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MultiAbility Game a 4W4I, abbattiamo le barriere con il gioco multisensoriale

Intervista a Monica Gori: un intervento concreto per aiutare gli altri e le altre

Si terrà l’11 novembre alle ore 17.30, l’evento online organizzato da IIT in lingua inglese, italiana e LIS, che pone l’attenzione sulla multisensorialità come strumento di inclusione.

L’area Diversity, Inclusion & Social Impact in IIT è stata istituita a giugno 2021. L’adesione alla manifestazione 4weeks4inclusion rappresenta un modo per stimolare l’interesse e la sensibilità del personale IIT riguardo questi temi ed in contemporanea arricchire la nostra conoscenza grazie al variegato palinsesto offerto da tutte le organizzazioni partecipanti. Prendere parte all’iniziativa mostrando risultati concreti della ricerca che IIT porta avanti nell’ambito delle disabilità ci consente di far conoscere i progressi che la comunità scientifica sta raggiungendo e auspicare un futuro all’insegna dell’inclusione” Lina Donnarumma, Diversity and Inclusion Manager.

Il team di ricerca U-Vip – Unit for Visually Impaired People di IIT, coordinato da Monica Gori, premiata dallo European Research Council per il progetto MYSpace, da oltre 10 anni studia come le diverse modalità sensoriali interagiscono e si integrano nei bambini e nelle bambine con e senza disabilità con lo scopo finale di sviluppare innovativi sistemi inclusivi e riabilitativi. Quando ci relazioniamo con l’ambiente infatti, informazioni visive, uditive e tattili collaborano per migliorare la nostra percezione e azione.


Monica Gori, cosa sarà possibile fare durante l’evento?

Nella prima fase dell’evento mi rivolgerò ad un pubblico di appassionati e appassionate di tecnologia, genitori, curiosi e curiose e presenterò l’attività di ricerca che viene svolta dal mio team per conoscere meglio la sensorialità, la multisensorialità e come lo studio di questi aspetti si possa applicare a tre contesti: l’educazione, la riabilitazione e il gioco. Nella seconda fase invece, ci rivolgeremo ai più giovani e alle più giovani, tra i 5 e 15 anni, con e senza disabilità visiva e uditiva, proponendo due giochi multisensoriali in cui visione e udito sono parimente importanti per completare l’attività. Questo ci servirà per mostrare nella pratica come la multisensorialità permetta di abbattere le barriere e far giocare contemporaneamente e insieme bambine e bambini non vedenti e vedenti, non udenti e udenti.

Essere inclusivi divertendo e insegnando nuove nozioni si può!

Esattamente, i giochi sviluppati per questa occasione dai ricercatori Nicola Domenici e Walter Setti, dimostrano proprio questo. La prima attività ludica è ambientata in una giungla e lo scopo sarà riconoscere se determinati animali sono presenti o meno, la seconda presenterà una selezione di oggetti correlati tra loro e verrà richiesto ai bambini e alle bambine di individuare quale oggetto non appartiene alla categoria.

Quando ha cominciato a dedicarsi a questa attività di ricerca incrociata fra studio del comportamento umano, psicologia e tecnologia spinta? Si considera un’apripista?

Ho iniziato ad interessarmi nel 2002 e l’ho fatto approcciandomi come il mio background suggeriva. Sono laureata in psicologia e ho un dottorato in ingegneria, quindi la spinta che mi ha guidato è stata interdisciplinare. Da subito mi sono resa conto che volevo occupparmi di queste tematiche più da vicino, con un intervento concreto per aiutare gli altri e le altre e ho raggiunto questo obiettivo attraverso lo sviluppo di nuovi dispositivi tecnologici che io riconosco come tecnologia responsabile perché basata su risultati scientifici e perché produce risultati misurabili, consentendo dunque di quantificare il beneficio che porta. Alla luce di questo, mi riconosco come apripista perché di fatto con il mio team stiamo lavorando ai primi dispositivi al Mondo per bambini e bambine con disabilità visiva. Nel Progetto ERC MySpace cerchiamo di farlo per i primi mesi di vita e questo è un progetto di frontiera.

Siete attivi e attive anche su altri fronti oltre alla riabilitazione di bambini e bambine con disabilità visiva?

Data la flessibilità della tecnologia che sviluppiamo abbiamo potuto estendere il nostro approccio alle fasi di apprendimento, gioco e anche ad altre disabilità come quella uditiva, motoria, alla dislessia e da poco alla schizofrenia.

Attraverso il vostro ultimo studio pubblicato su Current Biology, avete dimostrato che i bambini e le bambine con disabilità visiva preferiscono il senso del tatto a quello dell’udito per conoscere il mondo intorno a loro nei primi mesi di vita. La ricerca portata avanti dal suo team in collaborazione con l’Università di Birmingham, il Centro di Neuro-oftalmologia infantile della Fondazione IRCCS Mondino di Pavia e l’Asilo Nido “Elfi del Boschetto” di Genova per quali attività concrete getta le basi?

Questo specifico progetto è mirato allo studio della multisensorialità nei primi mesi di vita del bambino vedente e non vedente. Lo scopo applicativo è quello di poter sviluppare sistemi adatti all’intervento precoce, agendo con nuovi strumenti riabilitativi già dai 3 ai 35 mesi di vita, un periodo molto delicato per lo sviluppo di bambine e bambini. In particolare nello studio abbiamo misurato il comportamento di infanti con e senza disabilità visiva di quella fascia di età, confrontando la differente risposta a stimoli uditivi, tattili e multisensoriali. In base ai risultati ottenuti vogliamo sviluppare un dispositivo che vada a potenziare l’udito e lo metta in comunicazione con la dominanza tattile trovata nello studio come senso preferito per l’esplorazione del mondo esterno. Questo dispositivo sarà il primo mai realizzato per utenti così giovani!

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