Intervista ad Alessia Tricomi, responsabile nazionale e Presidente di Pint Of Science Italia
C’è chi va al pub per bere una birra o scambiare due chiacchiere con gli amici, chi per scoprire qualcosa in più sulle specie aliene invasive o sulla materia oscura. È quello che può capitare da oggi al 22 maggio a coloro che si fermeranno in uno dei 74 pub di tutta Italia che partecipano a Pint of Science, il festival di divulgazione scientifica organizzato dall’Associazione “Pint of Science Italia” giunto quest’anno alla sua quinta edizione italiana.
Da un lato ricercatori e ricercatrici di fama internazionale, dall’altro curiosi e appassionati che ascoltano, intervengono e fanno domande su tematiche scientifiche di vario genere, magari bevendo una pinta di birra.
In Italia oltre 300 ricercatori in 23 città italiane da Trento a Catania parteciperanno a quest’evento di divulgazione scientifica internazionale, che si svolgerà contemporaneamente anche in 24 paesi al mondo.
Anche IIT prende parte alla manifestazione con quattro ricercatori: Alessandro Gozzi, ERC winner, a capo del laboratorio di Neuroimaging Funzionale presso il centro IIT di Rovereto, questa sera terrà un talk al Circolo Operaio Santa Maria di Rovereto (TN) dal titolo (Dis)connessioni in Autismo. Gabriella Panuccio, coordinatrice del progetto HERMES – Enhanced Regenerative Medicine Lab insieme a Gemma Palazzolo, ricercatrice IIT oggi alla Birreria HB di Genova terranno l’approfondimento dal titolo È possibile riparare il cervello? Infine, Monica Gori, a capo del laboratorio U-vip – Unit for visually impaired people e coordinatrice del progetto europeo weDraw domani a Genova alla Birreria HB terrà il talk Costruire le immagini: creare apparati che consentano di vedere a chi non può.
I talk di Pint of Science si articolano su sei differenti aree tematiche: Beautiful Mind (neuroscienze, psicologia e psichiatria), Atoms to Galaxies (chimica, fisica e astronomia), Our Body (biologia umana), Planet Earth (scienze della terra, evoluzione e zoologia), Tech Me Out (tecnologia) e Social Sciences (legge, storia e scienze politiche).
OpenTalk ha raggiunto telefonicamente la responsabile nazionale e Presidente di Pint Of Science Italia, Alessia Tricomi, impegnata nelle ultime fasi organizzative dell’edizione 2019.
Alessia Tricomi perché è importante fare divulgazione?
C’è molta disinformazione che gira oggi, complice paradossalmente internet e i social attraverso cui vengono diffuse informazioni errate anche su argomenti importanti e spesso delicati, come quelli scientifici. E questo è un male soprattutto per chi non ha gli strumenti giusti per distinguere il vero dal falso. Per questo ritengo sia davvero importante fare divulgazione in modo informale, al di fuori delle università e dei centri di ricerca, scegliendo i luoghi di intrattenimento in modo strategico per raggiungere quella fetta di popolazione marginalmente interessata e sensibilizzarla sul mondo della ricerca e su cosa sta dietro ad una scoperta scientifica.
L’Italia a che punto è rispetto all’estero?
In Italia la maggior parte della divulgazione è affidata agli enti che si occupano di ricerca perché per molte di queste fa parte della propria missione istituzionale. Per il resto gli eventi di divulgazione restano su base volontaria, affidati a chi investe molto del proprio tempo libero per organizzarli e seguirli e questo senz’altro è indice di quanto siano tenuti in considerazione. All’estero c’è un’attenzione maggiore verso queste attività, basti pensare allo stesso Pint of Science US in cui tutte le persone dell’organizzazione e i relatori vengono pagati, mentre da noi per adesso è impensabile.
Per gli spettatori invece, i talk sono gratuiti dappertutto?
Certo, per me la possibilità di accedere alla Cultura gratuitamente è fondamentale, e proprio per garantire che questo avvenga anche nelle edizioni future, sarebbe importante trovare qualcuno che si occupi di coprire le spese vive che un evento come il nostro, e come tutti gli eventi di divulgazione su ampia scala, devono sostenere. La cultura non è appannaggio esclusivo di chi se lo può permettere, ma una risorsa per tutti. Pint of Science Italia esiste grazie al contributo degli sponsor principali: INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), SIERR (Società Italiana Embriologia Riproduzione e Ricerca).
Chi è il pubblico tipico degli appuntamenti di Pint of Science?
Si tratta di un pubblico variegato che pesca tra i giovani che abitualmente frequentano i pub, ma la mia esperienza mi dice che si apre anche alle famiglie, e quindi a diverse fasce di età, che colgono l’occasione di queste serate per uscire con i figli al seguito.
I dati vi dicono che il format sta prendendo piede anche in Italia?
Sì, siamo molto contenti perché dalla prima edizione italiana del 2015 è stato registrato un trand di crescita enorme. Ora abbiamo raggiunto ben 23 città in tutta Italia e più di 70 pub. Le città coinvolte sono: Avellino, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Ferrara, Genova, L’Aquila, Lucca, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Pisa, Reggio Calabria, Roma, Rovereto, Sarno, Siena, Torino, Trento, Trieste.
Quale ruolo attribuisce alla divulgazione scientifica?
Per me fare divulgazione significa trasmettere informazioni su argomenti poco conosciuti a curiosi e addetti ai lavori, ma anche fare Cultura. È fondamentale che il cittadino medio, e non solo il ricercatore, abbia una cultura di base scientifica e non solo umanistica. Non è un case se in Italia è tornato in auge il movimento dei terrapiattisti!