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Possiamo saldare il debito con il futuro?

L’intervento di Giorgio Metta alla manifestazione organizzata dalla Fondazione Corriere della Sera

Cosa possiamo fare per fronteggiare il cambiamento climatico? Quali sono le battaglie da combattere per i prossimi decenni? Siamo ancora in tempo? Questi gli interrogativi che sono stati affrontati da Giorgio Metta, Direttore Scientifico IIT, davanti ad un pubblico di centinaia di ragazzi a Firenze presso il Teatro Odeon, durante la manifestazione “Il Cambiamento Climatico e le grandi battaglie per il futuro” organizzato da Fondazione Corriere della Sera e curato da Stefano Agnoli, giornalista della redazione economica del quotidiano.

Uno dei problemi alla base delle battaglie future è la nostra incapacità di essere lungimiranti”, racconta Giorgio Metta Direttore Scientifico IIT, “il nostro cervello con difficoltà riesce ad elaborare soluzioni che porteranno beneficio su scale temporali di decine o centinaia di anni”.

Adesso ci troviamo in un mondo in cui ci sono tante, troppe, curve esponenziali che caratterizzano l’andamento di parametri planetari di fondamentale importanza: la crescita demografica, l’aumento della produzione interna lorda globale, l’aumento della concentrazione dell’anidride carbonica in atmosfera. Per gli andamenti esponenziali esistono dei limiti, in questo caso il “limite” è il nostro pianeta e le sue risorse. Attualmente, considerando la popolazione mondiale, possiamo dire che ciascuno di noi utilizza in media in un anno 2,8 ettari di pianeta quando solo l’uso di 1,7 ettari a persona può essere considerato “sostenibile” per il sistema. Stiamo già chiedendo in prestito risorse al nostro futuro.

Siamo ancora in tempo a tornare indietro? Forse si, secondo Metta, ma dovremo cambiare il nostro modello di vita. Le tecnologie ci possono aiutare e rappresentano una delle chiavi per affrontare il problema. Alle curve esponenziali citate si contrappongono altre curve discendenti, che aprono qualche speranza come la graduale diminuzione di nascite a livello globale, la diminuzione dei costi della capacità di calcolo e la diminuzione dei costi delle tecniche di sequenziamento del genoma.

Questi aspetti, apparentemente scollegati tra loro, potrebbero aiutare la nostra specie a cambiare passo nel prossimo futuro. Un numero non più in crescita esponenziale di persone potrebbe rallentare l’esaurimento delle risorse e il loro sfruttamento, l’aumento della performance della capacità di calcolo ci potrà aiutare ad ottimizzare processi ed infrastrutture in modo più efficace e sostenibile rispetto a come farebbe la mente umana senza il supporto di sistemi di IA appositamente concepiti e l’accessibilità maggiore alla genetica ci permetterebbe di vivere più a lungo, con una qualità della vita maggiore e gravando meno sulla società.

Giorgio Metta ha concluso  l’intervento lasciando al pubblico tre indicazioni per il futuro: c’è ancora una grande necessità di ricerca in campo scientifico e tecnologico, la ricerca è una delle poche strade che possiamo percorrere per invertire la rotta; bisogna investire sul capitale umano, le persone e la loro idea di futuro, sono alla base del cambiamento; è necessario osare ed essere coraggiosi, senza correre dei rischi e pensare ad un beneficio a lungo termine che probabilmente non toccherà le generazioni di oggi ma potrebbe restituire a quelle di domani parte del futuro che gli abbiamo sottratto.

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