Intervista a Raffaella Tonini, coordinatrice della linea di ricerca “Neuromodulation of Cortical and Subcortical Circuits” di IIT
Nome: Raffaella
Cognome: Tonini
Luogo di nascita: Milano, Italia
Ruolo: PI, Neuromodulation of Cortical and Subcortical Circuits
Di cosa si occupa il tuo team di ricerca? Noi studiamo i meccanismi neuronali alla base della capacità di adattarsi all’ambiente circostante e ai mutamenti che lo perturbano. In particolare, ci focalizziamo sul ruolo dei circuiti neuronali che producono i neuromodulatori come dopamina, serotonina e noradrenalina coinvolti nella regolazione della flessibilità comportamentale.
Pensavi di fare questo mestiere da piccolo? Da piccola sognavo di fare la fisica nucleare. Al liceo invece, sentivo molto il trasporto delle materie umanistiche e della filosofia nello specifico. Mi piaceva l’aspetto logico del principio filosofico.
Quella volta in cui avresti voluto mollare tutto e fare altro: Mollare no. Ogni tanto però sento l’esigenza di affacciarmi ad altre discipline, dove la neuromodulazione e la flessibilità comportamentale che io studio dal punto di vista meccanicistico sono fondamentali ma affrontate da un punto di vista diverso da quello a cui sono abituata io, per esempio l’ambito della neuroeconomia.
“Publish or perish”. Quanto influenza le tue giornate e le tue scelte lavorative la pressione della pubblicazione? Credo dipenda molto dalle fasi della vita e della carriera in cui ti trovi. Da PI rispondo in un modo che non è lo stesso di quando ero una post doc. La pubblicazione ha molteplici letture. Da una parte rappresenta il riconoscimento massimo del tuo lavoro di scienziato sia della parte creativa che ha generato l’idea, che di quella di coordinamento delle persone che hanno contribuito allo studio. Inoltre, pubblicare garantisce visibilità all’interno di un sistema di pari in cui è necessario farsi conoscere. Infine, in un sistema meritocratico com’è IIT, pubblicare è importante nell’ottica di raggiungere la tenure track.
Quando hai capito che stavi andando nel verso giusto? Non credo che ci sia stato un momento vero e proprio, quanto alcuni passaggi cruciali che hanno rappresentato anche svolte per la mia vita in generale. La prima volta quando ho ottenuto fondi dall’EMBO – European Molecular Biology Organization e la Human Frontier per andare a lavorare a Londra, perché ha rappresentato il primo riconoscimento al mio lavoro a cui è seguito un trasferimento fuori dal Paese. Più recentemente invece quando sono rientrata in Italia come leader di un gruppo di ricerca IIT e sono entrata in tenure track.
Qual è il tuo prossimo obiettivo? Sto lavorando per portare a termine diversi progetti di ricerca, che io vedo come tasselli di un puzzle estendibile all’infinito, che una volta riuniti permetteranno di rispondere al mio quesito scientifico. Mi piacerebbe poter allargare questo tipo di approccio alla ricerca in generale consentendomi di interagire con discipline diverse dalla mia per poter dare una risposta più integrata possibile in modo che le ricadute del mio lavoro possano essere applicabili in diversi ambiti.
Qual è l’aspetto più difficile del tuo mestiere? L’aspetto più sfidante e allo stesso tempo più gratificante è riuscire a mantenere motivate e “sul pezzo” tutte le persone che lavorano insieme a me. Fare ricerca prevede un percorso lungo e tortuoso. Da quando si inizia a definire un’idea da cui partire al momento della pubblicazione ci vogliono tanti sforzi e sacrifici. È mio, in qualità di PI, il compito di trainare il gruppo e allo stesso tempo frenare i falsi entusiasmi, mantenere rigore scientifico, verificare i dati.
Il ricercatore senior si deve curare anche di molti aspetti burocratici come condizione necessaria. Apparentemente è un aspetto che difficilmente si concilia con l’attività di ricerca. Come la vivi? Penso che sia una componente come altre da tenere in considerazione per poter beneficiare di infrastrutture essenziali per raggiungere i nostri obiettivi. Certo, le lungaggini che ne derivano appesantiscono tutto il processo.
Chi dovrebbe investire di più nella ricerca rispetto a quanto fa oggi? È fondamentale investire nella ricerca perché la scienza dice cose esatte. Se la ricerca viene finanziata e quindi lo scienziato riesce ad operare in maniera rigorosa, c’è un avanzamento delle conoscenze e del livello culturale di tutto il Paese, dunque credo che per primo il Governo dovrebbe investire nella ricerca di base.
Si parla abbastanza di scienza al di fuori dei laboratori e del mondo accademico? Secondo me non se ne parla tanto e chi lo fa spesso non è abbastanza competente per farlo. È importante che le persone siano a conoscenza di quello che viene fatto all’interno dei centri di ricerca, non occorre andare nei dettagli tecnici, ma occorre invece parlarne con termini esatti e con attenzione.
Da chi hai ricevuto l’insegnamento più importante durante il tuo cammino? Devo dire che nel mio percorso ho avuto la fortuna di incontrare più persone che io considero miei mentori, che mi hanno trasmesso sia la passione per la ricerca che lo spirito di dedizione e rigore.
Cosa diresti oggi al giovane te che termina il suo dottorato: Mi consiglierei di definire in maniera estremamente chiara quali sono i miei obiettivi di carriera a lungo termine e fare quindi scelte lavorative e personali mirate che mi garantiscano la libertà di cogliere sempre l’opzione migliore per il percorso di ricerca accademica che mi ero prefissata.
Lavorare in diversi Paesi è fondamentale per un ricercatore? Assolutamente sì perché consente di conoscere metodi e procedure di ricerca diversi da quello italiano. Inoltre è funzionale alla formazione di una rete ampia di contatti che ha un notevole valore nell’ottica della ricerca integrata e multidisciplinare di cui parlavamo prima.
Puoi migliorare un aspetto della ricerca in generale. Quale scegli? Per quanto riguarda il settore delle neuroscienze e della neurobiologia più in generale, mi piacerebbe che venisse promossa una formazione universitaria che valorizzi l’approccio integrato tra varie discipline puntando sull’aspetto quantitativo e della logica.