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Inail, call to action per una scienza accessibile a tutti

Si è svolto a Roma il workshop sulle tecnologie bioniche e disabilità organizzato da INAIL

Come agisce la scienza nel campo della protesica e della bionica? Quali sono le prospettive della tecnologia in questo campo? Quali le sfide e i limiti? Queste sono solo alcune delle domande che sono state affrontate nel workshop organizzato da Inail a Roma presso l’Auditorium Inail in collaborazione con Istituto Italiano di Tecnologia, Scuola Superiore Sant’Anna, Fondazione Don Gnocchi e Università Campus Bio-Medico di Roma, nel quale sono intervenuti i vertici di tutte le realtà coinvolte al fianco dei team di ricerca che in prima persona affrontano tali sfide ogni giorno.

L’intervento di Giorgio Soluri, Direttore centrale assistenza protesica e riabilitazione di Inail, ha aperto i lavori mostrando lo scenario nazionale relativo all’incidenza delle amputazioni: in Italia negli ultimi 10 anni possiamo contare circa 15 mila pazienti l’anno, dando un quadro di una situazione sociale che non è affatto trascurabile anche perché, come sottolinea il Direttore Soluri, “l’obiettivo della ricerca di Inail è quello di migliorare la qualità della vita delle persone”, impattando sul tessuto sociale in modo significativo e questo è l’obiettivo alle quale devono tendere anche i partner tecnologici dell’istituto.

La storia della protesica e della ricerca in tale campo è iniziata circa 60 anni fa, come ci ricorda Christian Cipriani, Direttore dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna, con il lavoro del Centro Protesi Vigorso di Budrio, guidato dal padre delle protesi mioelettriche Johannes Schmidt, un’eccellenza internazionale, dove si sono raggiunti importanti traguardi grazie all’interazione tra bioingegneri, neuroscienziati, terapisti, chirurghi, ortopedici in un’ottica fortemente interdisciplinare.

Proprio la contaminazione tra le discipline, allargando lo spettro anche ai temi della cultura umanistica, è rimasto al centro di tutti gli interventi della giornata: dall’approccio IIT, che al suo interno vede oltre 20 profili differenti e si focalizza sui temi riassunti dall’acronimo BANG (Bytes Atoms Neuroscience Genes) che, come spiega  il Direttore Scientifico Giorgio Metta, cambieranno il mondo, agli interventi di Eugenio Guglielmelli del Campus Bio-medico di Roma e Maria Chiara Carrozza Direttore Scientifico della Fondazione Don Gnocchi, che hanno sottolineato come presso le loro strutture sia fondamentale questa integrazione dei saperi.

Un altro aspetto fondamentale toccato da tutti i partecipanti, riguarda la necessità di creare una rete che connetta tutti i partner di ricerca (IIT, Sant’Anna, Campus Bio-medico) con le realtà in grado di sostenere la validazione clinica delle tecnologie sviluppate, come Inail, Don Gnocchi e tutto il network degli IRCCS nazionali. Tale integrazione è cruciale per superare la cosiddetta “Valle della Morte”, il percorso che la ricerca translazionale deve compiere per portare fuori dai laboratori le innovazioni tecnologiche e condurle alle persone.

La scienza non è scienza se non è accessibile, se non è fruibile da chi ne ha bisogno è solo un esercizio di stile fine a se stesso. Questo è il principio di base che muove la ricerca e la tecnologia di tutte le istituzioni coinvolte nel workshop che suggeriscono un futuro che supera anche la fantascienza, in cui ogni amputato potrà, grazie al supporto dello Stato e ai nuovi device bionici sviluppati, riappropriarsi completamente della propria vita senza compromessi.

SI è conclusa così la parte introduttiva del workshop per lasciare poi  spazio agli interventi tecnici di tutti gli attori coinvolti nella giornata e alle tavole rotonde che hanno visto il coinvolgimento di istituzioni, ricercatori e soprattutto pazienti per tracciare una roadmap della ricerca e sviluppo nel campo della protesica.

In chiusura dell’evento Giorgio Metta, Maria Chiara Carrozza, Christian Cipriani e Eugenio Guglielmelli hanno evidenziato i temi salienti emersi dall’incontro e tracciato alcune linee guida che saranno riassunte in una sorta di manifesto, una lettera di intenti rivolta alle istituzioni che dovrà risuonare come una “call to action” per concretizzare gli sforzi tecnologici e di risorse procusi fino ad oggi anche grazie al continuo supporto di Inail, che si è dimostrato lungimirante ed efficace nel sostenere la ricerca nel campo della protesica e non solo.

“Siamo pronti con diverse soluzioni bioniche e credo che facendo sistema si possa essere come Paese competitivi a livello internazionale, è necessario però identificare esattamente quali sono i problemi che dobbiamo affrontare per superare quella “Valle della Morte” di cui si è parlato” afferma Giorgio Metta, “se riusciremo a superare questi ostacoli ci troveremo davanti ad un cambiamento epocale e potremo davvero fare la differenza sulla qualità della vita di molte persone” ha sottolineato il Direttore Scientifico dell’IIT.

Photo credit: INAIL

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