Il 25 e 26 ottobre l’European Research Council ha organizzato un convegno scientifico sull’intelligenza artificiale. In gioco il futuro politico e tecnologico dell’Europa.La gestione delle prenotazioni per visitare la Galleria degli Uffizi a Firenze è affidata ad un’ App che ha permesso la cancellazione delle lunghe code per accedere al museo: questo è uno dei primi e più semplici esempi citati durante la conferenza “Frontier Research and Artificial Intelligence” organizzata dall’European Research Council (ERC) a Bruxelles il 25 e 26 ottobre, per sottolineare come l’Intelligenza Artificiale (IA) sta avendo, e continuerà ad avere, un impatto sulla nostra società. L’iniziativa è la seconda conferenza che l’ERC organizza per affrontare tematiche di ricerca di frontiera coinvolgendo i ricercatori dei diversi paesi dell’Unione beneficiari delle prestigiose borse dell’ente. Nel 2017, anno della prima edizione, il tema era stato la “Frontier Research and Science Diplomacy”. L’approccio è multidisciplinare con l’obiettivo di contribuire ai dibattiti sulla ricerca e sulle policy di ricerca interni all’Unione Europea. A discutere di Intelligenza Artificiale, infatti, l’ERC ha invitato matematici, robotici, informatici, neuroscienziati, esperti di etica e scienziati sociali; tra di essi due ricercatrici di IIT, Agnieszka Wykowska e Barbara Caputo. Tutti gli interventi hanno dimostrato che l’IA, sebbene risulti uno dei temi caldi degli ultimi anni, è il risultato di una storia molto più lunga. Basti ricordare che la sua data di nascita “ufficiale” la troviamo nel 1956, durante il convegno al Dartmouth College nel New Hampshire (USA) voluto dai padri fondatori, quali John McCarthy, Marvin Minsky e Claude Shannon e basato su una proposta di progetto di studio (Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence) che partiva dalla congettura che “ogni aspetto dell’apprendimento o altre caratteristiche dell’intelligenza possono essere descritte così bene da fare in modo che una macchina le possa simulare”. Nel corso degli anni la ricerca in IA, ha avuto almeno tre fasi, caratterizzata da parole chiave quali “reti neurali artificiali”, “big data” e il più recente “deep learning”. Nella prima fase l’IA veniva costruita scrivendo regole e chiedendo alla macchina di utilizzarle per prendere delle decisioni secondo algoritmi di inferenza determinati dal programmatore (umano). Nella seconda fase, si è capito che si poteva automatizzare la scrittura delle regole, o anche non scriverle, e lasciare alla macchina l’analisi dei dati del problema, utilizzando degli algoritmi statistici. E’ dove hanno fatto ingresso le reti neurali artificiali, ovvero algoritmi che in qualche modo imitano i meccanismi di calcolo distribuito del cervello. Questo tipo di algoritmi ha avuto una rinascita negli ultimi anni grazie alla disponibilità di grandi quantità di dati (i big data) e calcolatori sempre più potenti. È quello che è stato ribattezzato con “deep learning”, dove la parola “deep” (profondo) riguarda il numero crescente di strati di neuroni artificiali che si riescono a utilizzare. Attualmente la comunità scientifica sta lavorando per sfruttare appieno i metodi del “deep learning”, cercando di ridurre le possibilità di errore.Nel corso della sua storia, che apparteneva per lo più all’informatica, l’espressione “intelligenza artificiale” compariva in comunicazioni tecnico-scientifiche per gli addetti ai lavori e in quelle giornalistiche per lasciare intendere il tentativo della comunità scientifica di riprodurre una sorta di intelligenza all’interno del calcolatore. Al contrario oggi l’IA si è trasformata in una parola chiave attorno cui si sta costruendo la competizione economica e tecnologica fra continenti, con implicazioni etiche e politiche non trascurabili, tanto che l’utilizzo non responsabile dell’IA è diventato sinonimo di rischio per la democrazia.Un richiamo particolare su etica, democrazia e IA è stato fatto da Signe Ratso, Direttore generale aggiunto della DG Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, la quale, però, ha anche elencato i settori cui ci si aspetta che l’IA porti beneficio: la salute, l’efficienza energetica, la sicurezza stradale e la sicurezza informatica. Secondo Ratso l’Europa dovrà, inoltre, affrontare numerose sfide socio-economiche, tra cui l’aggiornamento e la formazione della propria forza lavoro e la capacità di attrarre e mantenere i talenti nel continente.I paesi europei che si stanno già attivando con iniziative nazionali sull’IA sono la Germania, dove il Governo Federale è al lavoro su una strategia nazionale che verrà annunciata a dicembre, e la Francia con il progetto “AI for Humanity”, presentato alla conferenza ERC dall’ospite d’eccezione Cédric Villani, matematico e parlamentare francese, che per conto del governo ha coordinato la stesura del report “For a meaningful AI”, da cui ha preso avvio l’iniziativa. In Italia è stato istituito il Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti, che riunisce 43 Università italiane e oltre 600 ricercatori ed enti di ricerca tra cui IIT e CNR – lo ha ricordato Barbara Caputo dell’IIT che è membro del Comitato di Gestione. Gli interventi di Caputo e Wyskowska dell’IIT hanno, inoltre, evidenziato che l’Italia ha una comunità robotica molto forte e che l’IA capace di funzionare dentro un corpo robotico può essere la chiave di successo per il nostro Paese.L’Europa nel suo insieme sta per compiere alcuni passi importanti. Sono state citate le reti Ellis e Claire. La rete Ellis (European Lab for Learning & Intelligent Systems) è una proposta che la comunità scientifica europea ha lanciato nell’aprile di quest’anno tramite una lettera aperta, con supporto internazionale, affinché si investa di più in AI e si crei un network tra le migliori accademie e industrie in Europa, in modo da non restare indietro rispetto ad Asia e Nord America. CLAIRE sta per “Confederation of Laboratories for Artificial Intelligence Research in Europe” e nasce anche essa da un appello, lanciato nel mese di giugno di quest’anno, dalla comunità scientifica europea per istituire una rete di laboratori all’avanguardia sull’IA. Durante il suo intervento il Presidente dell’ERC, Jean-Pierre Bourguignon, ha sottolineato la volontà di ERC di contribuire con contenuti scientifici all’avanguardia al dibattito in corso sull’IA. Nei prossimi mesi la Commissione pubblicherà un nuovo rapporto su IA ed Europa.