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La trasparenza oltre gli obblighi di legge

Stefano Desiderio, Direttore Compliance IIT, racconta un percorso formativo e informativo sull’etica e la trasparenza per il personale dell’Istituto Italiano di Tecnologia

Nel 2021, la Direzione Compliance ha avviato un percorso formativo dedicato all’Etica, alla Corruzione ed al Conflitto d’Interesse. Il corso sarà rivolto a tutto il Personale in varie sessioni e sarà itinerante, raggiungendo anche i Centri della Fondazione. Nei giorni scorsi si è tenuto nella sede di IIT a Morego la terza sessione Vi hanno partecipato sia dirigenti amministrativi che ricercatori. Stefano Desiderio Direttore Compliance ha ideato ed organizzato, questa sessione di formazione.A lui abbiamo chiesto il motivo di questo intervento.Il decreto legislativo 231 stabilisce la responsabilità del datore di lavoro e dell’azienda/ente in caso di illeciti compiuti dal proprio personale. Per fare questo, una azienda o organizzazione si dota di un modello organizzativo di gestione che raccoglie una serie di protocolli per definire e regolare la struttura aziendale e i suoi processi sensibili. Obiettivo di questo modello è quello di ridurre la possibilità che in una organizzazione si verifichino degli illeciti da parte dei propri dipendenti o collaboratori. Tra i protocolli del 231 ve ne è uno che riguarda la trasparenza e la prevenzione alla corruzione. Da qui l‘esigenza di approfondire con i colleghi questo tema. Come Direzione Compliance, abbiamo quindi organizzato questo corso per chiarire cosa intendiamo per corruzione, cosa facciamo per garantire la trasparenza dei nostri comportamenti, e su questo argomento poi stimoliamo riflessioni e approfondimenti attraverso dibattiti in aula. Il tutto anche con l’ausilio di alcune colleghe della organizzazione Transparency.org, che a livello mondiale si occupa di contrastare il fenomeno corruttivo.Un comportamento trasparente deve essere diffuso in generale e in una organizzazione come la nostra. Vi sono però delle attività che devono essere ancor più sensibili a questa condotta?Innanzitutto va sottolineato che IIT gode di un finanziamento pubblico e quindi tutti noi abbiamo un dovere molto preciso nei confronti dei nostri primi azionisti che sono gli italiani che pagano le tasse. L’utilizzo dei fondi per la ricerca deve seguire quindi dei percorsi di assoluta trasparenza stabiliti dalle regole generali ma anche da quelle interne che ci siamo dati. Vi sono alcuni ambiti delle nostre attività dove il nostro intervento a favore di una assoluta trasparenza va condotto con assiduità. Il primo riguarda la possibilità che IIT offre ai propri ricercatori di sviluppare altre attività oltre quella condotta in IIT. Non si deve dimenticare, in questo caso, che la Fondazione è il primo datore di lavoro per un nostro ricercatore e quindi si devono osservare una serie di regole che devono evitare situazioni in conflitto di interesse. Altra area sotto osservazione è quella delle start up. È un ambito delicato perché, pur essendo ovvio che gli interessi del ricercatore che promuove l’attività coincidono con quelli della start up, è altrettanto vero che vi potrebbero essere, in pura teoria, degli interessi personali nella creazione di una nuova entità industriale. È nostro dovere quindi segnalare sempre che queste iniziative debbono avere un fine istituzionale per IIT ed evitare che l’interesse proprio, che è secondario ad IIT, prevalga su quello primario della Fondazione. Altra area di osservazione dove si possono intravedere situazioni a rischio è quella che afferisce ai rapporti di parentela e di coniugi nell’ambito delle valutazioni del personale. In IIT non si collabora attraverso la partecipazione a concorsi bensì attraverso la valutazione di una commissione istituita ad hoc caso per caso. Se il commissario ha rapporti di parentela con il valutato si deve astenere dalla valutazione. L’osservanza di questa regola è essenziale per evitare l’accusa di conflitto di interesse e il corso mette appunto in evidenza questo limite.Pensi che un’applicazione troppo rigida di queste regole possa limitare le attività di ricerca?No, perché il mio obiettivo non è quello di applicare un sistema coercitivo e sanzionatorio bensì preventivo. Si vuole, anche attraverso questi corsi, mettere in evidenza quali sono i rischi legati a comportamenti poco trasparenti. Quindi il nostro intervento non è sicuramente penalizzante per le attività di ricerca ma al contrario offre sicurezza ai ricercatori ed in generale al personale titolare di budget informandoli su quelli che sono i rischi e le modalità per evitarli.Che riscontri hai avuto da questo intervento informativo e formativo?Molto positivi, ne stiamo organizzando per l’autunno altri tre. Il primo sarà a Milano e abbiamo già un consistente numero di adesioni. Questi corsi sono importanti anche dal punto di vista dell’analisi temporale sulla penetrazione e comprensione di comportamenti in linea con le regole della trasparenza. La nostra valutazione riguarda gli ultimi quattro anni di attività in IIT e devo sottolineare, leggendo le reazioni all’ultimo corso, che oggi parliamo ad un pubblico interno molto più attento e preparato. Dai feedback che ho avuto dopo l’intervento di qualche giorno fa è stata apprezzata l’idea di creare dei gruppi misti tra colleghi che operano nell’area amministrativa e nella ricerca. Ho, inoltre, ricevuto critiche costruttive che mi serviranno per migliorare i prossimi interventi.Hai proposto, ormai da qualche anno, uno strumento, la mail Transparency, per far sì che i colleghi pongano quesiti o segnalino problemi in questa area. Quali sono i risultati dopo questo primo periodoLa mail Transparency si è rivelata un ottimo strumento per fare in modo che il personale di IIT renda note attività che possono rientrare nel conflitto d’interesse, oltre alla richiesta di pareri su questo argomento i quesiti riguardano in gran parte comportamenti o decisioni che possono ricadere nel conflitto d’interesse ai quali diamo immediata risposta. Oggi possiamo contare il doppio delle richieste rispetto agli altri anni, e siamo solo a metà anno. Per esempio, se un nostro ricercatore deve avviare una start up e se il suo rapporto professionale con la Fondazione cambia deve comunicarlo attraverso Transparency e attendere il nostro parere. Ciò avviene regolarmente. È stata sanata una situazione che ha caratterizzato il nostro recente passato quando, non essendoci informazione e formazione, dovevamo prendere atto di situazioni già in essere e quindi intervenire in corso d’opera.Secondo te la sensibilità sulla trasparenza in IIT è migliorata?Quando ho iniziato la mia attività in IIT ho notato che le persone avevano una sensibilità nei confronti della trasparenza elevata ma il loro atteggiamento era di preoccupazione e le domande erano di questo tipo: “Se io sono trasparente cosa succede? Posso crearmi dei problemi di rapporto che possono ostacolare il mio lavoro?”. Il mio lavoro in quel periodo fu di “supporto psicologico” Spesso non si comunicava per paura. Abbiamo Passato, molto tempo a spiegare ai colleghi che un comportamento trasparente non era penalizzante ma lo sarebbe stato l’opposto. I casi che si sono concretizzati nel tempo hanno dimostrato il valore positivo di un comportamento trasparente e quindi oggi le segnalazioni sono diventate evento normale ed anzi opportunità di confronto. A supporto di quanto affermato, cito una breve ma lusinghiera valutazione del nostro operato da parte del Professor Bassi, riportata nella Relazione finale al suo mandato di Presidente del Comitato Etico, dovuta alla sua prestigiosa nomina come membro del Consiglio della Fondazione. Il Prof. Bassi ha scritto che il lavoro della Direzione Compliance è stato essenziale per sostenere all’interno di IIT la diffusione di una cultura etica molto diversa rispetto a certi stili italici secondo cui “l’Etica si applica ai nemici, ma si dimentica con gli amici”. Questo parere commenta il valore positivo del lavoro svolto grazie soprattutto alla collaborazione di tutti i nostri colleghi.

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