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Dal sasso all’uomo

Alberto Diaspro è il nuovo presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata

Alberto Diaspro, professore ordinario di Fisica applicata al Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, direttore di ricerca in Nanoscopia all’Istituto Italiano di Tecnologia e Accademico effettivo nella classe di Scienze dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, è stato eletto Presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata, SIBPA (https://www.sibpa.it), a conclusione del XXV Congresso Nazionale tenutosi a Parma, Capitale della Cultura 2020-21, in forma virtuale.

Il Congresso ha visto la partecipazione di oltre 150 biofisici italiani e tra le prestigiose letture magistrali tenute da scienziati nazionali e internazionali ha annoverato quella di Martin Chalfie della Columbia University, laureato Nobel nel 2008. La SIBPA, prossima ai 50 anni, è la più antica società scientifica nazionale di Biofisica, fondata a Parma nel 1973 da un gruppo di giovani biofisici – Paolo Cavatorta, Pier Raimondo Crippa, Roberto Favilla, Giorgio Montagnoli e Arnaldo Vecli – stimolati dalle ricerche pionieristiche in biofisica e cibernetica di Antonio Borsellino, professore di Fisica Teorica all’Università di Genova, e di una rete di ricerca che divenne il nucleo del prestigioso Istituto di Biofisica del CNR, cuore e cervello insieme alle Università e altri Enti e Istituti di ricerca della SIBPA, ieri e oggi. Il primo convegno della SIBPA si tenne a Camogli nel dicembre del 1973. Tra Genova e Camogli, Antonio Borsellino seppe stimolare nuove generazioni di scienziati ad occuparsi di una disciplina scientifica dai confini illimitati che muoveva i suoi primi passi in un territorio della conoscenza sconfinato dove, ancora oggi, l’oggetto della biologia viene affrontato e studiato coi metodi e col corredo concettuale della fisica. È l’intima relazione tra le domande della biologia e l’elaborazione della fisica che trova casa nella SIBPA, con la sua storia e le sue attività proiettate in un futuro che appare già contemporaneo. Borsellino fu anche il fondatore di IUPAB International Union of Pure and Applied Biophysics

Alberto, con quale spirito affronti questo prestigioso incarico?

È un grande onore e una grande responsabilità quella di poter contribuire alla crescita della SIBPA dove in modo naturale le tematiche di ricerca di base si uniscono a quelle applicate in un “unicum” per offrire alla società quella concretezza che la scienza sa portare e che emerge soprattutto nei momenti difficili. Tra i pilastri dello sviluppo della SIBPA vi è quello della formazione e della valorizzazione della ricerca in biofisica delle giovani generazioni, in una azione di squadra con le ricercatrici e i ricercatori più affermati nello spirito dell’iconico passaggio della borraccia tra Coppi e Bartali. In fondo, non importa sapere chi la passa e chi la riceve quando il traguardo è condiviso. È in fondo questa una teoria verificata “sul campo” come ha mostrato la Nazionale di calcio ai Campionati Europei.

Antonio Borsellino che fondò la SIPBA, come sottolinei, fu un precursore della moderna biofisica e si occupò di tecnomedicina e sanità robotica, branche di studio e applicazioni molto vicine al lavoro di IIT

Sì, con il lavoro di Borsellino e di tutti coloro che hanno seguito le sue orme in seguito si percorre la strada che ha visto poi il successo anche del progetto messo a punto in IIT. Il principio è quello della interdisciplinarietà. La biofisica è forse l’unica disciplina che riesce a mettere in relazione intima i quesiti della biologia in tutte le declinazioni. Dai quesiti del biomedico fino all’elaborazione della fisica. La biofisica è una delle discipline che uniscono di più, dove la ricerca di base è il grande motore. In IIT mettendoci al servizio del Paese, per contribuire al miglioramento della competitività delle piccole e medie imprese, siamo partiti da una ricerca di base che si è trasformata, grazie ai risultati ottenuti, in un momento applicativo e poi nella traslazione verso il trasferimento tecnologico. Siamo stati rapidi, meno di dieci anni, che sono un tempo relativamente molto breve. La biofisica è un territorio di conoscenza sconfinato dove l’oggetto della biologia è affrontato e studiato con i metodi e con il corredo concettuale della fisica. Mario Ageno, fondatore della biofisica italiana, sosteneva che la biofisica realizzava una traiettoria ideale che passava attraverso il modello del più semplice organismo vivente, collegando in un unico arco il sasso all’uomo.

In passato hai già avuto incarichi in società scientifiche?

Sono stato Presidente dell’EBSA, European Biophisical Societtes Association, e grazie agli studi condotti in IIT ho ottenuto l’Emily Gray award per il contributo fornito all’insegnamento nel campo della biofisica. Con la presidenza della SIPBA potrò continuare a mantenere attivo il sistema di scambi internazionali, fondamentale per ogni attività scientifica. Cito il premio perché la SIPBA segue con grande impegno il lavoro dei giovani ricercatori per sollecitarli a riconoscersi come biofisici, dando loro la possibilità di conquistare indipendenza per le loro ricerche, sostenendoli anche dal punto di vista economico. Eredito questa linea strategica da un componente uscente del direttivo, Paolo Bianchini, che rappresentava IIT nella Società. Nel nuovo consiglio l’Istituto Italiano di Tecnologia sarà rappresentato da Luca Lanzanò, oggi professore associato all’Università di Catania e affiliato scientificamente alla linea di Nanoscopy.

Quale sarà il programma della tua presidenza?

Con l’accordo del comitato direttivo della Società lavorerò per favorire la mobilità nei laboratori e sviluppare la didattica nella biofisica. Vorrei, così, porre una forte attenzione sulla formazione dei giovani per far in modo che venga compreso e abbracciato il principio dell’interdisciplinarietà. Lo sviluppo di questo processo formativo avrà delle ripercussioni pratiche sulla collocazione professionale degli scienziati e sull’influenza nel trasferimento tecnologico di una competenza di base che non deve essere dispersa. Si deve fare in modo che le ricerche in biofisica vengano valorizzate perché sono un valore inestimabile per il Paese. Metteremo poi in pratica interventi puntuali di minor portata che riguardano il sostegno che SIPBA potrà offrire per favorire le pubblicazioni scientifiche dei ricercatori.

Quale sarà la tua strategia nei confronti delle istituzioni che governano la politica della ricerca nel nostro Paese?

Sono aspetti che devo ancora sottoporre al comitato direttivo ma penso, con diversi colleghi, di intraprendere delle azioni per fare in modo che la biofisica abbia un proprio profilo disciplinare. Oggi questa disciplina è molto “diluita” e quindi la sua visibilità dal punto di vista delle didattiche non è così chiara. In fisica tutti coloro che seguono questa disciplina ricadono sotto la definizione di Fis 07: fisica applicata a beni culturali ambientali, biologia e medicina. Pensiamo che anche la biofisica possa avere un riconoscimento disciplinare. Su questa linea c’è, in via di sviluppo, un progetto molto ambizioso che consiste  nell’inviare una richiesta alla neopresidente di ERC per avere, sotto la categoria Physical Sciences and Engineering, un panel per la biofisica. Questa proposta, ideata da SIPBA, vuole coinvolgere tutte le società di biofisica europee. Per oggi i progetti ERC di biofisica trovano spazio o nella scienza della vita o nei panel di materia condensata dove al loro interno è prevista la fisica biologica. Si tratta di un inserimento che va stretto alla biofisica che, invece, ha una complessità elevatissima. L’idea è quindi quella di fare in modo che ERC adotti un panel in biofisica.

Infine, sempre su ERC, propongo una riflessione personale.

Se la ricerca italiana vuole attrarre ricercatori anche attraverso gli ERC, come avviene, dovrebbe fare un ulteriore sforzo di natura economica che oggi sembra impossibile. Si tratta di dotare chi ospita i vincitori ERC di un corredo aggiuntivo di fondi sul lungo termine, non legato al ricercatore che ha ottenuto un ERC ma legato a tutte le attività dell’istituto che ospita lo scienziato. Il rischio che si corre attualmente è quello di bloccare il reclutamento nelle Università o negli Istituti e Enti di ricerca che hanno saputo attrarre vincitori di ERC. Gli indicatori e le risorse economiche rischiano di andare in saturazione al termine del periodo di finanziamento europeo. Un fondo premiale aggiuntivo per chi ha attratto vincitori di ERC permetterebbe di non mutare le programmazioni e la crescita eliminerebbe il rischio di avere dei PI che si trovino a fare ricerca in solitudine. È un tema delicato e complesso che va affrontato con una certa urgenza.


Alberto Diaspro è Professore ordinario di Fisica applicata al Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, direttore di ricerca in Nanofisica dell’Istituto Italiano di Tecnologia e Accademico effettivo della Classe di Scienze dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Attivo in progetti europei e nazionali, ha oltre 400 articoli scientifici con 15 mila citazioni (H=58) su riviste  internazionali. Il suo team di ricerca è tra i leader mondiali nel campo della microscopia ottica alla nanoscala. È attivo nella divulgazione scientifica, ha ricevuto l’Emily M. Gray Award dalla società internazionale di Biofisica in riconoscimento ai “significativi contributi all’educazione in biofisica” e il Premio per la Comunicazione scientifica dalla Società Italiana di Fisica nel 2019. Scrive dal 2018 nella rubrica “Scienze” del quotidiano Repubblica, ed.Genova. Nel 2020 ha pubblicato “Quello che gli occhi non vedono” con Hoepli, un racconto appassionato di ricerca e microscopia. AD è Presidnete del Consiglio Scientifico del Festival della Scienza dal 2016. Dal 2021 è Presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata, SIBPA

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