Intervista a Paolo Robutti, presidente dell’associazione Abilitando
Per la quinta puntata di rubrica “Invisibili o Supereroi?” abbiamo contattato l’attuale Presidente dell’associazione Abilitando Paolo Robutti, un’associazione nata dall’omonimo evento realizzato nel complesso monumentale di S. Croce di Bosco Marengo (AL) nel 2015 grazie alla collaborazione di Club Rotary del territorio. “L’evento Abilitando nasceva con l’obiettivo di presentare soluzioni tecnologiche per la disabilità in modo da permettere alle persone interessate, ai famigliari e agli operatori del settore, di toccare con mano, provare e sperimentare soluzioni che altrimenti non sarebbero state individuate”. L’evento, caratterizzato da convegni e workshop, ha trovato i favori di grandi aziende, come IBM e Samsung, che hanno accompagnato la realtà nel tempo. L’evento è nato in seno all’associazione fondata nel 2016, e più di recente nella costituzione di una ONLUS, i cui soci, professionisti, prestano il loro tempo in azioni di volontariato finalizzate alla divulgazione scientifica. Ciò per consentire a tutti di conoscere prodotti e soluzioni che possono permettere il giusto inserimento scolastico, lavorativo e sociale delle persone con disabilità.
Quali sono i servizi principali dell’Associazione Abilitando?
Il primo consiste nell’attività di divulgazione scientifica e progettazione in collaborazione con realtà nazionali e internazionali; di recente si sono conclusi importanti progetti con Google e Apple. Il secondo pilastro è legato al Disability Management che nel tempo l’ha vista protagonista nella co-progettazione del master su questo tema insieme all’università Europea di Roma, di Firenze e di Torino. Grazie alla collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, Abilitando è socio fondatore di Fedman, la Federazione Nazionale Disability Management. Il terzo riguarda l’accesso all’istruzione e alla cultura, infatti, insieme a diverse realtà del territorio nazionale ci occupiamo di inserimento scolastico di ragazzi con disabilità visiva, organizzando anche corsi di formazione per insegnanti di sostegno.
Particolare attenzione viene data anche alle modalità con cui le persone con disabilità sensoriale possono fruire di mostre, musei, spettacoli teatrali e di danza. In che modo questo avviene?
Sono molti i musei con i quali abbiamo collaborato. Solo quest’anno sono attivi progetti in collaborazione con il Museo di Alba, il museo di Reale Mutua, il Museo dell’Alfa Romeo di Legnano e il Museo Borsalino; insieme al Centro di Ricerca della Rai di Torino si cercano soluzioni tecnologiche che trovano applicazione all’interno dei teatri per permettere soprattutto alle persone non udenti di fruire degli spettacoli teatrali. Tali sperimentazioni vengono poi utilizzate anche per l’accesso agli spettacoli di danza, permettendo alle persone non vedenti di avere un’audiodescrizione dell’evento e alle persone sorde di avere accesso a loop ad induzione magnetica, sottotitoli e interpretariato LIS. Ultimo pilastro nato proprio nel 2023 è Abilitando Centro HPL (High Performance Learning), nato in collaborazione con CPD Consulta per le Persone in Difficoltà di Torino e finanziato dalla Regione Piemonte. Il centro vede la presenza di professionisti, psicologi, educatori e Pedagogisti e crea laboratori didattici per bambini dai 6 ai 10 anni con funzione intellettiva limite (Fil) in partnership con il dipartimento di Neuropsichiatria dell’Asl.
La formazione che Abilitando eroga è però prevista anche ad un altro livello, quello che riguarda le organizzazioni. Di cosa si tratta?
Il Disability e Diversity Management è una disciplina che si occupa di gestire la diversità all’interno di un’organizzazione, con particolare attenzione alle persone disabili. Si tratta di un approccio strategico che mira a promuovere l’inclusione, migliorare la comprensione dei bisogni delle persone disabili e garantire l’accessibilità a tutti i servizi e le opportunità offerte dall’azienda. Coinvolge una serie di aspetti, tra cui la formazione del personale, la progettazione di politiche interne, la valutazione delle barriere architettoniche e la promozione di una cultura aziendale inclusiva. Inoltre, può anche prevedere la collaborazione con enti esterni per garantire l’accessibilità ai prodotti e ai servizi dell’azienda.
Questa nuova figura lavorativa è uscita soltanto qualche anno fa e mi incuriosisce molto. Come si può diventare Disability e Diversity Manager?
Per diventare un professionista in questo ambito è importante avere conoscenze specifiche nella materia, acquisite attraverso un corso di formazione o esperienze lavorative in questo campo. Ci sono numerosi corsi online che consentono di acquisire queste competenze frequentandoli direttamente da casa. È possibile consultare internet per trovare un corso che soddisfi le proprie esigenze e disponibilità. In alternativa, è possibile contattare le organizzazioni che si occupano di formazione sui temi della disabilità e della diversità, come per esempio Abilitando, per chiedere informazioni sui corsi disponibili. Inoltre, è importante cercare di acquisire esperienze pratiche nel campo, attraverso stage o attività di volontariato presso organizzazioni che si occupano di disabilità.
La formazione e il lavoro online per le persone con e senza disabilità un’opportunità importante che fino a qualche anno fa era impensabile. Ma ancora oggi ci sono elementi da perfezionare, come l’accessibilità dei siti web. Cosa ne pensa?
È un tema rilevante per garantire l’accesso ai contenuti digitali a tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità e disabilità. Molte organizzazioni hanno già adottato misure per rendere i loro siti web accessibili, come l’utilizzo di testo alternativo per le immagini, la struttura dei contenuti in modo logico, il contrasto tra colori adeguato, la possibilità di navigare solo con la tastiera, ecc. Tuttavia, c’è ancora molto da fare. In primo luogo, è necessario che ci sia una maggiore consapevolezza delle esigenze delle persone con disabilità nel design dei siti web. I progettisti e gli sviluppatori devono tenere sempre in considerazione le esigenze di accessibilità fin dall’inizio del processo di progettazione del sito web, adottando un approccio centrato sull’utente, comprendendo le diverse esigenze delle persone con disabilità e includere queste esigenze nei requisiti funzionali del sito web.
In secondo luogo, è importante che ci sia una maggiore formazione e sensibilizzazione a riguardo, rivolta non solo agli sviluppatori e ai progettisti, ma anche ai responsabili della comunicazione, ai redattori dei contenuti e ai gestori dei siti web. In questo modo, tutti coloro che sono coinvolti nella creazione e nella gestione del sito web avranno una comprensione più approfondita delle esigenze degli utenti con disabilità e di come rendere il sito web più accessibile. In terzo luogo, è necessario che vengano adottati standard internazionali per l’accessibilità dei siti web. Ci sono già alcuni standard esistenti, come le linee guida WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), ma questi standard devono essere ulteriormente sviluppati e diffusi in modo da garantire un approccio uniforme all’accessibilità dei siti a livello globale.
La tecnologia, insomma, da sola non può cambiare la società, ma di sicuro aiuta e ha aiutato molto. Come vede in generale lo sviluppo tecnologico nei confronti della disabilità?
L’avvento dell’informatica, dell’ingegneria, della robotica, dell’architettura e di altre discipline ha portato a una maggiore efficienza, precisione e produttività in molti campi, migliorando la qualità della vita di molte persone. La domotica e la smart home stanno diventando sempre più comuni, fornendo un maggior livello di autonomia alle persone con disabilità. Le case intelligenti possono essere progettate per rispondere alle esigenze specifiche delle persone con disabilità, con funzionalità come l’apertura automatica delle porte, l’accensione e lo spegnimento delle luci, il controllo della temperatura e la gestione degli apparecchi elettronici. La tecnologia assistiva come le protesi avanzate, gli occhiali intelligenti e i software di riconoscimento vocale possono aiutare le persone con disabilità fisiche o sensoriali a comunicare e a svolgere attività quotidiane. Se invece si guarda ai robot, possono offrire nuove opportunità per le persone con disabilità, ad esempio essere utilizzati come assistenti personali, come aiuto per la mobilizzazione, per lo svolgimento di attività domestiche e lavorative. Tuttavia, questi progressi tecnologici hanno anche creato disuguaglianze sociali ed economiche, esacerbando le disparità già presenti nella società. Se da una parte i progressi tecnologici hanno fornito nuove opportunità per le persone con disabilità, aiutando ad aumentare la loro partecipazione nella società, dall’altra parte gli individui con disabilità e con svantaggi finanziari non possono permettersi queste tecnologie costose. Si crea così un divario digitale tra le persone più abbienti e quelle meno fortunate.
Cosa si potrebbe fare, allora, per essere inclusivi sul lungo tempo e in modo più generale?
È necessario che la politica e le istituzioni lavorino insieme per garantire che tutte le persone abbiano accesso alle stesse opportunità e risorse tecnologiche, indipendentemente dal loro background socioeconomico. Una società giusta è quella che valorizza ogni individuo e rispetta le loro differenze, e ciò può essere raggiunto solo attraverso politiche e istituzioni che lavorano insieme per promuovere l’inclusione sociale e l’accessibilità.