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Quali conseguenze per le prossime generazioni?

Intervista a Valter Tucci, coordinatore del Genetics and Epigenetics of Behavior Lab di IIT

Come si sta vivendo l’emergenza in UK e quali potranno essere le implicazioni sulla nostra salute? Valter Tucci, è il senior group leader del laboratorio di Genetica ed epigenetica comportamentale dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Genova. Ha lavorato per alcuni dei maggiori istituti di ricerca, fra cui il Boston University, MIT e Oxford ed è attivo nel campo della divulgazione scientifica. Le sue ricerche si concentrano sullo studio dell’epigenetica in relazione al comportamento e sui disturbi del sonno, indagando gli effetti dei geni materni e paterni sulle funzioni cerebrali. Da qualche anno risiede in Inghilterra e lo abbiamo raggiunto in questo periodo di lockdown per chiedergli come si sta vivendo l’emergenza al di fuori dei confini italiani e quali potranno essere le conseguenze delle misure per la limitazione del contagio sulla nostra salute e su quella delle prossime generazioni.

 

Ciao Valter, tu avendo la famiglia in Inghilterra sei rimasto in questo periodo lontano dall’Italia. Secondo te come è stata gestita fino ad oggi la situazione in UK?

All’inizio è stata presa un po’ alla leggera, le istituzioni hanno sottostimato l’impatto di questo virus, ma poco dopo si è discusso sulle strategie più adatte. Forse si è perso un po’ di tempo e si è ritardato un vero intervento di circa una decina di giorni. Uno dei problemi che si sono affrontati da subito qui in Inghilterra è stato quello della gestione familiare con le scuole chiuse. Innanzitutto per i figli di chi ricopre ruoli chiave nel contesto dell’emergenza, come medici, infermieri e operatori del settore alimentare, è stato assicurato un servizio educativo di presenza, mentre per il resto degli studenti, come in Italia, sono state avviate le lezioni per via telematica. Inoltre qui in Inghilterra le numerose famiglie che vivono sotto la soglia di povertà dipendono, per il loro sostentamento, dai pasti forniti dalle istituzioni scolastiche. Con il lockdown questo supporto è venuto meno per oltre un milione di bambini e ragazzi e il governo, di concerto con le organizzazioni di volontariato, sta provvedendo a distribuire i pasti a domicilio. Le “charities” in Regno Unito sono molto attive in questi frangenti.

 

Cosa ne pensi delle misure prese per fronteggiare l’emergenza Covid-19? Quali effetti potranno avere sulla nostra salute?

In questo periodo si parla molto di social distancing, il distanziamento sociale necessario per limitare il diffondersi del virus. Recentemente il direttore della Welcome Trust, una delle maggiori agenzie di finanziamento per la ricerca qui in Inghilterra, ha fatto notare come in realtà questa espressione sia abbastanza infelice, perché proprio in questo momento dovremmo diminuire le distanze sociali, unirci e aumentare le nostre interazioni mentre dovremmo mantenere la physical distance, la distanza fisica tra le persone. In questo contesto bisogna riflettere sull’impatto che sta avendo oggi l’emergenza Coronavirus sulle nostre vite e sull’impatto che potrà avere domani. Si parla molto di stress e molte riviste autorevoli stanno pubblicando articoli in previsione di quelli che saranno i disturbi del futuro causati dalle sindromi da stress post traumatico. In Cina, ad esempio, in seguito all’epidemia sono già aumentati questo tipo di studi e quelli relativi ai disturbi del sonno che ne conseguono. Qui in Inghilterra si sta parlando molto anche di un altro aspetto causato dall’isolamento, l’aumento degli abusi casalinghi, anche su minori, per il quale si stanno valutando possibili interventi ed effetti a lungo termine. Un altro aspetto fondamentale da considerare legato a questo momento è l’impatto sui bambini di oggi, che stanno vivendo una situazione del tutto nuova ed incomprensibile, e su quelli domani. Sappiamo infatti che lo stress è tra i fattori ambientali che possono influire sullo sviluppo del feto e del bambino, e potrebbe avere conseguenze sulla salute fisica e mentale dei futuri nati. Come già capitato in passato durante periodi di stress intenso (come la fame in Olanda durante la seconda guerra mondiale) le nuove generazioni possono presentare disturbi del sistema immunitario, disturbi mentali come depressione e bipolarismo, e può aumentare l’incidenza di malattie legate al sistema nervoso come la schizofrenia e altro.

 

Tu sei anche attivo nel campo della divulgazione scientifica. Quali differenze vedi tra l’Italia e l’Inghilterra e come viene gestito questo aspetto nel contesto dell’attuale emergenza?

In questo momento in Italia, secondo me, si è fatta della buona divulgazione ma non tutti sono stati adeguati. In Inghilterra, in situazioni di normalità, c’è una maggiore attenzione al tema della divulgazione della scienza, fa parte del curriculum di uno scienziato ed è vista come uno strumento di restituzione dell’investimento pubblico in ricerca da parte dei non addetti ai lavori. In questa particolare circostanza, mentre in Italia l’attività di divulgazione è aumentata con opinioni diverse e speculazioni di vario tipo, in Inghilterra si è assistito ad una interruzione che ha lasciato spazio alle autorità che si avvalgono di alcuni scienziati che lavorano a stretto contatto con il governo e forniscono le informazioni necessarie. Credo che per migliorare la situazione nel nostro Paese sarebbe importante distinguere tra la divulgazione che tratta aspetti correlati al Coronavirus e quella che parla del virus della condizione associata. In quest’ultimo caso deve essere lasciata a chi ha le capacità e l’autorevolezza per parlarne.

 

Come stai svolgendo la tua attività di ricerca in questi giorni?

In questo momento sto dedicando molto tempo a scrivere lavori arretrati che avevo lasciato in sospeso nel cassetto, sto scrivendo anche nuovi progetti e studiando la letteratura scientifica. Come ricercatori abbiamo comunque molto da fare e, paradossalmente, questi momenti potrebbero essere anche un’occasione per rimettere in sesto alcune idee. Il problema grosso è per gli studenti di dottorato e per i Post-doc che sono delle figure per le quali è importante raccogliere dati e fare esperimenti, anche perché molti di loro hanno contratti a breve termine di 2-3 anni. Spero che la situazione si risolva nel giro di un paio di mesi perché altrimenti le conseguenze sul loro lavoro potrebbero essere importanti.

 

Vuoi aggiunge qualcosa?

Questa pandemia, credo, porterà un cambiamento radicale nella nostra società anche se ci auspichiamo che la cosa si risolva nel giro di un anno e che poi ci potremo dimenticare di questo bruttissimo periodo. In ogni modo, secondo me, si aprono opportunità nuove per una ricostruzione della società nella quale si potrà intervenire in modo positivo su alcuni settori che avevamo trascurato in precedenza.


Intervista completa su Spreaker https://www.spreaker.com/episode/26435709

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