In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità 2025, è online l’ottava puntata della rubrica “Invisibili o Supereroi?”
Abbiamo incontrato Marco Carbone, un giovane uomo che, nel 1997, a seguito di un incidente sul lavoro che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, ha saputo trasformare una difficoltà in una straordinaria opportunità di rinascita grazie allo sport. Oggi è Presidente dell’Associazione di Volontariato NoiHandiamo.
La mia vita è cambiata nel 1997. Avevo 23 anni e lavoravo come idraulico. Durante una trasferta di lavoro, nel viaggio di ritorno da Salerno ho avuto un grave incidente stradale. Su quel furgone non ero solo: con me c’era un collega e, purtroppo, entrambi abbiamo riportato una lesione midollare.
Da quel momento la mia vita è completamente cambiata. La lesione mi ha causato una paralisi agli arti inferiori e mi sono ritrovato, da un giorno all’altro, in una condizione totalmente diversa, a dovermi confrontare per la prima volta con il mondo della disabilità ed a rimodulare completamente la mia quotidianità.
Oltre all’impatto fisico e psicologico, anche il mio reinserimento lavorativo non è stato immediato: la mia ditta non mi ha riassunto, cambiandomi mansione. Mi sono però dedicato subito allo sport, che è sempre stata una mia grande passione. Grazie al supporto fondamentale dell’INAIL ho iniziato con l’atletica, ma ben presto mi sono avvicinato alla pallacanestro in carrozzina, che ho praticato per quasi vent’anni a un buon livello, prima come atleta e poi come allenatore.
Parliamo della fine degli anni ’90, un periodo in cui le opportunità sportive per le persone con disabilità erano ancora poche. Oggi, fortunatamente, la situazione è molto diversa: gli sport accessibili sono moltissimi e l’approccio allo sport è profondamente cambiato. Non è più solo un mezzo di riabilitazione, ma un vero percorso di crescita, socialità e libertà.
Proprio grazie allo sport ho ritrovato da subito un forte reinserimento nella vita sociale, comprendendo che potevo ancora fare tanto e ottenere grandi soddisfazioni, anche se in modo diverso. Oggi sono padre di due figli e presidente dell’associazione NoiHandiamo, con la quale continuo a promuovere la cultura dell’inclusione e l’importanza di abbattere ogni barriera.
L’Associazione NoiHandiamo è nata da un’esigenza molto semplice, ma per me fondamentale: poter fare il bagno in mare e muovermi in autonomia sulla spiaggia, senza dover dipendere sempre da qualcuno.
Nel 2014, insieme a un gruppo di amici che vivevano le mie stesse difficoltà, abbiamo deciso di trasformare questo bisogno in un progetto concreto. Ci siamo costituiti in associazione e, da subito, abbiamo iniziato a lavorare a un format di accesso al mare davvero inclusivo. Grazie alla collaborazione del Comune di Sestri Levante, della Regione Liguria e dei balneari, è nato il primo ingresso al mare accessibile. Oggi sono sei, distribuiti su tutto il territorio comunale, e ogni estate permettono a tante persone con disabilità di vivere il mare con semplicità e libertà.
A NoiHandiamo può partecipare chiunque senta il desiderio di fare la differenza nel proprio territorio. Ci rivolgiamo a persone che vogliono dare un contributo concreto all’accessibilità e all’inclusione, aiutandoci a sviluppare progetti che rispecchiano il nostro modo di affrontare le fragilità: con creatività, condivisione e il coraggio di cercare sempre nuove soluzioni.
Quali sono le attività e i progetti più importanti che portate avanti, comprese le iniziative dedicate a diverse fasce d’età e le collaborazioni con scuole, enti o altre realtà del territorio?
Come associazione continuiamo a promuovere ingressi al mare accessibili e a collaborare con le diverse amministrazioni del territorio, perché crediamo davvero che accessibilità e inclusione debbano diventare parte naturale della vita di tutti.
I risultati, negli anni, si sono visti: oggi ogni comune costiero del Golfo del Tigullio è in grado di accogliere persone con ridotta mobilità, un traguardo che per noi significa molto, perché nasce da un lavoro costante, quotidiano, fatto di dialogo, progetti e volontà di migliorare. Ma c’è ancora tanto da fare, e lo sappiamo bene.
Una delle esperienze che considero più importanti è quando veniamo invitati nelle scuole. Lì possiamo raccontare ai ragazzi cosa offre oggi il territorio alle persone con disabilità, ma soprattutto possiamo parlare di cultura inclusiva, sensibilità e rispetto: valori che, se coltivati presto, cambiano davvero il futuro.
Partecipiamo anche a bandi regionali insieme ad altre associazioni del territorio, perché crediamo nella forza della collaborazione. Lavorare in rete ci permette di ampliare i servizi, farli conoscere di più e raggiungere un numero sempre maggiore di persone.
Tra i tanti progetti portati avanti dall’associazione, ce n’è uno che per te ha un significato particolare? Puoi raccontarci cos’è “LaMaxGua” e come nasce l’idea di una barca accessibile?
Negli ultimi anni ci siamo concentrati non tanto su un progetto, quanto su un vero e proprio sogno: realizzare una barca accessibile a tutti. E con grande orgoglio posso dire che ci siamo riusciti.
La barca si chiama LaMaxGua, in memoria del nostro amico e socio fondatore di NoiHandiamo, Massimo Guatelli. È una barca di 10 metri, piccola ma straordinaria: completamente piatta, pensata per accogliere anche persone che si muovono con la carrozzina elettrica. La sua particolarità è una plancetta idraulica che rende l’ingresso in acqua un’operazione semplice, sicura e soprattutto alla portata di chiunque.
Quella plancetta motorizzata rappresenta per noi la nostra idea più autentica di inclusione: avvicinare in completa sicurezza ogni ospite al mare, senza barriere né complicazioni.
In poco più di due stagioni abbiamo già superato le 700 ore di navigazione e accolto a bordo circa 2.000 persone. Un risultato enorme, soprattutto considerando che offriamo questa esperienza in maniera completamente gratuita.
Da quest’anno LaMaxGua è dotata anche di un sistema autobilanciante, il Seakeeper, che elimina il rollio e rende l’uscita in mare ancora più confortevole, permettendo a tutti di godersi appieno il viaggio e il bagno in mare aperto.
E devo dire che, avendo avuto la possibilità di vivere in prima persona questa esperienza, posso confermarlo: è davvero qualcosa di speciale. La barca ti porta al largo, mostrandoti la costa da una prospettiva completamente diversa e incredibilmente suggestiva. Quest’estate, ad esempio, siamo arrivati fino a Moneglia, ed è stato emozionante vedere il nostro territorio dal mare, sentendoci liberi, accolti e in totale sicurezza.
Il nostro desiderio è che sempre più persone comprendano quanto impegno e quanta passione ci siano dietro a questo progetto, e che possano sostenerci per continuare, insieme, a regalare sorrisi.
Qual è la vostra esperienza riguardo all’abbattimento delle barriere architettoniche a Sestri Levante e quale messaggio vorreste rivolgere ai negozi e alle attività commerciali del territorio per renderli più accessibili?
Sul nostro territorio sono stati fatti passi importanti per migliorare l’accessibilità delle strutture commerciali. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che le normative vengono ancora troppo spesso disattese, poco rispettate o, quando possibile, aggirate.
Far comprendere direttamente a commercianti, balneari, albergatori e ristoratori quanto sia importante dotarsi di spazi davvero accessibili è fondamentale: non è solo un obbligo di legge, è un segno di civiltà e un modo più giusto di lavorare, perché permette di accogliere tutti senza escludere nessuno.
La strada da percorrere è ancora lunga e non priva di difficoltà, ma continuando a parlarne, sensibilizzare e collaborare possiamo davvero costruire un territorio più inclusivo.



