Cerca
Close this search box.

Un parco giochi in casa

I consigli di un’esperta per aiutare i bambini a vivere questi giorni di emergenza da protagonisti in casa e non spettatori

La polemica di questi giorni sulla circolare del Viminale che concedeva una passeggiata bambini-genitori (“per quanto riguarda gli spostamenti di persone fisiche, è da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività̀ può̀ essere ricondotta alle attività̀ motorie all’aperto, purché in prossimità̀ della propria abitazione. La stessa attività̀ può̀ essere svolta, inoltre, nell’ambito di spostamenti motivati da situazioni di necessità o per motivi di salute.”), è stata chiusa dal premier Giuseppe Conte proprio ieri sera nella conferenza stampa in cui annunciava l’ultimo Dpcm sulla proroga delle misure restrittive fino al 13 aprile affermando che “Non abbiamo affatto autorizzato l’ora del passeggio coi bambini” e, di fatto, annullando la circolare stessa.

Il dibattito esprimeva la difficoltà di molte famiglie di voler garantire un equilibrio psico-fisico integrale ai propri figli in queste settimane di emergenza Covid-19.

Abbiamo sentito Monica Gori, coordinatrice del team Unit for Visually Impaired People (U-VIP) di IIT, esperta di multisensorialità e che da anni dedica le proprie ricerche e il proprio lavoro al miglioramento della qualità della vita dei bambini con disabilità.

 

Quali sono le difficoltà maggiori del tenere a casa i bambini, per i bambini e per i genitori?

Sicuramente dover affrontare le esigenze dei grandi tenendo in forte considerazione le necessità dei piccoli. Per esempio, se i genitori lavorano occorre coniugare le loro tempistiche con la necessità per i bimbi di fare i compiti. Quindi i genitori si stanno ritrovando a dividersi tra più ruoli quasi contemporaneamente, lavoratori e insegnanti. Tutto questo va affrontato, almeno per quanto ci riguarda, volendo voler far vivere ai bambini un periodo sereno nonostante le difficoltà.

 

Esiste un modo per far fronte alla necessità di rimanere a casa per contenere il contagio ma tutelando allo stesso tempo la salute psico-fisica integrale dei bimbi?

Oltre all’assenza degli amici e compagni di scuola, e quindi delle relazioni sociali, credo che i bambini soffrano molto la mancanza di potersi muovere e sprigionare la loro energia sfogandola come facevano prima.

Da una parte è importante che riescano a mantenere una routine quotidiana nella quale ci siano spazi per i compiti, il gioco (se possibile sociale con fratellini) e un po’ di TV senza abusare. Dall’altra parte è importante che si trovi il modo, rimanendo in casa, di fargli fare attività fisica e farli scaricare.

 

Potresti consigliare per fasce d’età come e con quali esercizi lavorare a casa tra bambini-genitori?

Essendo un’esperta di multisensorialità posso dare una serie di informazioni su attività multisensoriali da fare.

Per i bimbi più piccoli – sotto l’anno d’età – è importante lavorare sulla percezione del corpo e sulla sensorialità. Si possono fare per esempio dei massaggi, e interagire con giochi sonori con il bambino. È importante inoltre farli muovere in spazi abbastanza grandi per stimolare lo sviluppo della locomozione.

Nel bambino più grande si può lavorare con il tatto, per esempio costruendo insieme con i mattoncini lego. Si possono fare giochi di memoria, come il classico “Memory”, o giochi di attenzione come quelli con le carte (per esempio “Dobble”). Si possono anche fare disegni insieme usando le mani, e si può modellare con la pasta di sale per aiutare lo sviluppo della manualità, importante per la prescrittura. Ci si può inoltre dedicare insieme a esperimenti e lavoretti multisensoriali (come il travaso dei fagioli).

Il genitore di un bambino più grande, invece, può dedicarsi ad insegnargli uno strumento oppure a programmare con strumenti di programmazione semplice. Molto importante sarebbe fare giochi di società, per non tagliare fuori questa componente in un momento così delicato.

 

Se le misure di restrizione sulle scuole dovessero prolungarsi oltre dopo Pasqua, come pensi si debba affrontare il tema dei bambini a casa? Cosa è necessario prevedere e programmare per i prossimi mesi per aiutare i bambini lontani dal ruolo fortemente educativo degli insegnanti?

Credo che sarebbe bello se venisse fatta una comunicazione “ufficiale” anche per loro. Per spiegargli che sappiamo quanto sia faticoso anche per loro questo periodo, ma che il loro aiuto è fondamentale per superare questa situazione.

Magari lo potrebbero fare le maestre stesse o, ancora meglio, il Presidente del Consiglio. Questo perché loro, tra tutti, sono quelli che stanno soffrendo in silenzio più di noi adulti. Credo inoltre che sarebbe molto importante riuscire a ricreare l’ambiente scolastico laddove non è già stato fatto, magari con videolezioni e organizzando incontri telematici con gli amici e compagni. Bisognerebbe accertarsi che tutti possano avere accesso ad un mezzo tecnologico per evitare la discriminazione e accrescere il supporto alle famiglie meno tecnologiche.

Durante queste settimane di lockdown sono nate moltissime iniziative che possono aiutare i genitori con corsi di ginnastica e yoga liberi da seguire, laboratori telematici, libri elettronici scaricabili gratuitamente. Credo, come dicevo anche prima, che sarebbe importante che i genitori colmassero la mancanza sociale magari facendo dei giochi da tavolo insieme ai piccoli. Potrebbe essere un’occasione unica per riscoprirsi genitori in un modo nuovo.

 

I bambini con disabilità sono certamente penalizzati e in difficoltà in queste settimane di “contatti umani solo digitali”. Cosa si può prevedere per loro qualora la scuola non dovesse ripartire?

Per i bambini con disabilità l’emergenza è ancora più problematica, e per loro ci dovrebbe essere un’attenzione particolare. Il genitore a casa si trova ad essere ogni giorno genitore, lavoratore, insegnante e anche riabilitatore. La sospensione in molti casi degli interventi riabilitativi può inficiare il lavoro pregresso. Proprio per questo i centri di riabilitazione e gli ospedali si stanno impegnando moltissimo per attivare servizi di riabilitazione telematica.

 

In che modo tu e il tuo team di IIT, da sempre vicini con la ricerca all’aiuto e all’integrazione sociale dei bimbi, state vivendo e affrontando la necessità di continuare i vostri studi e i vostri esperimenti con i bambini durante quest’emergenza? 

In questo periodo abbiamo interrotto i nostri studi e stiamo lavorando da remoto nell’analisi dei dati raccolti precedentemente e nella scrittura di articoli scientifici. Tuttavia, sto lavorando con Alberto Inuggi, ingegnere informatico nel mio gruppo, per supportare la teleriabilitazione degli ospedali e dei centri con i quali collaboriamo da anni. Nelle ultime settimane siamo stati in stretto contatto con medici e riabilitatori per comprendere al meglio le loro necessità e facilitare questo processo. I bambini e i centri con i quali collaboriamo hanno sempre dato la loro disponibilità per aiutarci nella ricerca e adesso noi vogliamo esserci per aiutare loro in questo momento di difficoltà.

 

Infine tu Monica, mamma di 3 figli e scienziata, come vivi la quotidianità per mantenere in equilibrio tutti i tuoi ruoli?

La sto affrontando giorno per giorno con l’aiuto di mio marito (anche lui ricercatore e attivo come me in questo momento di emergenza) e con una nonna che, per fortuna, non è riuscita a rientrare a casa in Toscana e che da un mese vive con noi e ci aiuta e supporta giorno dopo giorno. Posso dire che nonostante tutto i bambini sono sereni, e credo che si ricorderanno per sempre questi giorni nei quali eravamo tutti a casa ma dovevamo seguire regole diverse dal solito.

 

Per concludere quello che posso suggerire ai genitori è di pensare che questo periodo presto finirà. Noi adulti torneremo a lavorare come prima, molti di noi di fatto non hanno mai smesso di farlo. Molti bambini sono rimasti “in pausa”. Cerchiamo quindi di non farli essere osservatori ma protagonisti nella famiglia così da facilitare il costruirsi di nuove sintonie tra fratelli e genitori. Affrontiamo questo periodo come se fosse una occasione, un po’ come se fossimo tutti in viaggio in casa nostra.

Condividi