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Dal Teatro al teatro nelle scuole: l’idea di Dario Focardi contro il silenzio del palcoscenico

A Cascina tecnologia e teatro arrivano nelle scuole con il progetto Cosa può un robot?

Era lo scorso Ottobre 2020, è all’Internet Festival di Pisa organizzato da Fondazione Sistema Toscana, presso il Museo delle Navi Antiche andava in scena uno spettacolo, prodotto da Fondazione Sipario Toscana-La Città del teatro di Cascina, ambientato nel futuro con l’attore Dario Focardi ed EGO, il robot messo a punto da IIT-Istituto Italiano di Tecnologia e dal Centro di Ricerca dell’Università di Pisa “E.Piaggio” sotto il coordinamento del Prof. Antonio Bicchi. Una preview del debutto che si sarebbe dovuto tenere a fine mese presso la Città del Teatro di Cascina. Quel debutto però non c’è mai stato, e le luci a Teatro sono rimaste spente oramai da molti mesi.Nonostante le difficoltà di un periodo difficile e complesso come quello che da oltre un anno il mondo intero sta attraversando, quello spettacolo è rimasto in cantina in attesa che le luci del palcoscenico possano riaccendersi, ed è stato invece messo a punto “Cosa può un robot.Un percorso artistico e formativo nato da un’idea dell’attore Dario Focardi e dell’amministratore delegato di GREAT Robotics Pericle Salvini, realizzato da Fondazione Sipario Toscana – La Città del Teatro con il sostegno di Fondazione Toscana Spettacolo Onlus (Circuito Regionale multidisciplinare) e Regione Toscana nell’ambito del progetto speciale “Così remoti, così vicini – Nuove idee per un teatro a distanza”. Si tratta di un progetto educativo e formativo rivolto alle classi della Scuola Primaria, che ha voluto trasformare la LIM, la Lavagna Interattiva Multimediale, in un ambiente dove teatro e gaming si incontrassero.  L’attore EGO è tornato casa dentro i suoi laboratori di IIT e del Centro Piaggio, aspettando una nuova performance dal vivo. E l’attore Dario perché si è inventato “Cosa può un robot”?Stare a casa, con molto tempo a disposizione, ha liberato degli slot creativi che avevo bloccati da tempo, così ho dato spazio a questa nuova idea, che io e Pericle stavamo elaborando già da almeno un anno, che poi è diventata un progetto grazie alla condivisione con il direttore artistico della Fondazione Sipario Toscana-La città del Teatro, Luca Marengo, e al lavoro di tutte le persone di questo Centro di Produzione Teatrale. La pandemia ha chiuso il nostro luogo di lavoro al pubblico ma non ha fermato la nostra creatività. In cosa consiste nel dettaglio questo progetto? A primo impatto mi verrebbe da rispondere in questo modo: “esplorare nuove strade in un periodo così arido”. Abbiamo avuto pochissime relazioni sociali dal vivo e questo ci ha portato ad immagazzinare scorte di solitudine emozionale. Ci siamo immaginati che anche i bambini avessero bisogno di rinnovare un contatto con il mondo esterno, che in questo momento è cristallizzato, così per cercare di contrastare questa tristezza latente abbiamo deciso di mettere insieme Teatro e Robotica, ancora una volta. In questo caso per un progetto educativo che ha coinvolto classi IV e V delle Scuole Primarie del Comune di Cascina. Tutto il progetto si è svolto in DAD. Questo è stato possibile perché tutte le classi erano dotate di una LIM – Lavagna Interattiva Multimediale – e Great Robotics aveva sviluppato un software di gestione da remoto di Coderbot, il robot che abbiamo utilizzato nel progetto e che appartiene all’Università di Milano-Bicocca.I bambini coinvolti hanno lavorato con me su un percorso di riscrittura della favola di Cappuccetto Rosso, mentre con Pericle hanno appreso i primi rudimenti del coding e hanno imparato a guidare Coderbot. Mentre noi conducevamo questa prima parte del percorso, le maestranze della Città del Teatro hanno costruito il labirinto all’interno del quale si sarebbe poi mosso il robot. In concreto, i bambini dovevano guidare Coderbot all’interno di questa escape room/labirinto che ricostruiva il percorso di Cappuccetto Rosso da casa sua, fino a casa della nonna. I bambini erano Cappuccetto. Infatti il robot ha una telecamera montata sulla sua testa, perciò ti permette di vedere in prima persona come se tu stessi giocando a un videogame. Il gaming è il terzo elemento che si inserisce in questo progetto. Ne abbiamo sfruttato alcune caratteristiche essenziali, come il raggiungere un obiettivo che ti viene fornito all’inizio dell’avventura e queste intermedie da risolvere. La giornata finale in cui abbiamo giocato tutti insieme vedeva me e Pericle collegati da La Città del Teatro, e i bambini dalle loro classi. Qual è stata la difficoltà maggiore di interagire con un pubblico così giovane attraverso uno schermo?La distanza fisica ed emotiva che c’era. Lavoro con i bambini da molto tempo e ogni anno conduco diversi laboratori a scuola. Da quando è iniziata la pandemia non ne avevo più fatti. Tornare di nuovo in classe in questo modo è stato straniante. Parli con i bambini a distanza sperando che ti sentano e chiedi conferma ogni volta che sia così, poi li vedi arrivare davanti alla webcam con la mascherina a loro volta straniti. Quando si pensa al Teatro si pensa lontano dalla tecnologia. In questo caso e nella tua precedente esperienza, invece, sembra che la tecnologia sia stata fondamentale. Quanto è stato importante rimanere comunque connessi, nonostante i palcoscenici siano ancora vuoti, per i bambini?Sicuramente la tecnologia in questo preciso momento storico ci sta aiutando molto a mantenere accesi certi interruttori che altrimenti si sarebbero spenti irrimediabilmente. La nostra presenza, seppur a distanza, ha fatto sentire i bambini meno soli. Ha permesso loro di sentire una connessione positiva con l’esterno. Noi stessi abbiamo capito, grazie a questo laboratorio, che bisogna tornare presto a fare progetti a scuola, in presenza. Ne hanno bisogno moltissimo i bambini, ma ne abbiamo bisogno anche noi. Raccontaci anche del tuo spettacolo con EGO: com’è recitare con un robot? È davvero possibile quindi una interazione uomo-macchina anche a Teatro? Io mi auguro che si vedano sempre di più spettacoli come Io (sono) robot, perché possano essere utili a superare la paura che alcuni hanno dei robot. Recitare accanto ad EGO, gestito dall’attore Federico Raffaelli, è un’esperienza che consiglio a tutti i miei colleghi perché ti mette di fronte a delle difficoltà inusuali, come non avere nessuna reazione fisica da parte del tuo partner scenico, e sei obbligato a costruirti un percorso emotivo che deve scavare nel profondo del tuo personaggio. L’interazione che ho costruito con EGO è difficile da spiegare, perché non rientra naturalmente nei canoni tradizionali che hai con un altro essere umano. Hai di fronte un oggetto che non è inanimato, perché agisce indipendentemente da te. D’altronde le macchine sono già presenti nella nostra vita e lo saranno sempre di più, penso che sia meglio relazionarsi con esse fin da ora. Possiamo darci un arrivederci con la speranza di venire a trovare di nuovo te ed EGO a Teatro dal vivo presto o state preparando altro?Io ed EGO torneremo nuovamente a dividere il palcoscenico a settembre a La Città del Teatro di Cascina, quando potremo finalmente concludere il percorso produttivo che la pandemia ha cristallizzato.

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