Il ruolo della donna nel sistema sociopolitico del Paese
Intervista alla Senatrice Roberta Pinotti
Senatrice, in tempi tanto complessi e preoccupanti ci accorgiamo che servono anche le emergenze per far tornare l’attenzione sulle donne e sulla loro scarsa rappresentanza sociale. Tutto ciò non le sembra un po’ anacronistico?
Si, è anacronistico ma purtroppo, allo stesso tempo, ancora attuale. Servono regole ordinarie per consentire la piena partecipazione femminile alla vita economica, politica e sociale del Paese. Per questo motivo ho presentato un progetto di legge per introdurre un riequilibrio di genere per tutte le nomine di governo e parlamentari, per le Authority e per ogni altro organismo istituzionale e della Pa. La legge Golfo Mosca ha funzionato per riequilibrare la presenza femminile nei CdA delle aziende, la politica avrebbe dovuto autoregolarsi, allineandosi a questa scelta “spontaneamente”. Così non è stato, quindi dobbiamo normarlo con una legge.
In questi giorni abbiamo assistito ad una sequenza infinita di pareri, approfondimenti, giudizi da parte di uno stuolo di esperti uomini. Forse le donne scienziate non sono state coinvolte ma non pensa che molte abbiano evitato facili esibizioni ed elargizione di fandonie?
Il tema è l’uso che fai del potere, così come della conoscenza. Per noi donne conta più il merito che ricoprire cariche o apparire: ma avere più potere, essere influenti nel dibattito pubblico amplifica il ‘merito’ al quale noi teniamo. Su questo dobbiamo superare timidezze e barriere.
Ho assistito spesso a dibattiti in cui ci sono uomini che prendono la parola anche se non hanno nulla da dire. Per le donne l’esposizione pubblica è più difficile, siamo più esigenti con noi stesse e, forse, anche più preoccupate del giudizio degli altri. Allora dico: parlate solo se avete cose da dire, ma siate anche più coraggiose e non abbiate paura ad esporvi.
Anche la politica è stata per lungo tempo maschilista e nelle sedi istituzionali, che lei ben conosce, le sue colleghe hanno fatto, fino in tempi recenti, una gran fatica a far sentire la loro voce. Ora le cose sembrano cambiate. Si tratta di un atteggiamento “politico” o di autentico superamento di un comportamento logoro?
Gli atteggiamenti di oggi sono migliori e sono certamente figli delle battaglie che hanno via via allargato lo spazio. Ma la presenza femminile in politica e nei ruoli apicali deve diventare normale e ancora oggi così non è: quante donne sono direttori di giornali o segretarie di partito? I concorsi per entrare in Magistratura sono vinti in percentuale maggiore da donne, ma nei ruoli apicali ci sono quasi esclusivamente uomini. Non è ancora il momento di abbassare la guardia: le quote di genere, che in prospettiva vanno superate, oggi hanno ancora un senso.
Nella ricerca, come ha evidenziato anche dall’appello inviato da lei e da quindici sue colleghe senatrici, la presenza delle donne è importante e diffusa ma si fa una gran fatica a riconoscerlo e a coinvolgerle nelle rappresentanze decisive per la vita del Paese. Crede che questa emergenza che stiamo vivendo possa essere il grimaldello per forzare uno stereotipo e far in modo che chi vale possa essere citato, coinvolto indipendentemente dal proprio sesso.
Spero di sì, anche se la partenza non è stata delle migliori: in molte task force di esperti nominate dal Governo le donne erano sottorappresentate o del tutto assenti. Poi si è posto rimedio, ma solo poi. E forse non è un caso che tra le cose meno curate sulla ripartenza ci siano stati proprio i bambini e le loro esigenze. Sarebbe un grave errore se l’Italia ripartisse da questa emergenza con schemi vecchi e senza aver compreso che il lavoro delle donne è ricchezza, crescita, innovazione e futuro per questo Paese.
Si scrive diffusamente in questi giorni dell’apporto che la ricerca e dell’innovazione può offrire per individuare nuovi farmaci per la cura del Covid e per la fase 2. Pensa che finalmente si riconoscerà a ricerca e innovazione il ruolo determinante che le compete?
Lo sviluppo di progetti di ricerca, innovazione e formazione in questa fase di emergenza è tornato ad assumere centralità. Ma ricerca e innovazione devono essere supportate sempre, in quanto determinanti per il rilancio del Paese. Penso anche all’importanza della digitalizzazione 4.0, fondamentale affinché le piccole e medie imprese italiane diventino più competitive e sappiano affrontare al meglio i mercati internazionali.