“Nel contagio” è il nuovo saggio di Paolo Giordano, edito da Einaudi
La normalità è sospesa. Ora è il tempo dell’anomalia, dobbiamo imparare a viverci dentro, trovare delle ragioni per accoglierla. Non è un accidente casuale né un flagello. È già accaduto e accadrà ancora. Non è la prima pandemia del mondo, è la più veloce.
“Nel contagio” è il nuovo saggio di Paolo Giordano, scrittore e fisico torinese, vincitore con il suo romanzo d’esordio “La solitudine dei numeri primi” del Premio Strega e del Premio Campiello Opera Prima. Edito da Einaudi, il libro è un instant book che invita a riflettere sulla diffusione della pandemia di COVID-19 per ritrovare una chiave di lettura per una esperienza che sta destabilizzando il mondo, per individuare un significato da condividere, personale e al tempo stesso collettivo. Una riflessione che necessariamente deve prendere avvio dalla complessità del mondo che abitiamo, dall’intricata rete di relazioni e consuetudini quotidiane che, all’improvviso, si è rarefatta fino a trasformarsi in un vuoto difficile da colmare. Quella che l’autore definisce “la paura dell’azzeramento, ma anche del suo contrario: che la paura passi invano, senza lasciarsi dietro un cambiamento”.
Un invito a riflettere che è soprattutto un’esortazione ad adottare uno sguardo diverso sulla realtà, più aperto ed allargato sulla comunità, perché “nel contagio la mancanza di solidarietà è prima di tutto un difetto d’immaginazione”.
A giudizio di Paolo Giordano, è necessaria una prospettiva comune: “l’epidemia c’incoraggia a pensarci come appartenenti a una collettività. Ci obbliga a uno sforzo di fantasia che in un regime normale non siamo abituati a compiere: vederci inestricabilmente connessi agli altri e tenere in conto la loro presenza nelle nostre scelte individuali”. Al tempo stesso, ci motiva ad agire come una comunità, ad essere uniti per fronteggiare insieme le minacce di un futuro diventato, d’improvviso, incerto e carico di rischi.
“Nessun uomo è un’isola”, ma la meditazione di John Donne oggi – ci avverte l’autore – “assume nel contagio un nuovo, oscuro significato”, perché il virus si propaga proprio attraverso la nostra rete di contatti. Il nostro mondo relazionale è, nel contempo, fonte di forza e di vulnerabilità.
Non è sull’idea di una comunità ristretta che possiamo fare affidamento, perché il virus mostra non sono i confini a fermarlo. Noi tutti apparteniamo a una comunità allargata, estesa all’intera umanità. Ed è di questa comunità che dobbiamo imparare a prenderci cura.
E’ opportuno anche riflettere sul lessico e sui toni che adottiamo per descrivere la pandemia: metafore belliche, affermazioni perentorie e tranchant, modi concitati. Il contagio richiede un nuovo modo di esprimersi, più prossimo a quello della scienza, un linguaggio che faccia affidamento sull’uso sistematico del dubbio, sulla scelta di termini appropriati.
Occorre porre rimedio alla consuetudine di comunicare al grande pubblico solo attraverso concetti banali, semplicistici, se non addirittura primitivi. Accentando di fornire risposte veritiere per quanto scomode e se necessario con l’onestà intellettuale di dire “non lo sappiamo ancora”, “queste ipotesi non possono ancora essere provate”, “c’è bisogno di più tempo”. L’auspicio dell’autore è che nella comunicazione qualcosa cambi davvero e che tutti imparino ad essere più esigenti, interrompendo il circolo vizioso della diffidenza che oggi tiene distanti gli esperti e il grande pubblico.
Nel panorama editoriale degli instant book che stanno accompagnando la diffusione della pandemia, “Nel contagio” è un’opera che indubbiamente si distingue per l’originalità di approccio e di intenti. La proposta dell’autore ai lettori è quella di una sorta di diario ragionato, nato per condividere, in tempo pressoché reale, le riflessioni su un evento che promette di segnare il futuro e di incidere profondamente e a lungo sulla nostra comunità.
Un resoconto di pensieri e di vissuti in prima persona, narrati in forma ricercata e agile, attraverso una scrittura che si snoda lungo ventisette capitoli brevi, quasi a formare una successione di altrettanti fermoimmagine. La scelta di uno stile lineare e volutamente misurato che costituisce una nota di merito dell’opera, dove anche le pagine che descrivono l’inquietudine e l’incertezza che una pandemia porta con sé, mantengono una esposizione calma e riflessiva, distante dai toni alterati e allarmistici che hanno spesso esasperato la comunicazione mediatica della pandemia. Nel pieno della tempesta, Paolo Giordano sceglie di offrire un approdo accessibile a tutti, affidando alla scienza e alla matematica la descrizione dei fenomeni più complessi, come le dinamiche del contagio, la logica del distanziamento sociale, l’interdipendenza dell’agire personale in un mondo sempre più interconnesso e globale.
Per quanto figlio di un’emergenza pandemica – e quindi necessariamente breve, tempestivo e mirato – “Nel contagio” ha i requisiti per ritagliarsi nel panorama culturale un tempo di vita maggiore rispetto ai tanti instant book che affrontano la contingenza, collocandosi tra le opere che conducono a tempi di riflessione meno serrati, a linee di pensiero più ampie, in grado di sedimentare le esperienze vissute lungo nuove visioni collettive.
D’altronde, come ricorda l’autore, la scelta di scrivere il saggio nasce dall’esigenza di fissare il vissuto e i pensieri di un’esperienza di sospensione, per “fare un uso migliore di questo tempo, impiegarlo per pensare ciò che la normalità c’impedisce di pensare: come siamo arrivati qui, come vorremo riprendere. Contare i giorni. Acquistare un cuore saggio. Non permettere che tutta questa sofferenza trascorra invano”.
E’ l’idea di una scrittura intesa come riflessione in corso d’opera, figlia di un ritmo quotidiano che si è interrotto, di uno “spazio vuoto inatteso” da impiegare scrivendo, per non “perdere ciò che l’epidemia ci sta svelando di noi stessi”.
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Titolo: Nel contagio
Autore: Paolo Giordano
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2020