Il contributo del Direttore Scientifico Giorgio Metta a commento del Bilancio IIT 2019
Il bilancio 2019 si chiude con dei buoni risultati in tutte le aree dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Oltre questo, quali sono stati i risultati scientifici di maggior rilievo dell’anno passato?
Il 2019 ha visto ancora un anno di crescita per l’Istituto soprattutto nella progettualità europea e industriale con un record nel numero di progetti ERC vinti dai nostri ricercatori e un ingresso da contratti di licenza raddoppiato rispetto al passato recente. Abbiamo attivato un nuovo laboratorio di robotica industriale specializzato nelle collaborazioni con le aziende e la nostra piattaforma robotica iCub ha ricevuto un numero record di richieste raggiungendo una volta consegnati la ragguardevole cifra delle cinquanta unità. Abbiamo concluso un primo studio pilota in collaborazione con l’ospedale Gaslini che ha consentito di rendere operativa la piattaforma di bioinformatica portando per esempio all’identificazione di una mutazione probabilmente responsabile di una grave forma di epilessia. Si sono aggiunti diversi Joint Lab con industrie di rilievo quali Nissan e gli Honda Research Lab e continua con bellissimi risultati pratici la collaborazione con INAIL per la robotica riabilitativa. Infine, stiamo dando seguito ai nostri piani di sviluppo che vedranno la realizzazione di un laboratorio per lo studio dei materiali in “condizioni estreme” con l’acquisizione di un super microscopio oltre che a quelli per la messa a punto di un calcolatore ad alte prestazioni (HPC) che consentirà nuovi studi sulla simulazione molecolare di farmaci come pure delle applicazioni dell’intelligenza artificiale. Il nostro Piano Strategico prosegue nella direzione di una maggiore interdisciplinarità. Quest’ultima è fondamentale per una scienza sempre più protagonista nel plasmare il nostro futuro.
Questo è il primo bilancio della tua gestione e oggi siamo già a metà del nuovo esercizio quali sono le tue considerazioni su passato e futuro dell’IIT?
Il passato di IIT è a tutti noi noto e il bilancio del 2019 ne è prova. Scriviamo di qualcosa che è avvenuto un anno fa e che abbiamo commentato con il giusto corredo di numeri ma sembra che il tempo passato sia molto superiore, sia per eventi straordinari che ci hanno coinvolto ma anche perché i tempi della ricerca e dell’innovazione sono molto rapidi e il passato, seppur recente, diviene subito lontanissimo. Quanto abbiamo fatto rimane con tutta la sua positività, ma la nostra visione, il nostro impegno è verso il futuro. E il lavoro continua quindi seguendo le direttrici del piano strategico 2018-2023. Com’è noto i nostri domini di ricerca sono quattro: robotica, nanomateriali, lifetech e computazione. Ma ora stiamo ragionando sull’opportunità di creare una sinergia fra queste discipline. Per esempio, far lavorare insieme l’optogenetica dell’attività neuronale del cervello con l’analisi computazionale delle reti neurali e con l’analisi del comportamento umano in relazione all’attivazione di queste reti. Si tratta quindi di dar via a studi interdisciplinari e organici in cui lavorino insieme ingegneri, biologi, neuroscienziati, esperti di robotica e di intelligenza artificiale.
Questa parte dell’anno si è palesata in modo drammatico e IIT ha dovuto far fronte ad una situazione sconosciuta che ha mutato l’organizzazione del lavoro. Una prova difficile che però non ci ha colto impreparati ed è questo, forse, l’unico dato positivo di questi mesi complessi. Quali sono le tue riflessioni su questi eventi?
Questa è l’occasione per ringraziare i nostri colleghi a tutti i livelli che hanno dato prova di grande flessibilità operativa e di assoluto senso del dovere. Con lo scoppio della pandemia siamo riusciti ad attivare il lavoro a distanza grazie alla nostra abitudine e preparazione tecnologica che ci ha permesso, ancor prima del Coronavirus, di rimanere collegati anche da luoghi reconditi o semplicemente da centri di ricerca e università sparse nel mondo. Questo evento straordinario è stato un test su ampia scala che ci ha consegnato un dato di assoluta efficienza e partecipazione seppure a distanza. Certo, i laboratori che prevedono presenza fisica dei ricercatori hanno avuto qualche difficoltà ma abbiamo superato anche queste agevolmente. L’impatto peggiore è stato di tipo psicologico per coloro che per qualche motivo eccezionale sono dovuti venire in IIT e l’hanno trovato desolatamente vuoto cosa che non avviene mai nemmeno durante le feste comandate. In questi mesi quindi abbiamo lavorato molto anche per dare un sostegno con le nostre intuizioni e il loro sviluppo alla richiesta d’aiuto sociosanitario che giungeva dal Paese. Non siamo ancora usciti da questo tunnel ma sicuramente IIT ha vissuto questa emergenza con un grande spirito di dedizione e collaborazione con le istituzioni e oggi il nostro senso d’appartenenza è ancora aumentato con la soddisfazione di chi sa di essere stato utile donando il proprio sapere.
IIT si è impegnata molto sul fronte dell’individuazione e realizzazione di materiali e strumenti utili per combattere la pandemia. È stata una corsa contro il tempo condotta dai nostri ricercatori che hanno potuto offrire soluzioni tecnologiche a malati e cittadini. Quanto questa esperienza segnerà il futuro del nostro lavoro?
È proprio così. Abbiamo lavorato con grande rapidità nella messa a punto di un sistema per il distanziamento tra le persone e per la terapia delle patologie polmonari. I nostri studi sulla visione dei robot ci hanno consentito di utilizzare dei programmi per misurare le distanze fra le persone che abbiamo sperimentato all’aeroporto di Genova nel monitorare i flussi dei viaggiatori ed evitare addensamenti pericolosi. Studiando le interazioni uomo-robot avevamo sviluppato dispositivi indossabili che consentivano al robot di localizzare le persone con le quali entrare in relazione. Abbiamo così sviluppato un braccialetto che vibra e si illumina se non si mantiene la distanza di sicurezza da altre persone, ben due ventilatori polmonari, il primo realizzato da Marco Maggiali e dal suo gruppo con la Scuderia Ferrari, il secondo ideato da Luciano Fadiga e il suo team con l’Università di Ferrara. Inoltre, sono state organizzate collaborazioni con l’Università di Genova e RINA sul tema delle licenze d’uso dei dispositivi. Da sottolineare che questi progetti sono stai tutti resi disponibili in open source ad enti, comunità o istituzioni governative che li vogliono utilizzare.
Fino ad oggi l’attrattività di IIT per giovani ricercatori era molto alta. Pensi che la pandemia che ha colpito così duramente il Nord del nostro Paese possa influire nelle scelte future di ricercatori stranieri?
Non credo. Superato il momento critico, connotato anche da aspetti di ingiustificato panico, si tornerà, seppur nel rispetto delle norme che noi applichiamo con severità, ad un normale flusso di ricercatori dall’estero. Io spero che queste interazioni aumentino ulteriormente anche grazie a quanto IIT ha realizzato nonostante la pandemia. La nostra immagine in ambito internazionale è sempre molto buona e quindi speriamo a breve di essere proprio noi a segnalare un incremento di presenze che sia di buon auspicio per tutto il sistema Italia.
IIT continua ad essere un importante protagonista dello sviluppo industriale del Paese ed in particolare della Liguria. Quali sono i prossimi passi di IIT in questo ambito?
Vorrei proporre alcune osservazioni orientate ai temi che segneranno il prossimo futuro della ricerca e dello sviluppo industriale. Mi riferisco ad esempio alla sostenibilità ambientale. IIT è attivo su più fronti: dalle simulazioni volte al risparmio energetico ai nuovi materiali per eliminare la plastica o per ridurre e recuperare la CO2 dall’atmosfera. In particolare, sull’assorbimento della CO2 rilasciata in atmosfera voglio sottolineare il lavoro del nostro centro di Torino in collaborazione con il Politecnico; una ricerca è focalizzata su materiali organici e un’altra su materiali tradizionali capaci di assorbire la CO2 in modo anche economicamente sostenibile. Ugualmente rilevante, e a maggior ragione oggi con l’obiettivo della ripartenza, è il tema dell’approvvigionamento energetico. IIT è concentrato sulla progettazione di celle solari con materiali innovativi. Di assoluta attualità, anche grazie ai recenti programmi europei, sono gli studi sull’accumulo di energia attraverso il potenziamento di batterie che devono sopperire alla discontinuità della produzione energetica da fonti rinnovabili. Lo sviluppo dell’automazione in campo industriale è un altro ambito che vede la nostra ricerca molto attiva. Il piano industria 4.0 ha favorito il ricambio dei sistemi d’automazione ma non si è ancora compiuto il passo successivo cioè la complementarietà dei dati tra le diverse componenti del sistema. In quest’area vi è molto lavoro da fare ed è qui che si concretizza il nostro impegno per il trasferimento tecnologico dai nostri laboratori alle aziende. Lavoriamocon le industrie per individuare soluzioni scientifiche e tecnologiche. I risultati di questa attività che amplifica la doppia missione di IIT, fare ricerca di base e applicare nuove soluzione tecnologiche, si evidenzia nei risultati commentati nel bilancio2019. Infine, per quanto riguarda il nostro rapporto con il territorio continuiamo ad essere un elemento sostanziale del sistema della nostra Regione sia per la presenza di nostri manager e ricercatori nelle diverse espressioni della società civile sia come importante polo occupazionale sia per i consolidati rapporti con Leonardo, Ansaldo Energia, Esaote. IIT è sempre presente con il proprio contributo scientifico nei grandi progetti della nostra Regione l’ultimo tra questi il progetto del nuovo ponte che ha visto IIT con Camozzi progettare i robot che lavoreranno sulla nuova struttura.