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Meno finanza più economia sociale: l’uomo al centro delle politiche economiche dopo Covid19

Intervista a Giorgio Mosci, consulente aziendale ed editore de Il Canneto

Voci dalla Città

In un momento di forte apprensione per il nostro futuro siamo certi che, oltre nei centri decisionali centrali, anche in quelli locali si stia lavorando per uscire dal buio nel quale ci ha relegato la pandemia. Vogliamo raccontarvi, attraverso le testimonianze dei nostri concittadini, come stiamo reagendo e come Genova e tutti colori che ci vivono e lavorano vinceranno questa battaglia.


Giorgio Mosci è un’eclettica personalità nel panorama sociale genovese. Per anni Socio della società di revisione Ernst&Young dove oltre alla attività di revisione si occupava anche degli eventi di marketing legati al mondo dell’impresa, ha poi continuato una sua attività professionale sedendo nei Consigli di Amministrazione – ovvero Collegi Sindacali – di importanti gruppi industriali e finanziari del Paese tra cui anche società quotate. Oltre ciò ha fondato con un paio di amici una casa editrice, il Canneto Editore, che propone libri di assoluta qualità scelti con la passione che si concretizza nell’originalità delle proposte. Infine,

Mosci è coinvolto nella Comunità di Sant’Egidio, organizzazione che anche in questo momento sta offrendo un supporto encomiabile alla causa dei più deboli e disagiati.

Giorgio, questi sono i giorni delle organizzazioni dei Consigli di Amministrazione per le approvazioni dei bilanci, come il Coronavirus ha cambiato le tue abitudini professionali?

Il mondo del lavoro legato evidentemente ai servizi e supporto alla attività produttiva possiamo dire che sta affrontando questo periodo senza grandi difficoltà mettendo a regime lo smart-working per il quale aveva tecnologie e procedure già consolidate ma magari non utilizzate pienamente.  Diciamo che soprattutto nel nostro paese, rispetto al mondo anglosassone, sentire dire di lavorare da casa era considerato come qualcosa di sminuente quasi a svalutare l’attività svolta. In tale contesto, se pensiamo alle settimane appena passate, i vari Consigli di Amministrazione e i vari Comitati a supporto nel caso delle Società quotate hanno potuto mettere a punto i sistemi di video conferenza e si stanno approntando, a valle anche delle disposizioni emanate, per poter svolgere addirittura le Assemblee.

Qual è il polso, in questo momento, delle grandi imprese che segui? Come si potrà dal punto di vista finanziario e produttivo evitare danni letali?

Le grandi imprese hanno cercato sin da subito di prendere gli opportuni provvedimenti magari anche prima delle disposizioni di legge. Penso anche alle società facenti parte di gruppi con casa madre in Cina (ed in Italia come in Europa per non parlare dell’Africa sono ormai molte) dove già dalla fine di gennaio ed i primi di febbraio si affrontava il problema. Evidente che certi settori stanno soffrendo e soffriranno nel prossimo futuro a fronte invece di filiere quali il farmaceutico e l’alimentare che hanno conseguito numeri superiori alle loro medie. Nel complesso, ma non sono io a dirlo, l’impatto finanziario immediato e quello economico dopo sarà devastante. Per ora nel nostro Paese, al contrario di quanto in altri paesi anche europei, gli interventi non sono di diretto intervento alle imprese ed ai lavoratori ma solo dilazioni o prestiti che prima o poi, se ci si riuscirà, dovranno essere restituiti e questo avrà i suoi effetti.

Credi che, nonostante i sistemi protettivi messi in atto dal Governo, vi sarà il tentativo da parte di grandi gruppi esteri di appropriarsi dei nostri migliori asset industriali?

Questo è difficile a dirsi oggi anche perché anche i grandi gruppi dovranno leccarsi le loro ferite. Io auspico che questa pandemia (per la quale non dimentichiamo mai purtroppo le numerose vittime) possa riportare la persona umana al centro delle politiche economiche con una globalizzazione che venga rivista più sull’aspetto economico-sociale e meno finanziario. Mi preoccupa però il fatto che l’aver sdoganato lo smart working porterà inevitabilmente a maggior efficienza e riduzione dei posti di lavoro. Mi conforta però che i giovani, di cui giustamente ci preoccupiamo, affrontano da “giovani” la situazione che per loro è più realtà diciamo “reale” rispetto a chi più avanti negli anni che ha avuto più difficoltà ad adeguarsi. Torneremo forse a mercati globali si ma con attenzione al locale così come immagino torneremo a riscoprire anche le nostre campagne e scampagnate fuori porta.

Un settore perennemente in crisi è quello dell’editoria. Nonostante ciò tu, con una passione e con un impegno encomiabile, continui a essere l’editore del Canneto. In questo caso, credo che il manager razionale che valuta con rigore impietoso i bilanci lasci il posto al cuore, è così?

La nostra casa editrice è molto piccola ma dal confronto con i nostri colleghi molto più grandi e noti (e questo grazie alle riunioni on line) ed ai dati del mese di marzo, siamo un po’ tutti sulla stessa barca! Per fortuna che oggi c’è la rete e piattaforme come Amazon e Ibs su cui il pubblico si è rivolto in massa. Questo per noi ha attenuato il colpo anche se sostituire le tante presentazioni che erano state programmate e poi l’importante fiera milanese Book Pride non è stato ovviamente possibile.

La tua Casa Editrice ha un catalogo intrigante, ricco di scelte per lettori dal palato fine. In questi giorni hai fatto una proposta meritoria: solidarietà digitale. Ogni tre giorni un libro digitale in omaggio, che ritorni hai avuto dai lettori?

Diciamo intanto che questo periodo ci ha permesso di lavorare con più attenzione ed anche professionalità sulla rete. E così abbiamo ritenuto di fare anche nel nostro piccolo un regalo ai nostri lettori con questa iniziativa, piccola ma ritengo significativa. E poi stiamo lanciando delle presentazioni di libri su Facebook aprendo anche un canale YouTube.

Infine, la Comunità di S. Egidio. Qual è la situazione delle persone con problemi e come state facendo fronte a questa ulteriore emergenza?

La Comunità non si è mail fermata ed anzi, per affrontare questa emergenza, ha messo in campo tutto il possibile grazie anche ad una grande risposta di tanti volontari. Nel rispetto delle norme da seguire per la salvaguardia del contagio, è proseguita la mensa con distribuzione dei pasti su sacchetti, pasti comunque caldi e corrispondenti a quelli usuali, il giro serale per i senza fissa dimora, la distribuzione domiciliare di pacchi alimentari ed altro ancora. Dove la presenza fisica non è stata possibile è stata messa in atto una azione costante quasi quotidiana con il telefono o video chiamate con gli anziani, con i bambini della Scuola della Pace piuttosto che i nostri studenti della Scuola di Cultura e Lingua Italiana.  La rete poi ha permesso di proseguire con la preghiera quotidiana e le celebrazioni liturgiche ma su questo la Comunità era preparata perché’ già da tempo si erano adottati questi strumenti per poter riunire le tante comunità in giro per il mondo.

Pensi che questa situazione d’emergenza, ancora nella sua fase critica, potrà, quando cesserà, rendere tutti noi più solidali e meno frenetici?

Domanda difficile cui rispondere, diciamo che è quello che tutti speriamo. Come accennato prima auspico una nuova globalizzazione, più legata alla persona umana e meno alla finanza, più senso popolare e meno populismo. In questo “cambiamento d’epoca” evocato da Papa Francesco ci siamo forse fatti trovare non molto preparati ma c’è ancora tempo per virare, per dirla in gergo marinaresco, e tenere la barra dritta!

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