Fabio Benfenati tra i vincitori del “Nobel italiano”
Antonio Feltrinelli fu una figura di grande rilievo per l’economia e la finanza degli anni trenta del secolo scorso. La società di famiglia che egli diresse operò in diversi settori industriali, passando dal commercio di legnami alla creazione di una banca che sostenne grandi operazioni immobiliari nell’hinterland milanese. Oggi il nome della famiglia è legato al marchio della casa editrice fondata nel 1954 da Giangiacomo Feltrinelli.
Antonio Feltrinelli decise di destinare il suo ingente patrimonio ad una grande istituzione italiana “sul tipo della Fondazione Nobel” che, attraverso un fondo perpetuo e inalienabile, doveva premiare “il lavoro, lo studio, l’intelligenza di quegli uomini che maggiormente si distinguono in alte opere, nelle arti nelle scienze, poiché essi sono i veri benefattori del proprio paese e dell’umanità”. Il fondo Antonio Feltrinelli è gestito dall’Accademia dei Lincei.
Questa premessa è necessaria al fine di sottolineare il valore del premio che, alla presenza del Presidente della Repubblica, è stato conferito, per la sezione fisiologia, biochimica, farmacologia, neuroscienze, al Principal Investigator di IIT Fabio Benfenati con questa motivazione: “i suoi principali argomenti di indagine sono stati i meccanismi molecolari del trasferimento di informazioni tra neuroni e l’applicazione di nuove tecnologie per modulare l’attività neurale in condizione di salute e malattia. Ha studiato meccanismi molecolari e cellulari della comunicazione neurale e sinaptica utilizzando una varietà di modelli sperimentali di malattie umane utilizzando una combinazione di tecniche sperimentali che spaziano dalla biologia cellulare, alla biochimica, alla biofisica, all’imaging dal vivo, all’elettrofisiologia e alla biologia molecolare. Negli ultimi anni è stato uno scienziato leader nella promozione delle neuroscienze di base in Italia con l’obiettivo di rilanciare l’applicazione delle nuove tecnologie alle malattie del sistema nervoso centrale. Negli ultimi 10 anni ha sfruttato materiali fotovoltaici e fotocromatici intelligenti per la fotostimolazione neuronale”.
Fabio, complimenti. Quali sono le tue considerazioni dopo aver ottenuto questo importante riconoscimento?
Non ti nascondo che fa un certo effetto sapere che tra i premiati ci sono stati, nel tempo, Thomas Mann, Igor Strawinsky, Luchino Visconti ma anche dei Nobel come Rita Levi Montalcini o Arvid Carlsson. È stata una sorpresa molto positiva che si è concretizzata con l’evento organizzato dall’Accademia dei Lincei nella splendida cornice dell’aula delle scienze di Palazzo Corsini a Roma. Qui il Nobel Giorgio Parisi ha consegnato i premi per la sezione scientifica a me e al professor Stefano Gianni.
In ambito scientifico vi sono stati altri premiati?
Si, lo scopritore dell’emoglobina glicata Award Bunn e Paola Arlotta capo dipartimento cellule staminali e biologia ad Harward. Sono stati poi premiate delle giovani promesse in ambito scientifico.
Se non ricordo male la tua vicenda professionale incontra in un momento particolare l’Accademia dei Lincei?
È proprio così. Ho iniziato a fare ricerca lasciando la clinica proprio per un premio che mi venne assegnato dall’Accademia dei Lincei nel 1980. Era il premio Giuseppe Levi per la neurobiologia. Questo riconoscimento prevedeva che il vincitore si dedicasse alla ricerca come mi disse la Professoressa Montalcini, non ancora Nobel, quando mi telefonò per comunicarmi l’esito positivo della mia partecipazione. È iniziato così il mio percorso professionale nella ricerca e in questi giorni, dopo anni di lavoro e soddisfazioni professionali raggiunte, grazie anche alle opportunità che mi ha offerto IIT, sono ritornato all’Accademia dei Lincei per ricevere quest’altro premio. Una bella coincidenza.