“Why fund frontier research? The role of journalism in answering a crucial question for society”
“I giornalisti cercano di scoprire la verità, proprio come fanno gli scienziati, e per questo è importante che loro siano indipendenti” è con questa frase che Maria Leptin, Presidente dell’European Research Council ha riassunto la vicinanza tra il mondo del giornalismo e quello della ricerca scientifica, durante l’evento internazionale “Why fund frontier research? The role of journalism in answering a crucial question for society”, che si è tenuto venerdì 5 settembre presso l’Auditorium dell’IIT a Genova. L’incontro ha visto l’alternarsi di relatori di prestigio internazionali, i quali hanno delineato, attraverso i loro diversi punti di vista, i comuni interessi e necessità affinché si possa costruire e alimentare una società capace di fare innovazione in tutti i settori.
“Oggi è il futuro di ieri” ha osservato Leptin, sottolineando come la ricerca scientifica di frontiera sia necessaria affinché si possano trovare le risposte a problemi sanitari e ambientali già noti o che emergeranno in futuro. Esempi chiave sono state le ricerche sulle tecnologie a RNA, da dove sono derivati i vaccini contro la COVID, oppure quelle sulle reti neuronali, da cui ha preso vita l’intelligenza artificiale generativa. Innovazioni che per i giornalisti scientifici continuano ad essere oggetto di notizie di cronaca, rappresentando ormai tecnologie su cui nazioni e aziende big tech stanno investendo in modo importante, influenzando l’economia su scala globale. Dei futuri investimenti dell’Unione Europea ha dato qualche anticipazione Michele Guerrini, Italian Counsellor for Research and Innovation all’Unione Europea, che ha confermato l’interesse nella ricerca di base, curiosity driven, per garantire la competitività dei paesi membri a livello globale.
Il caso speciale dell’AI è stato illustrato da Theodoros Evgeniou, Professor of Technology & Business di INSEAD in Francia, il quale ha riportato alcune previsioni sul suo impatto economico: il 7% di aumento del GDP globale, equivalente a 7 trilioni di dollari, solamente dall’intelligenza artificiale generativa (dato Goldman Sachs, 2024). Senza tralasciare il ruolo di facilitatore dei sistemi di AI all’interno della scienza stessa per favorire scoperte all’avanguardia. Una tecnologia su cui l’Europa si trova molto indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Cina.
Per il Direttore Scientifico dell’IIT Giorgio Metta, tra i relatori della giornata, è proprio la complessità del mondo attuale che richiede un maggior contatto tra il mondo della ricerca e quello del giornalismo. La comunicazione più efficace della scienza, infatti, può rendere accessibile a tutti le scoperte, aumentando la consapevolezza dei cambiamenti in corso. Dello stesso avviso è stato Michele Mazzola, Dirigente all’Ufficio per l’internazionalizzazione della ricerca del MUR, il quale nel suo intervento di benvenuto ha ricordato che “aprire le porte della ricerca non è compito della scienza da sola, ma dei giornalisti, che hanno la capacità di trasformare i laboratori in spazi accessibili alla società”. Per Brando Benifei, Europarlamentare e membro dello STOA (l’unità che si occupa delle analisi di prospettiva scientifica all’interno del Parlamento EU) è fondamentale “creare una cultura dell’informazione scientifica corretta”, al fine di arginare la circolazione di “fatti alternativi” privi di fondamento scientifico e nocivi.
Le scienziate e gli scienziati presenti, rappresentanti e Ambassadors dell’Associazione degli ERC grantees (AERG) in Europa, tra cui la ricercatrice dell’IIT Agnieszka Wykowska e il presidente dell’AERG Axel Clereemans, hanno sì confermato il loro impegno a raccontare le proprie scoperte scientifiche al pubblico, ma hanno anche ricordato la necessità di maggiori finanziamenti sul lungo periodo.
Edward Day, press officer allo Science Media Hub di Londra, ha raccontato come in Gran Bretagna si sia voluto creare un ente – lo Science Media Hub – che favorisca l’incontro tra i giornalisti e gli esperti presenti sul territorio anglosassone, mettendo a disposizione una rete di contatti con le università e gli istituti di ricerca, ma anche approfondimenti tematici a disposizione del giornalista. La Presidente dell’associazione europea dei giornalisti scientifici EFSJ, la giornalista Agnès Vernet, ha evidenziato che il ruolo del giornalista è quello di “portare le domande dei cittadini” nei confronti della scienza, conservando così un punto di vista critico, non necessariamente negativo. Al contrario, l’interazione tra giornalista e ricercatore o ricercatrice può dare vita a nuovi quesiti di ricerca e prospettive di sviluppo di una determinata tecnologia. Vernet, inoltre, ha citato un programma in Francia che prevede la permanenza per una settimana di giornalisti nei laboratori scientifici e di ricercatori nelle redazioni, così da comprendersi meglio reciprocamente.
Durante la mattinata sono state presentate le iniziative più importanti che si sono avviate in Europa per favorire ulteriormente l’incontro tra il giornalismo e la ricerca di frontiera. Il progetto europeo Frontiers, finanziato dall’European Research Council, che permette ai giornalisti di trascorrere un periodo dai 3 ai 6 mesi all’interno dei centri di ricerca e condurre un loro progetto di studio su tematiche d’avanguardia; la giornalista Daniela Ovadia, partner del progetto, ha presentato i risultati preliminari derivati dal primo anno di progetto. La borsa di studio EMBO Science Journalism Fellowships che dà la possibilità sia ai giornalisti di frequentare laboratori scientifici fino ad un periodo di un anno, sia agli scienziati di imparare il mestiere del giornalista scientifico come nuova possibilità di carriera; il programma presentato dal responsabile dei progetti speciali di EMBO, Terry O’Connor, è finanziato da una donazione privata di Maria Leptin, Presidente dell’ERC.
Alla domanda chiave in merito al ruolo del giornalista nei confronti della ricerca scientifica – riportare i fatti, promuoverla, o criticarla? – il responsabile dell’ufficio stampa dell’ERC Marcin Monko ha ricordato lo spirito che ha animato il giornalismo, non solo scientifico, fino dalla sua nascita: l’essere testimoni del presente, in tutte le sue sfaccettature.
L’evento è stato organizzato dall’IIT in collaborazione con il progetto europeo FRONTIERS e con l’Associazione degli ERC grantees (AERG).