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Bioplastica da scarti vegetali per salvare l’ambiente

Produrre plastica utilizzando gli scarti del caffè, prezzemolo e Cannella. La soluzione è stata proposta dagli ricercatori dell’IIT del gruppo Smart Materials guidati da Athanassia Athanassiou

Ogni anno l’umanità produce ben 290 milioni di tonnellate di rifiuti derivanti da plastica. Allo stesso tempo in Europa produciamo circa 28 milioni di tonnellate di scarti vegetali (circa il 10% di quelli prodotti a livello mondiale). La soluzione? Produrre plastica utilizzando gli scarti del caffè, prezzemolo e Cannella.

La soluzione è stata proposta dagli ricercatori dell’IIT del gruppo Smart Materials guidati da Athanassia Athanassiou. L’innovazione permetterebbe di aprire nuova e inattesa frontiera ed entrare in un mondo in cui gli scarti delle lavorazioni non solo sono recuperati per intero, ma anzi sono riutilizzati per applicazioni che a loro volta consentono di ridurre il consumo di materie prime e l’inquinamento.

Il procedimento è semplice: gli scarti di caffè, prezzemolo e cannella – se ne potrebbero usare anche altri – vengono trattati con solventi che evaporano durante il processo e possono essere recuperati, o vengono processati con altri polimeri biocompatibili. Il risultato è che questa materia si rende malleabile, pronta per diversi usi, esattamente come i polimeri derivati oggi dal petrolio. Con la differenza che qui stiamo parlando di una materia completamente biodegradabile.

Gli utilizzi potenziali sono molteplici, perché tutto dipende dai vegetali usati e dalle nanoparticelle con cui questi vengono arricchiti. In questo modo si possono ottenere plastiche con proprietà antiossidanti e antimicrobiche. E non mancano quelle con la capacità di assorbire i metalli pesanti dispersi nell’acqua o essere adatte per l’inseririmento di chip o altre componenti elettroniche, sfruttando le caratteristiche magnetiche. Tutte combinate con alcune proprietà tipiche dei vegetali di origine, prezzemolo, caffè o cannella.

Potremmo così avere plastica a km zero, di origine controllata, in grado di cambiare colore e fragranza ad ogni stagione. Un materiale 100% green, che in più potrebbe consentire di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti biologici. In un futuro non troppo lontano si potrebbe arrivare alla realizzazione di contenitori per alimenti anch’essi commestibili. Un mercato potenziale enorme. Il prossimo passo è lo scaling up del processo, ossia il passaggio dal laboratorio alla costruzione di una filiera robusta.

Le bioplastiche hanno impieghi potenziali ad alto valore aggiunto: dai tappetini per il mouse fino ai fili per la sutura chirurgica in grado di rilasciare un farmaco, dalle dai prodotti per bambini ai giocattoli, dalle tovagliette al packaging per gli alimenti. Ora tocca all’industria compiere il passo successivo per la produzione.

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