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Speciale – I primi venti anni di IIT

Intro

IIT compie venti anni. Una ricorrenza importante per il nostro Istituto e per il contributo che ha fornito in questi anni, con lo sviluppo di progetti di ricerca, all’evoluzione scientifica del Paese. Il tempo e i risultati raggiunti hanno dimostrato la bontà del modello organizzativo di IIT che è stato replicato con la creazione di altre istituzioni scientifiche simili. IIT si è affermato grazie al lavoro di un numero sempre maggiore di ricercatori che hanno condotto i loro studi nella sede centrale di Genova e negli altri undici centri della Fondazione da Rovereto a Lecce, con il supporto di tutto lo staff tecnico amministrativo.

I nostri scienziati hanno contribuito, inoltre, ad una continua attività di divulgazione del sapere dimostrando una propensione che ha avvicinato IIT e il mondo della ricerca al grande pubblico. In questa seconda parte del 2023 i vent’anni di IIT verranno ricordati con diversi eventi, istituzionali e scientifici. Il primo tra questi si terrà a Morego il prossimo 21 settembre e il nostro magazine fornirà nei prossimi giorni i dettagli dell’evento.

Anche IIT OPENTALK vuole sottolineare questa ricorrenza, riservando uno spazio particolare ai nostri venti anni ospitando le testimonianze di coloro che in IIT hanno vissuto questa entusiasmante avventura dai suoi albori.

Apre la nostra galleria il Direttore Scientifico Giorgio Metta


Quando inizia la tua vicenda professionale in IIT e qual è stato il tuo primo impegno come ricercatore

Ero negli Stati Uniti, ricercatore al Massachussetts Institute of Technology – MIT, quando ho iniziato a considerare un mio possibile rientro a Genova, la città dove avevo studiato, svolto il mio dottorato e mosso i primi passi nel mondo della ricerca. La sfida che mi si proponeva era ambiziosa: realizzare un robot umanoide open source che potesse diventare una piattaforma per la ricerca nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale di riferimento a livello mondiale. Quando ho accettato questa sfida, IIT non aveva ancora una sede fisica, ma l’entusiasmo di iniziare una nuova avventura era palpabile nella piccola comunità di scienziati che stavano iniziando a sviluppare questo progetto. Così decisi di cogliere l’occasione e iniziammo a ipotizzare una prima visione della robotica di IIT.

Quali sono stati i passaggi più importanti nella tua carriera in IIT

Da quei giorni è stato un susseguirsi di eventi molto rapidi ma anche molto intensi che ha visto crescere il gruppo di robotici da me guidato insieme al consolidamento a livello internazionale del nostro primo robot umanoide, iCub, che ha reso IIT noto nel mondo. Dopo alcuni anni, il mio gruppo era composto da oltre 100 scienziati provenienti da tutto il mondo che hanno rappresentato un nucleo importante per la creazione di una comunità internazionale che hanno contribuito ancora oggi a sviluppare quella che è di fatto la piattaforma per la ricerca nel campo della robotica umanoide e dell’AI più diffusa nel mondo. La mia vita professionale ha così preso una piega più gestionale che operativa offrendomi strumenti che oggi, da direttore scientifico IIT, mi sono risultati essenziali.

Qual è stato il momento più entusiasmante nel corso delle tue ricerche?

Uno dei momenti più entusiasmanti del percorso che mi ha portato fino a qui è stato senza dubbio la concretizzazione del progetto iCub nella costruzione del nostro primo umanoide, del quale mi sento uno dei padri, insieme ai colleghi che mi hanno accompagnato nell’avventura. Vedere i progetti e i disegni passare dalla carta ai monitor dei computer per poi diventare qualcosa di reale e tangibile inseriti all’interno di un umanoide in grado di muovere i primi passi nel mondo ha suscitato in me un insieme di emozioni indescrivibili.

Cos’hai provato quando dopo una selezione molto impegnativa sei divenuto Direttore Scientifico di IIT

Il processo di selezione internazionale che ho affrontato è stato molto impegnativo e mi ha portato a confrontarmi con esperti italiani e stranieri che ricoprivano già ruoli di rilievo in istituzioni italiane e estere di primo piano. Partecipare a una selezione così competitiva e riuscire a guidare l’istituto di ricerca che ho visto nascere e crescere è stata una scommessa vinta e che, ovviamente, mi ha dato una grande gratificazione. Ho percepito anche una enorme responsabilità. Sono passato dalla gestione di una struttura di un centinaio di persone a una rete di Centri che conta quasi 2000 persone con oltre 20 profili scientifici differenti e ho dovuto studiare molto per riuscire a comprendere a fondo tutte le aree di ricerca sviluppate dall’Istituto, attività che mi ha permesso di scoprire argomenti affascinanti e stimolanti che prima conoscevo solo parzialmente.

IIT ieri e oggi: com’era, com’è e come lo vorresti?

L’IIT di ieri era un’idea innovativa, una start-up che sarebbe potuta fallire, era la voglia di tentare qualcosa di nuovo e coraggioso nel panorama della ricerca italiana. L’IIT di oggi è una realtà consolidata che è in grado di generare valore grazie ad un’attività di ricerca competitiva a livello mondiale e alla capacità di trasferire i frutti del lavoro degli scienziati al tessuto economico e sociale del nostro Paese. Voglio sottolineare come dopo aver dimostrato di essere bravi ricercatori, ora sia necessario dimostrare sempre di più che possiamo avere impatto sul tessuto economico nazionale.

L’IIT del futuro, così come lo stiamo disegnando nel nuovo Piano Strategico, è un centro di ricerca che grazie alla valorizzazione del dato sperimentale, all’intelligenza artificiale e alla crescente potenza di calcolo a nostra disposizione sarà in grado di migliorare le proprie performance scientifiche proponendo nuove soluzioni ai problemi della nostra società come le sfide legate alla sostenibilità ambientale e sociale, dall’invecchiamento della popolazione alla salute, dalla riduzione degli sprechi all’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse disponibili per avere un mondo più vivibile per noi e per le generazioni future.

Vedo anche nel futuro un IIT che possa essere un modello replicabile su diverse discipline che dia vita ad una rete ancora più estesa di laboratori in grado di creare una massa critica sempre più competitiva a livello internazionale. Sono passati 20 anni dalla prima volta che “l’idea dell’IIT” si è fatta spazio tra i miei pensieri e quello che è successo è andato ben oltre alla mia immaginazione, non mi resta che guardare con ottimismo e impegno ai prossimi 20 anni dell’Istituto per dare vita ad un nuovo capitolo della nostra esistenza ancora più sorprendente e appassionante.

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