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Il premio Nobel per la Fisica 2023 a Pierre Agostini, Ferenc Krausz e Anne L’Huillier

Intervista ad Annamaria Petrozza, coordinatrice del Center for Nano Science and Technology (CNST) di IIT

Annamaria, come commenti questi premio Nobel ai tre fisici?

È stata premiata la scoperta di una sorgente di luce coerente, piu nota come laser, con impulsi estremamente veloci. IL valore scientifico è senza dubbi affascinante ma per chi come me, e miei colleghi, si occupa di scienza dei materiali vede il premio Nobel assegnato ad uno strumento che ci permetterà grandi avanzamenti nello studio dei materiali e delle loro proprietà. Quindi l’impatto sarà vasto, dall’elettronica, all’energia al bio, solo per menzionare alcuni.

Leggendo tra i commenti agli studi dei tre scienziati si cita “l’infinitamente piccolo” come si può spiegare questa affermazione?

L’impulso della luce dura un miliardesimo di un miliardesimo di secondo, quindi “infinitamente breve”. Il che vuole anche dire che ci permette di studiare il comportamento degli elettroni all’interno di molecole e atomi, cioè “l’infinitamente piccolo”.

Il tuo lavoro di ricerca in IIT ha qualche punto di contatto con gli studi di Agostini, Krausz e L’Huillier?

Una delle mie attività principali è lo studio dei materiali per applicazioni optoelettroniche. Studiamo come la composizione chimica di un materiale e l’interazione tra interfacce di materiali diversi influenzino le loro proprietà optoelettroniche, cioè le proprietà elettroniche in seguito a stimolazione luminosa. Questa conoscenza ci permette di progettare dispositivi che noi tutti utilizziamo, un esempio sono le celle solari. Usiamo laser con impulsi al femtosecondo (un milionesimo di miliardesimo di secondo) per osservare i moti atomici e molecolari e, eventualmente, dedurre quelli elettronici. La possibilità di studiare i miei materiali con spettroscopia basata su laser all’attosecondo, oggetto appunto del premio Nobel, mi permetterebbe di guardare direttamente alle dinamiche degli elettroni nel materiale, senza passare da interpretazioni.

Al momento collaboro con il gruppo della Dott.ssa Caterina Vozzi, Direttore dell’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR, esperta di sorgenti laser all’attosecondo, con l’obbiettivo di applicare il frutto delle sue ricerche allo studio dei materiali che noi in IIT sviluppiamo.

Quali saranno gli obiettivi ulteriori di questi studi?

L’obiettivo principale sarà quello di fare in modo che i laser all’attosecondo, strumenti ancora relativamente complessi usati per studiare sistemi molto semplici, diventino degli strumenti di uso comune nei laboratori, e che siano ottimizzati per poter investigare sistemi complessi, di rilevanza scientifica e tecnologica.

I contenuti di queste collaborazioni, i tuoi studi, indicano una decisa volontà verso il trasferimento tecnologico, è così?

Sì, è proprio così. Sono stati finanziati progetti da diverse agenzie della Comunità Europea, come ERC ed EIC, che puntano a uno step-change che va dalla scienza fondamentale alla commercializzazione di nuovi strumenti.

I premi Nobel 2023 hanno visto l’affermazione di diverse scienziate, Katalin Karikò per la Medicina, Anne L’Huillier per la Fisica, Claudia Goldin per l’Economia 2023, Narges Mohammadi per la Pace. Ècambiato molto da quando questi premi erano quasi esclusivamente per scienziati.

Gli Accademici che fanno parte della giuria del Nobel sono da qualche anno attenti al contributo delle donne in diversi ambiti, scientifici e sociali.

Ma le condizioni ambientali, lavorative continuano ad essere molto diverse tra donna e uomo non solo per chi si occupa di ricerca, è così?

L’impegno sembra esserci, però è una questione culturale e di educazione, che purtroppo non procedono così velocemente come la tecnologia! Mi ha fatta sorridere una dichiarazione di Katalin Karikò, premio Nobel 2023 per la medicina, che durante una intervista per il ricevimento di una laurea honoris causa dall’Humanitas University nel 2021 consigliava alle scienziate “trovatevi il compagno giusto per la vita”. A dimostrazione del fatto ci voglia un cambiamento culturale a 360 gradi, non solo nell’ambiente lavorativo.

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