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Ritratti di donne – Scienza

Mazzolai e Traviglia scelte per rappresentare il volto innovativo dell’Italia.

Oggi, in occasione della Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale pubblica online le prime cinque puntate di Ritratti di donne 2 – Scienza, progetto ideato dalla Farnesina e realizzato da Annamaria Granatello, Presidente e Direttrice del Premio Solinas. Un’occasione per conoscere gli ultimi traguardi della scienza attraverso le voci e le storie delle protagoniste della ricerca, dell’innovazione e della tecnologia in Italia.

Questo progetto nasce con l’intento di consegnare al pubblico veri e propri ritratti delle protagoniste del mondo della Ricerca e della Scienza, con un taglio volutamente personale nel racconto del lavoro che svolgono tutti i giorni e della passione che ne sta alla base. Ogni intervista dura 3 minuti, molto poco per raccontare davvero una persona e una professione, ma crediamo che sia una lunghezza ideale per favorirne la fruizione da parte delle giovani e giovanissime – racconta Annamaria Granatello, Presidente e Direttrice del Premio Solinas. – Questo format ricalca quello dell’anno scorso fatto però nell’ambito dell’arte contemporane. Per formazione io mi occupo di cinema e pensavo di non trovare una connessione con queste nuove storie e invece non è stato così. Ho trovato molti parallelismi e lavorare al progetto è stato un viaggio forte ed emozionante che mi ha fatto sentire a casa. Dalle testimonianze delle ricercatrici, così come da quelle dell’edizione passata, emerge che le donne hanno un potere: riescono a fare imprese straordinarie con una semplicità estrema. Poco prima del finale del film “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, Antonio Capuano pronuncia l’ormai proverbiale frase “Non ti disunire!”, ecco io credo che questo sia senz’altro un problema che le donne non hanno, anzi! Le 5 professioniste che ho intervistato hanno tutte parlato di passione, anima, impegno, intelligenza e dedizione per il proprio lavoro. Si tratta di donne in posizioni apicali che hanno dovuto sfondare dei muri, passo dopo passo, per raggiungere i propri obiettivi perché avevano deciso che nient’altro era più importante di quello, perché erano desiderose di fare qualcosa di utile, di importante e l’hanno fatto con piacere, divertimento, motivazione e soddisfazione. Vorrei ringraziare chi è stato accanto a me in questo viaggio: Marta Tagliavia per la sua sensibilità registica di lavorare sui dettagli, la produttrice Giulia Achilli che ha accolto e sostenuto da subito l’idea e Laura Pugno, Dirigente dell’Area Promozione Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Abbiamo lavorato insieme per valorizzare la Cultura Scientifica in Italia, con l’idea di mostrarne la bellezza, non quella estetica ma quella di sostanza”.

All’interno della prima selezione di ritratti che la Farnesina ha deciso di mostrare al pubblico su italiana (italiana.esteri.it), il portale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dedicato alla promozione della cultura, della creatività e della lingua italiana, sono presenti anche le due ricercatrici dell’Istituto Italiano di Tecnologia: Barbara Mazzolai, Associate Director per la Robotica, responsabile del laboratorio Bioinspired Soft Robotics e Arianna Traviglia, Direttrice del centro IIT di Venezia, il Centre for Cultural Heritage Technology – CCHT.

Barbara Mazzolai, tu sei ormai veterana della divulgazione scientifica e delle occasioni di comunicazione al di fuori dei laboratori. Cosa ti spinge a prendere parte a nuovi progetti di questo tipo? Perché è importante far conoscere a tutti e tutte cos’è la ricerca e chi se ne occupa quotidianamente?

Credo che la divulgazione scientifica abbia un ruolo fondamentale per chi fa ricerca. Serve a condividere quello che facciamo all’interno dei laboratori, la nostra visione del futuro e quello a cui stiamo lavorando per migliorare la vita di tutti e tutte con un pubblico cosiddeto generalista, quindi persone non per forza esperte del mio ambito di ricerca, ma che hanno diritto di sapere e conoscere a cosa stiamo lavorando. Inoltre, credo che aprire metaforicamente le porte dei nostril laboratori, serva a ridurre la distanza che spesso c’è tra le nuove generazioni e questo tipo di mestiere che non è sicuramente tra i più comuni, ma non è inacessibile. Personalmente, penso che mostrare anche la dedizione e la passione che sta dietro ad una importante scoperta scientifica, possa motivare chi vorrebbero approcciarsi a questo mestiere, ma non ha ricevuto abbastanza stimoli ed esempi per sentirsi meritevoli di considerare anche questa opzione lavorativa. Oggi si parla molto di role model e al di là della definizione, sono d’accordo sul fatto che serva metterci la faccia se questo può essere utile a sensibilizzare qualcuna o qualcuno per intraprendere questa nostra carriera. Inoltre, io mi occupo di robotica soffice ispirata alla Natura e parlare di questo tipo di tecnologia serve anche a capire meglio come funziona il nostro Pianeta, perciò fare dei talk o interviste video come questa, secondo me significa anche generare strumenti di conoscenza.

 Arianna Traviglia, in tutte le tue interviste, colpisce il tuo percorso accademico e in seguito lavorativo sfaccettato e ricco di stimoli. Anche ora che sei la Direttrice di un centro IIT, hai ricercato fortemente la multidisciplinarietà. Quali sono le caratteristiche fondamentali che secondo te devono avere i ricercatori e le ricercatrici di oggi?

I ricercatori di oggi, esattamente come le ricercatrici, non possono più lavorare all’interno della comfort zone della propria disciplina: le idee migliori, i prodotti migliori, la Scienza migliore si ottengono quando i vari ambiti di ricerca si toccano e mescolano, quando approcci, metodi e procedimenti si applicano a contesti in cui non sono mai stati testati prima. È importante che accanto alla propria disciplina d’appartenenza i ricercatori e le ricercatrici coltivino interessi e studino anche altre discipline per poter trovare un linguaggio comune con diversi domini di ricerca. Una grande ricercatrice o un grande ricercatore, per me, è la persona in grado di avere idee valide anche sulla spinta creativa che deriva dalla contaminazione con altri saperi e dalla curiosità, idee che portino poi a formulare una nuova tesi e a testarne la validità. Alle ricercatrici poi vorrei rivolgere una riflessione in particolare: mi rendo conto che la quasi assenza di precedenti storici -o per lo meno di numerosi precedenti storici- di ricercatrici donne faccia loro credere che questo, come molti altri, non sia un mestiere per loro, ma non è assolutamente così. E in virtù di questo, ancora una volta voglio dire loro di impegnarsi, esattamente come lo direi ad un collega maschio, e di osare di più. Spesso le giovani ricercatrici non applicano alle posizioni lavorative di rilievo perché ritengono di non soddisfare esattamente tutti i requisiti richiesti e così ha la meglio chi, spesso maschio, ha creduto più in se stesso. Questo è un mestiere in cui servono competenze, entusiasmo e passione. Non fatevi attanagliare dalla sindrome dell’impostore e buttatevi!

 

Ritratti di donne 2 – Scienza | Arianna Traviglia from italiana on Vimeo.

Ritratti di donne 2 – Scienza | Barbara Mazzolai from italiana on Vimeo.

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