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È nata l’iniziativa internazionale “COVID-19 Mass Spectrometry Coalition”

La rete internazionale si presenta in una lettera su The Lancet. Il network italiano guidato da Andrea Armirotti di IIT

Questa iniziativa, ideata da Perdita Barran, all’Università di Manchester, è cresciuta in un solo mese fino a diventare una rete di oltre 500 laboratori in tutto il mondo!” ci spiega Andrea Armirotti, Responsabile del laboratorio di Chimica Analitica dell’IIT, il quale si è impegnato in prima persona per coinvolgere i colleghi italiani nel network internazionale. “La rete italiana è nata nel giro di meno di due settimane, su iniziativa dell’IIT“, aggiunge con entusiasmo.E proprio ieri è stato pubblicata su The Lancet una lettera (https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31211-3/fulltext) che il gruppo internazionale “COVID-19 Mass Spectrometry Coalition” ha scritto per spiegare il loro impegno contro il virus SARS-COV-2. “La spettrometria di massa può generare migliaia di dati su un singolo esperimento. Si pensi alla proteomica, dove un esperimento medio può misurare con facilità 5000 proteine ​all’interno di un singolo campione. Si prevede che l’emergenza COVID19 produrrà Petabyte di dati su molti aspetti diversi di questa pandemia. Qual è la struttura chimica precisa del virus? Possiamo identificare dei biomarcatori dell’esposizione in circolazione nell’ospite (noi umani)? E usarli per prevedere l’esito clinico? Possiamo quantificare il virus residuo sulle superfici? Queste domande sono solo alcuni esempi del tipo di risposte che la spettrometria di massa può fornire” ci spiega Armirotti. “I 15 laboratori della rete italiana hanno già deciso di condividere campioni e dati e di condividere gli sforzi analitici. Stiamo già lavorando insieme al primo progetto scientifico su COVID19. Come coordinatore italiano, il mio compito, oltre a rimanere in contatto con la Coalizione mondiale, è quello di assicurarmi che tutti i laboratori italiani forniscano i loro contributi con una sovrapposizione minima o nulla tra loro.“La “COVID-19 Mass Spectrometry Coalition” (https://covid19-msc.org/) è stata istituita nell’aprile 2020. La coalizione è rappresentata da una rete di oltre 500 laboratori di spettrometria di massa (SM) in tutto il mondo. La SM è la tecnica analitica più potente e diffusa utilizzata nella ricerca biomedica, nella diagnostica e nello sviluppo di farmaci. Tra questi laboratori, che appartengono ai maggiori centri di ricerca e università del mondo, c’è anche il “Gruppo italiano COVID19 MS coalition“, che attualmente coinvolge 15 laboratori di varie università e centri di ricerca italiani, tra cui IIT, che ha coordinato e promosso la formazione della rete italiana. In Italia alcuni membri sono CNR, Istituto Gaslini, Istituto Mario Negri, Università di Torino, Università di Verona, Università di Firenze, Università di Bologna, Istituto Zooprofilattico a Torino e Università San Raffaele a Milano.Lo scopo della rete è sostenere la ricerca sull’attuale pandemia (e altre future esigenze) condividendo apertamente risorse, metodi e dati. Alcune delle aree in cui la Spettrometria di Massa può generare informazioni vitali sono: la composizione strutturale del virus, i biomarcatori di esposizione, il rilevamento di materiale virale direttamente dalle superfici e molti altri. Il gruppo italiano è già al lavoro, scambiando idee e informazioni. Alcuni laboratori stanno già svolgendo attività sperimentali su COVID-19. Il Gruppo è immediatamente disponibile a collaborare con qualsiasi entità istituzionale che desideri interagire con i rispettivi laboratori e Istituti. Ulteriori informazioni, nonché l’elenco di tutti i laboratori partecipanti, sono disponibili sul sito www.imass.it.”Il motivo della coalizione può essere riassunto in una parola chiave: condivisione“, conclude Armirotti. “La condivisione di protocolli e metodi è la base della scienza, perché gli esperimenti devono essere riproducibili. La spettroscopia di massa dipende fortemente, se non totalmente, dalla natura e dalla qualità del campione analizzato. Condividere pubblicamente i protocolli che sono stati utilizzati per un determinato esperimento significa che altre persone in tutto il mondo saranno in grado di applicare lo stesso protocollo e (idealmente) ottenere dati comparabili. Pensa al confronto tra la popolazione dell’UE e degli Stati Uniti, ad esempio, e come la pandemia li ha colpiti. Solo applicando esattamente gli stessi protocolli analitici saremo in grado di confrontare dati e risultati e (possibilmente) trarre conclusioni affidabili su popolazioni diverse. Condivisione dei dati: i campioni, in particolare quelli umani, sono estremamente preziosi. È nostra responsabilità morale essere in grado di estrarre quanti più dati possibile e trarne il massimo vantaggio dal punto di vista scientifico.


The Lancet Correspondence: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31211-3/fulltext 

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