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La minaccia robotica

Richard Baldwin The Globotic Upheaval: Globalisation Robotics, and the future of work

Non è ancora stato tradotto in Italia questo libro del Professor Baldwin e può già contare su un discreto numero di recensioni. Il motivo? La sintesi del lavoro del docente del Graduate Institute di Ginevra conduce a due risultati molto cari alla pubblicistica nostrana, da un lato compare un succulento neologismo: globotica, dall’altro si può paventare una nuova minaccia: i robot conquisteranno anche impieghi ora occupati dalla classe media, perfino i giornalisti potranno essere sostituiti da queste macchine fornite d’intelligenza artificiale. Così si perderanno altri posti di lavoro come sta avvenendo a causa dell’utilizzo da parte di diverse aziende multinazionali di Amelia, un robot centralinista bionda, è meglio specificare, che risponde a migliaia di telefonate di clienti che parlano tutte le lingue del globo e che lei conosce, ovviamente. Quindi non più robot che sostituiscono operai dalle mansioni ripetitive ma robot che sostituiscono colletti bianchi.

Inquietante è il termine ricorrente nelle recensioni. Infatti, è questa la sensazione che ci pervade osservando quanto si possano tradurre seri studi come questo di Baldwin in semplificazioni che conducono lontano dal vero problema che è quello della mancanza di lavoro, oggi, per un gran numero di persone e non certo a causa dei robot. Sicuramente, in futuro l’automazione progredirà come si svilupperanno gli studi sull’intelligenza artificiale ma la presenza dell’uomo, seppur con funzioni sempre più sofisticate, sarà sempre indispensabile. Globotica allora potrà significare creare una collaborazione creativa tra uomo e macchina che produca lavoro e non che lo sottragga.

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