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Il contrasto tra materiale e immateriale nella nuova economia post-Covid

Intervento del Direttore Generale di IIT Gianmarco Montanari al Festival del Futuro

Si è tenuto nei giorni scorsi a Verona il Festival del Futuro. Svariati i temi toccati con testimonianze di prestigiosi studiosi esperti in diverse discipline. Per IIT hanno presenziato il Direttore Scientifico Giorgio Metta e il Direttore Generale Gianmarco Montanari. Quest’ultimo è intervenuto nella  sessione “Sviluppo economico e scambi mondiali: i rischi e le opportunità”.Riportiamo il suo intervento.


Il COVID-19 ha creato una frattura storica del trend che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni, dall’introduzione di internet tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio. Si tratta dello scontro tra mondo digitale immateriale e mondo materiale. Tradizionalmente considerati due mondi antagonisti; con la pandemia questa grande divergenza è esplosa introducendo il Dilemma Immateriale vs Materiale.Infatti, da una parte, si è creata una nuova convergenza grazie oggetti IoT ed a tecniche di progettazione, sviluppo e innovazione legate alle tematiche delle computation sciences, e a devices che sono sempre più vicini all’uomo come quelle prossime alla commercializzazione da parte della start-up Neuralink di Elon Musk. Ma in tempi COVID-19 è cresciuta anche l’attenzione e l’importanza del mondo materiale che ha incontrato un nuovo Rinascimento. È diventato palese ai più come, affinché ci sia innovazione siano necessari tempo, ricerca, finanziamenti, ma anche grandi dimensioni e budget, come ha dimostrato lo sviluppo di vaccini da parte delle grandi aziende pharma.D’altra parte ci si è resi conto che nel mondo consumistico in cui viviamo esiste una parte creativa e di progettualità localizzata nelle parti più avanzate del mondo, ma la supply chain è in realtà molto più lunga e, le produzioni più basiche, ma necessarie, incluso l’estrazione di materie prime, avvengono in Paesi delocalizzati e con situazioni più complicate dal punto di vista geopolitico e quindi altamente a rischio.Materiale e immateriale sono entrambi cresciuti in questa fase. Il mondo immateriale, l’E-commerce, ha avuto una crescita esponenziale ma anche il commercio più tradizionale ha saputo sfruttare il mondo immateriale utilizzando avanzati servizi tecnologici. Tutto è diventato più digitale, si pensi anche solo alle conferenze tenutesi in questi ultimi anni grazie alla tecnologia.L’immateriale ha anche mostrato una crescita dei rischi tipici quali quelli legati al cybersecurity e la grande capacità di impattare anche negativamente sull’ambiente, ricordiamo l’enorme consumo energetico legato ai processi di mining delle cryptocurrency.Materiale e immateriale non sono ugualmente rappresentati nel mondo. Nel 2019, nel periodo precedente all’esplosione della pandemia, delle 25 società al mondo con un fatturato superiore a 10 miliardi di euro, 14 erano statunitensi, 6 cinesi, 3 giapponesi e solo 2 europee, entrambe tedesche. L’Europa, in questo duopolio geografico, è pressoché assente. Questi grandi aziende, da Amazon a Alphabet e da SAP a Gruppo Otto, per citarne alcune, rientrano tra gli attori immateriali. Tuttavia, guardando ai loro bilanci, solo una parte degli investimenti rimangono nell’immateriale, come quelli per esempio in AI e software etc; ma una parte consistente di essi, invece, viene reinvestita nel mondo materiale come l’estrazione e lavorazione delle materie prime, ad esempio il silicio, il litio, il cobalto, la grafite, il nickel, le terre rare, etc, ovvero i cavi sottomarini che conducono i segnali internet, piuttosto che i data center. Si producono quindi enormi profitti grazie agli oligopoli digitali. Questi ultimi reinvestono nel mondo reale per acquisire leadership “brick and mortar”. Questo dimostra ulteriormente la convergenza tra i due mondi, ormai solo in apparenza così lontani.La domanda a questo punto è se ci sia spazio per dei leader europei, in grado di competere sullo stesso campo dei big player Asiatici ed Americani, al fine di produrre competizione ed innovazione. E’ necessaria una politica industriale europea che individui dei big player in settori strategici che uniscano materialità, e immaterialità. Un esempio? la creazione, in passato del consorzio AIRBUS. Il ruolo della ricerca e sviluppo in questo ambito è evidente. Serve uno scatto creativo e tecnologico per sostenere l’economia del Vecchio Continente dopo la boccata d’ossigeno che riceverà con i fondi europei del post, ci auguriamo, pandemia.IIT attraverso la sua attività di ricerca e trasferimento tecnologico continua ad essere tra i protagonisti di questo processo dalle enormi prospettive.

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