Un gruppo di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Roma ha identificato i movimenti che aiutano a sincronizzarci nella danza con o senza musica. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Current Biology.
Roma, 6 agosto 2024 – Nei concerti, negli stadi, nelle discoteche o nei balli di gruppo in spiaggia, ciò che più aiuta le persone a muoversi con lo stesso ritmo è il rimbalzo, un semplice movimento che agisce come facilitatore di sincronizzazione tra le persone. Questo è il risultato emerso dagli studi condotti dai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Roma per comprendere i meccanismi che guidano i movimenti sincroni delle persone nella danza. L’origine di questa scoperta potrebbe essere legata al rimbalzo che gli esseri umani sperimentano da neonati attraverso il movimento della camminata materna.
Il gruppo di ricerca coordinato da Giacomo Novembre, Principal Investigator dell’Unità Neuroscience of Perception and Action del Center for Life Nano- & Neuro-Science dell’IIT a Roma, ha studiato e analizzato il comportamento di 35 coppie di persone a cui è stato chiesto di muoversi spontaneamente mentre ascoltavano della musica in situazioni differenti: ascoltando la stessa musica o brani differenti con le cuffie, oppure guardandosi o senza guardarsi. La loro domanda di ricerca è stata: cosa guida le persone a sincronizzarsi nei movimenti di una danza? La musica o la vista, o entrambi? I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Current Biology.
Durante l’esperimento, i partecipanti erano in piedi l’uno di fronte all’altro, ciascuno su uno spazio delimitato e separati l’uno dall’altro da un paio di metri. Il compito era quello di ballare liberamente al ritmo della musica che sentivano con le cuffie, in modalità “silent disco”, rimanendo nel loro spazio contrassegnato.
I movimenti del corpo nello spazio sono stati registrati utilizzando marker indossabili posizionati sulle principali articolazioni, e registrati da un sistema ottico di cattura del movimento con delle telecamere a infrarossi (Vicon). Usando un algoritmo guidato solo dalla struttura dei dati acquisiti, i ricercatori hanno scomposto i movimenti complessi del corpo in 15 “passi di danza” elementari, che da soli spiegano oltre il 95% di tutti i movimenti registrati.
Esaminando questi movimenti, i ricercatori hanno dimostrato che i passi di danza si sincronizzano o attraverso la visione del partner, in modo indipendente dalla musica, persino quando la musica ascoltata è diversa; oppure attraverso la musica e in modo indipendente dal movimento del partner, ovvero anche se questo si muove in modo del tutto diverso. Esistono, quindi, due modi di entrare in sincronia: quello guidato dalla musica, detto “music-driven”, e quello guidato dal movimento, detto “partner-driven”, i quali sono indipendenti tra loro e possono persino avvenire allo stesso momento senza interferire l’uno con l’altro.
Il ballo di coppia o di gruppo emerge dalla coesistenza di tali modalità, le quali si traducono in specifici movimenti di danza organizzati nello spazio. La sincronia “music-driven” incorpora movimenti anteriori-posteriori, mentre quella “partner-driven” incorpora movimenti laterali, che infatti sono più salienti nei balli faccia a faccia.
Un solo passo di danza sopravvive a questa distinzione e dunque può sincronizzarsi attraverso entrambi i canali (musica e partner), e questo è il rimbalzo, il salto (“bounce”) al ritmo del “beat” musicale.
Il gruppo di ricerca ha osservato che il “bounce” è stato anche l’unico movimento amplificato quando i partecipanti erano visibili l’uno all’altro.
“Il nostro studio suggerisce che il “bounce” verticale funzioni come un regolatore sopramodale del ritmo, un punto di ingresso per la coordinazione nella danza” spiega Giacomo Novembre, Principal Investigator dell’Unità Neuroscience of Perception and Action dell’IIT a Roma. “Essenzialmente, i movimenti verticali quali il “bounce” risultano essere i più efficaci per raggiungere la sincronizzazione con altre persone, attraverso modalità sia visive che uditive”.
“Quello che abbiamo scoperto sul ruolo del salto o rimbalzo ci lascia pensare che, essendo una componente fondamentale della locomozione, esso abbia origine da quello che i neonati sperimentano attraverso la camminata materna”, aggiunge Felix Thomas Bigand, primo autore dello studio e ricercatore post-doc all’IIT di Roma. “Il “bounce” e la locomozione sono tra i primi segnali isocroni che sperimentiamo nella nostra vita e, finora, uno dei pochi movimenti o contesti posturali da bipede in cui i primati non umani sincronizzano i movimenti a livello interpersonale.”
Per maggiori informazioni: “The geometry of interpersonal synchrony in human dance”, Current Biology, https://doi.org/10.1016/j.cub.2024.05.055