Il prototipo nasce nell’ambito del progetto La Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE) di Genova, coordinato dal Comune. Test di digitizzazione dei reperti con il Museo di Archeologia Ligure a Pegli
Un sistema robotizzato innovativo per la gestione dei depositi museali è il risultato ottenuto dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) nell’ambito del progetto de La Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE) di Genova, coordinato dal Comune. Il sistema è composto da un rover autonomo per la navigazione all’interno dei depositi, scaffalature per l’immagazzinamento intelligente dei reperti, e bracci robotici in grado di acquisire in automatico le scansioni in 3D dei manufatti, creandone una copia digitale. Alcuni test di digitizzazione sono avvenuti al Museo di Archeologia Ligure di Pegli (Genova) su reperti risalenti all’antichità.
La realizzazione della piattaforma robotica è stata possibile grazie alla collaborazione multidisciplinare di due gruppi di ricerca dell’IIT: l’Industrial Robotics (InBot) Facility coordinato da Ferdinando Cannella a Genova, e il Center for Cultural Heritage Technology (CCHT) diretto da Arianna Traviglia a Treviso. L’intero sistema rappresenta un prototipo di una soluzione innovativa per l’organizzazione e digitalizzazione dei depositi museali e sarà a disposizione della CTE di Genova, della Direzione Musei del Comune di Genova e di tutta la rete dei musei italiani interessati a testarne l’efficacia.
La Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE) – Opificio digitale per la Cultura di Genova (https://cte.comune.genova.it/) ha sede nei locali dell’ex stazione ferroviaria di Genova Prà, un edificio che è stato rinnovato per accogliere il nodo ligure della rete nazionale di CTE promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e composta da un totale di 13 Case, per lo sviluppo di competenze innovative, start-up e trasferimento tecnologico. La CTE di Genova nasce nell’ambito di un progetto di cui il Comune di Genova è capofila, finanziato dal MIMIT, e che coinvolge un partenariato di dieci soggetti pubblici e privati, tra cui l’IIT.
L’IIT ha contribuito al progetto con una squadra multidisciplinare composta da robotici, ingegneri, informatici, museologi e archeologi, e introducendo tecnologie all’avanguardia come robotica, 5G, scansione 3D, blockchain e intelligenza artificiale. L’obiettivo è stato quello di individuare soluzioni capaci di migliorare la gestione dei depositi museali, grazie anche il confronto e la collaborazione dei musei liguri, quali il Museo di Archeologia Ligure a Pegli.
In Liguria, così come in tutta Italia e nel mondo, i depositi museali custodiscono la maggiore parte delle collezioni dei beni culturali esistenti. Il patrimonio artistico e storico esposto all’interno dei musei è infatti solo una minima parte di quanto custodito. I depositi, però, come evidenziato da una ricerca dell’International Council of Museums (ICOM, 2024) soffrono di una mancanza di spazio e di attrezzature adeguate a garantire condizioni ottimali di conservazione, oltre che di accesso e catalogazione dei beni.
Il sistema robotizzato sviluppato dall’IIT rappresenta una possibile soluzione per potere gestire in maniera efficiente all’interno dei depositi sia la digitizzazione e la catalogazione del reperto, sia l’organizzazione degli spazi, evitando i sovraffollamenti.
La piattaforma prevede la sostituzione degli scaffali tradizionali con modelli compatti e modulari, progettati per alloggiare vassoi trasparenti in sostituzione delle tradizionali cassette che contengono i reperti. Inoltre, la movimentazione di tali scaffali è affidata a un rover in grado di muoversi attraverso il deposito in modo autonomo e sicuro. Il rover, quindi, può spostare uno scaffale dove è presente un reperto di interesse e portarlo alla postazione predisposta per la digitizzazione .
Quest’ultima è costituita da due bracci robotici che operano in sinergia e che sono programmati per l’azione combinata di movimentazione dei singoli vassoi e acquisizione digitale dei reperti presenti su di essi. Un primo braccio preleva il vassoio dallo scaffale, il secondo – equipaggiato con uno scanner a luce strutturata – esegue la digitizzazione 3D degli oggetti. La trasparenza dei vassoi rende possibile una scansione di tutto il volume dell’oggetto, a 360 gradi, garantendo una riproduzione accurata e completa dei reperti.
Una voIta che i dati sono acquisiti, questi vengono caricati in un cloud dedicato, dove l’immagine viene associata alle informazioni storico-artistiche dell’oggetto, creando così un catalogo digitale. Al termine della scansione, i vassoi vengono ricollocati nello scaffale, e quindi riportati nella posizione all’interno del deposito. L’intero processo si appoggia a una rete 5G, che garantisce bassa latenza, precisione nei movimenti e alta affidabilità del sistema.
Il team di ricerca ha testato la qualità della scansione dei reperti grazie alla collaborazione con il Museo di Archeologia Ligure, diretto dalla Conservatrice Responsabile Patrizia Garibaldi, dove sono custoditi oggetti che testimoniano la storia antica della regione, risalenti fino a 100 mila anni fa. Tra i resti digitizzati vi sono un bicchiere a bocca quadrata e una pintadera rinvenuti nella Caverna delle Arene Candide e risalenti al Neolitico medio; un Disco lunare proveniente da Libarna del I secolo d.C.; il Busto di Agrippa, rinvenuto a Genova e risalente al I secolo d.C.
La soluzione individuata dai ricercatori dell’IIT ha l’obiettivo di ottimizzare lo spazio disponibile, monitorare periodicamente lo stato dei reperti e digitizzarli con regolarità, riducendo tempi e interventi manuali. I musei, quindi, possono migliorare la conservazione delle collezioni e rendere più accessibili dati e informazioni su un patrimonio spesso difficilmente fruibile.



