videogiornalista e fotoreporter freelance, Presidente dell’Associazione Stampa Estera
Una volta al mese IITOpenTalk incontrerà rappresentanti del mondo del giornalismo e della comunicazione a livello internazionale, per scoprire il loro sguardo sulla scienza e tecnologia in Italia, e farci raccontare le novità e le tendenze nel loro paese. Questa nuova rubrica sarà curata dall’Ufficio stampa estero dell’IIT.
Il primo incontro è con Esma Çakir, videogiornalista e fotoreporter freelance turca con la base a Roma, attuale e per la terza volta Presidente dell’Associazione Stampa Estera in Italia.
1 – L’Associazione stampa estera nasce 110 anni fa e ha visto più di 5000 giornalisti corrispondenti transitare tra Roma e Milano, dove sono le due sedi, con l’obiettivo di scoprire e raccontare l’Italia verso gli altri paesi. Di fatto rappresenta una porzione di globo, circa 53 paesi del mondo, in un unico luogo. Ci puoi svelare cosa significa vivere da Presidente, ma anche da collega giornalista, una realtà così internazionale?
È vero, è una cosa che mi emoziona sempre e allo stesso tempo ci rende molto orgogliosi. Qualcuno ci ha definiti un pò l’ONU della stampa. All’interno del nostro “palazzo di vetro” formiamo una civile comunità di persone, un microcosmo di etnie, di idee politiche differenti ma il nostro lavoro e senso di responsabilità ci accomuna tutti e la lunga conoscenza personale ci fa anche diventare amici. Quindi tolleranza innanzitutto, e se ogni tanto sorgono inevitabili divergenze o dissensi. Come in una grande famiglia dove ogni tanto si litiga e si discute, si trova poi sempre un punto comune perché orgogliosi del prestigio della nostra associazione. Esserne la Presidente poi è una cosa per me molto significativa, non solo perché devi ripagare la fiducia che ti hanno concesso tutti i soci con la loro preferenza, ma anche perché devi rappresentare l’intera associazione nei tantissimi eventi che organizziamo e negli appuntamenti istituzionali presenti in agenda.
2- Con i vostri servizi giornalistici, pubblicati su giornali, radio e TV, siete la principale finestra di osservazione sull’Italia per il pubblico straniero. E di conseguenza anche per gli italiani che, seguendo la stampa internazionale, si guardano attraverso i vostri occhi. Al di là degli importanti fatti di politica, quali sono le storie che più spesso vi trovate a coprire dell’Italia e come li scegliete?
Lo scorso anno quando ospitammo nella nostra sede Mario Draghi, allora ancora Presidente del Consiglio, ci definì “gli occhi e le orecchie sull’italia”, sottolineando il nostro ruolo come fondamentale. In effetti il lavoro di ognuno di noi è molto importante non solo per i nostri rispettivi paesi per i quali raccontiamo l’Italia e le sue eccellenze, ma anche per gli stessi italiani. Ci siamo accorti, infatti, nel corso degli anni come l’attenzione verso di noi da parte dei cittadini italiani sia stata sempre molto alta, forse perché riusciamo ad avere un punto di vista più distaccato e leggiamo le varie situazione nel modo più realistico possibile, anche scovando storie e personaggi fuori dall’ordinario.
La nostra agenda insomma naturalmente ci porta a scrivere di politica, di economia, ma ci piace raccontare tutto quello che riguarda la vita di un paese a 360 gradi. Comunque credo che essere corrispondente in Italia per noi è una vera fortuna perché riusciamo a trovare tantissimi spunti ogni giorno per la realizzazione dei nostri servizi, dalla cultura, alla moda, passando per il cinema, il design ma soprattutto per l’enogastronomia. Anche il Vaticano per molti di noi è un argomento di grande interesse, perché pur essendo un micro stato influenza l’aspetto morale della vita di milioni di persone nel mondo, oltretutto è l’unica monarchia al mondo con la trasmissione del potere attraverso elezione e non eredità.
Insomma possiamo dire di trovarci in un paese che fa da cassa di risonanza per il mondo intero.
3- Donne e giornalismo. In Italia se ne parla molto, sia per il basso numero di donne nelle posizioni apicali all’interno delle redazioni, sia per come vengono raccontate le news intorno alle donne. All’estero ci sono esempi autorevoli, per citarne alcune Zanny Minton Beddoes editor in chief dell’Economist e Alessandra Galloni a Reuters. Nella vostra Associazione ci sono tante donne con il ruolo importante di corrispondente estero. Come si diventa e quali sono state le sfide principali per te?
Nella storia della nostra associazione abbiamo avuto solo 5 donne come Presidente. In effetti un numero abbastanza limitato, anche se nell’ultimo decennio la tendenza è un po’ cambiata. Questo sicuramente anche grazie ai miglioramenti avvenuti nella nostra società. Adesso c’è una maggiore consapevolezza da parte delle donne e una voglia di ricoprire ruoli più importanti che fino ad ora erano abbastanza chiusi. Certamente c’è ancora molto da fare ma credo che si sia intrapresa una giusta strada. Anche fra i nostri soci ci sono moltissime donne corrispondenti per le più importanti testate o TV nazionali e anche diverse figure a capo di agenzie internazionali.
Io per esempio vengo da un paese, la Turchia, che purtroppo da questo punto di vista è ancora un po’ indietro anche se, e mi piace sempre ricordarlo abbiamo avuto la Presidente della Repubblica donna molto prima di tanti paesi europei nel 1993, se pensiamo che l’Italia invece ancora non l’ha mai eletta e si è aspettato fino a l’anno scorso per eleggere una prima ministro donna. La speranza è di essere da esempio, in piccola parte, per le nuove generazioni di giornaliste, facendo capire come credere in se stesse e portare avanti le proprie idee e i propri sogni sia fondamentale, e inoltre spero, da Presidente dell’associazione della stampa estera, di contribuire a diffondere del buon giornalismo professionale e universale senza nessun vincolo o pregiudizio.
4 – L’Italia, sebbene sia tra i paesi europei che investe meno nella ricerca scientifica, ottiene risultati di grande qualità, con settori di eccellenza riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, dalla robotica ai nuovi materiali, dalla medicina all’intelligenza artificiale. Cosa dovremmo fare di più, secondo te, come università e centri di ricerca, per farci conoscere meglio come il Paese della scienza e tecnologia di alto livello?
Da quando mi sono trasferita in Italia per lavorare come corrispondente, oramai più di 14 anni fa, devo dire che ho imparato nel tempo come veramente questo paese sia pieno di menti brillanti ed eccellenze che poi diventano di ispirazione per il mondo intero. Spesso si pensa a l’Italia come a un paese un po’ vecchio dove la modernità e la tecnologia non sia di primo livello ma ci si concentri solo al rispetto delle tradizioni regionali, ai meravigliosi borghi o all’incredibile gastronomia. Questo è un aspetto da una parte vero, e che purtroppo è conseguenza forse un po’ anche della crisi demografica degli ultimi decenni, ma nello stesso tempo le nuove generazioni aiutate da una riconosciuta universalmente genialità italiana insieme ad uno spirito di intraprendenza riescono ad emergere con aziende e start up che poi magari fanno fortuna all’estero. Nella nostra sede abbiamo invitato spesso giovani ricercatori o imprenditori del digitale, tutti provenienti da istituti di formazione di assoluto livello come la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa o l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, e abbiamo grazie a loro cercato di intercettare le tendenze e le sfide che la comunità scientifica e la ricerca tecnologica affrontano per migliorare la vita delle persone. Questi incontri che noi abbiamo chiamato “Garage Digitalia” hanno attirato l’attenzione di molti nostre colleghe e nostri colleghi della Stampa Estera. Spesso in Italia avvengono eventi che anticipano la trasformazione in alcuni settori, da interventi di medicina avanzata o a studi sullo robotica, fisica o ingegneria spaziale e mi piace ricordare infatti ad esempio la direttrice del CERN Fabiola Giannotti o Samantha Cristoforetti, Comandante della Stazione Spaziale Internazionale che è stata ospite tra l’altro in diversi nostri eventi.
Purtroppo queste menti brillanti e lo spirito di creatività spesso emergono in modo del tutto autonomo, molti infatti ci hanno raccontato e denunciato negli anni una mancanza strutturale del sistema di finanziamento per la ricerca scientifica, e i numeri delineano l’Italia come uno dei paesi che investe meno su questo.
Spero nei prossimi anni questo elemento venga preso più in considerazione dalla politica anche perché siamo di fronte a dei cambiamenti epocali basati sulla tecnologia e la scienza e sarebbe non intelligente da parte dell’Italia lasciarsi sfuggire l’occasione di essere in prima linea in questa nuova rivoluzione industriale promuovendo nuove figure professionali e comunicando nel modo giusto non solo gli obbiettivi raggiunti ma anche quelli che si andranno a pianificare per non scoraggiare anche i molti ricercatori o imprenditori che non valorizzati adeguatamente in Italia possano andare altrove.