Cerca
Close this search box.

La società pandemica “non inclusiva”

Da un articolo scientifico pubblicato su Frontiers of Psycology

Nel giugno 2020 il gruppo di ricerca UVIP dell’IIT, coordinato da Monica Gori, intervistava telefonicamente un gruppo di persone con e senza disabilità visiva per comprendere come il primo lockdown in Italia, che durò da marzo a maggio 2020, e in generale le misure anti pandemia, avessero influito sulla loro vita. “Qual è stata la maggiore difficoltà che hai riscontrato sia dal punto di vista psicologico che quello pratico?” chiedevano, insieme ad una serie di domande a risposta multipla volte a indagare se quella differenza di condizione – l’essere o non essere ciechi – poteva rendere i vissuti diversi e per quale motivo. A distanza di due anni, le ricercatrici hanno pubblicato i risultati della loro indagine in un articolo apparso su Frontiers of Psycology e dal titolo “The impact of COVID-19 on the everyday life of blind and sighted individuals”. I dati mostrano che le misure di risposta alla pandemia messe in atto da governi, comunità e aziende hanno mancato di inclusione, portando nella vita delle persone con disabilità visiva elementi di difficoltà che hanno alterato le loro capacità di autonomia.

Durante il lockdown i cambiamenti di abitudine, l’alterazione del sonno, e l’isolamento sociale sono stati tra i principali aspetti con cui ci si è dovuti confrontare, ma le situazioni sono state differenti per persone con o senza disabilità visiva. I risultati del questionario, infatti, mostrano che le persone vedenti hanno sofferto maggiormente la carenza di socialità – “il non essere in grado di vedere fisicamente le altre persone” – mentre le persone cieche hanno sentito di dovere affrontare molti problemi di natura pratica e logistica.

Le persone non vedenti, per esempio, sono abituate a sopperire alla mancanza della visione con l’uso degli altri sensi – l’udito e il tatto – ma il distanziamento fisico e l’uso di mascherine e guanti ha precluso loro tale multisensorialità. “Il distanziamento sociale e l’uso della mascherina creano dei problemi nel capire se la persona con cui sto parlando è ancora lì oppure è andata via… più in generale è difficile capire quanta distanza fisica c’è tra me e un’altra persona”, ha detto uno degli intervistati. Anche la segnaletica pubblica per favorire il distanziamento era per loro poco accessibile, come hanno sottolineato in un’altra intervista: “le direzioni obbligatorie segnalate nei negozi e nei luoghi pubblici sono state un grande problema, in quanto se non riesco a vederle, come posso sapere dove devo andare?”. Lo stesso disorientamento è stato vissuto nell’accesso agli strumenti per la spesa online, “troppo lenti nell’eseguire un ordine”, e in generale nelle uscite dall’abitazione per cui “era sempre necessario essere accompagnato”.

Il gruppo di adulti intervistati – 27 persone non vedenti e 17 vedenti – ha un’età media di 40 anni e proviene per la maggior parte dalla Liguria e in minore numero dalla Toscana e dal Piemonte. La situazione registrata ha delle somiglianze con quella riportata da uno studio condotto nel Regno Unito dal Royal National Institute of Blind People, in cui vengono evidenziate le difficoltà registrate dalle persone non vedenti in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord proprio a causa delle misure di distanziamento sociale. Il report, realizzato a maggio 2020, afferma che anche nel Regno Unito le persone con disabilità visiva vivevano tali misure come fortemente limitanti la loro autonomia, fino ad avere difficoltà ad acquistare il cibo.

Le ricercatrici di IIT hanno trovato nel lavoro inglese un punto di inizio per potere approfondire ulteriormente le difficoltà delle persone cieche durante la pandemia, lasciando anche più spazio ai vissuti emotivi. Giorgia Bertonati e Maria Bianca Amadeo, autrici del lavoro spiegano “I nostri risultati mostrano vissuti di frustrazione e delusione nei confronti della necessità di riorganizzare la propria vita quotidiana (e quindi talvolta di perdere la propria autonomia) e, in tal senso, nei confronti di un parziale senso di abbandono da parte della società”.

Il team di ricerca auspica che il loro studio possa aiutare a identificare soluzioni più inclusive nella società post pandemica, aumentando la sensibilità e l’interesse della comunità scientifica e della società in generale verso coloro che hanno necessità differenti.


L’articolo scientifico: “The impact of COVID-19 on the everyday life of blind and sighted individuals”, Monica Gori, Giorgia Bertonati, Emanuela Mazzoni, Elisa Freddi, Maria Bianca Amadeo

Condividi