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La sfida di Human Technopole, intervista al presidente Marco Simoni

Adjunct Professor alla Business School della Luiss ed esperto di capitalismo comparato, da maggio 2018 è a capo della Fondazione Human Technopole

Presidente qual è la missione di Human Technopole?

«Human Technopole mira a diventare la più grande infrastruttura di ricerca sulle scienze della vita in Italia, e tra le più importanti in Europa. HT sarà un centro multidisciplinare con l’obiettivo di aumentare la conoscenza per migliorare la salute e il benessere dell’essere umano. Per comprendere i meccanismi che regolano la salute e l’invecchiamento di ciascun individuo, e le malattie ad essi connesse, svilupperemo approcci di medicina personalizzata che integreranno la ricerca di base e traslazionale con tecnologie all’avanguardia nella genomica, nelle neuroscienze, nelle scienze dei dati e nella biologia».

A quali modelli vi siete ispirati nella concezione di questo polo di ricerca?

«Il riferimento del progetto sono stati alcuni grandi centri di ricerca nelle scienze umane che si trovano in Europa e nel mondo: il Francis Crick Institute di Londra, il Broad Institute di Boston o il DZNE di Bonn, il nuovo centro di ricerca costituito in Germania per contrastare le malattie neurodegenerative. Ci ispiriamo inoltre a quei Paesi, come la Gran Bretagna o la Finlandia, dove a livello pubblico o privato sono stati implementati progetti nazionali di sequenziamento del genoma di ampio respiro, dove informatici esperti di dati collaborano con i clinici che lavorano accanto ai singoli pazienti.

Qual è il ruolo delle istituzioni universitarie in HT?

«Pensiamo che la vicinanza con il mondo accademico sia fondamentale, non si può pensare di realizzare il progetto HT senza sviluppare attività di ricerca congiunta con le realtà accademiche sul territorio. È importante che il progetto HT sia nato anche grazie al contributo di diverse istituzioni con competenze complementari, come le università lombarde, la Conferenza dei rettori o il CNR, per citarne alcune. Sul piano esecutivo, il Politecnico di Milano è stato il nostro primo collaboratore, con il quale abbiamo istituito un joint centre, il Centro per le Analisi, Decisioni e Società. Infine, HT vuole essere un hub aperto, nel quale parte delle infrastrutture verrà messa a disposizione di tutti i ricercatori italiani, sulla base del progetto presentato».

In che modo HT selezionerà i ricercatori? Quale sarà a regime il numero di ricercatori?

«La politica di reclutamento sarà molto agile. Gli scienziati che lavoreranno in Human Technopole verranno selezionati attraverso call internazionali, aperte a scienziati di tutto il mondo. Il processo di selezione vedrà il coinvolgimento di esperti interni ed esterni, che valuteranno le candidature puntando a creare un ambiente forte e dinamico in cui fare ricerca. Questo processo porterà all’ingresso di oltre 1200 ricercatori nei prossimi 5 anni».

Lei ha dichiarato che per ogni euro speso in HT ci dovrà essere un ritorno almeno uguale o superiore. Come si può concretizzare questa previsione?

«La nostra sfida è fare in modo che per ogni euro pubblico investito se ne generi almeno un altro, in modo che il bilancio finale di questo centro possa essere almeno il doppio della dotazione iniziale dello Stato. E’ un obiettivo che potrà essere raggiunto partecipando a bandi di ricerca internazionali e coinvolgendo partner privati nel progetto HT. Inoltre, HT sarà il cuore di Mind Milano Innovation district, il distretto dell’innovazione di Milano, dove si riuniranno un ospedale di ricerca, le facoltà scientifiche dell’Università Statale di Milano e aziende high-tech provenienti dai settori farmaceutico, biotech e informatico. Questo progetto va quindi visto come un investimento per tanti punti di vista: per la ricerca, per la nostra economia, per il sistema sanitario nazionale. E anche per far aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione del nostro Paese».

Quali saranno gli eventi più rilevanti per HT nel corso del 2019 e quando è prevista la piena attività del centro di ricerca?

«Nelle prossime settimane annunceremo l’insediamento dei primi manager ammininistrativi, a seguire i primi direttori dei dipartimenti di ricerca. Nell’estate 2019 avremo l’avvio delle attività di nuovi gruppi di ricerca in genomica, neuroscienze, biologia strutturale e computazionale. Per l’estate è anche prevista la completa rifunzionalizzazione di Palazzo Italia e delle prime infrastrutture tecniche a supporto della ricerca, mentre continueranno fino a inizio 2020 i lavori di ristrutturazione di altri due edifici che ospiteranno i laboratori, a cui seguirà la costruzione di un nuovo edificio. Raggiungeremo piena operatività nel 2024, con un organico di circa 1500 persone».

In quali ambiti sarà possibile organizzare attività di collaborazione tra Human Technopole e l’istituto Italiano di Technologia?

«L’Istituto Italiano di Tecnologia ha svolto un ruolo fondamentale per la scrittura e per il lancio del progetto Human Technopole e dunque la collaborazione tra noi è nella natura delle cose. In particolare, IIT rappresenta l’eccellenza in Italia nella ricerca su robotica, smart materials ed healthcare. Le tematiche di collaborazione futura sono ampissime dalla diagnostica, alla medicina personalizzata, alla genomica, alla ricerca sulle malattie neurodegenerative e le cosiddette brain technologies, o sui dispositivi per monitorare parametri della salute, per citarne solo alcune».

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