Si chiamano “frutti della passione” ma non si trovano sul banco ortofrutticolo e con il frutto esotico condividono solo la forma e certamente non le dimensioni
Infatti, sono capsule di vetro nanometriche (un milionesimo di millimetro di lunghezza) contenenti semi di oro ancora più piccoli. I ricercatori dell’Università di Genova e dell’Istituto Italiano di Tecnologia ne hanno dimostrato l’efficacia in studi preclinici in accompagnamento alla radioterapia per i tumori della testa e del collo HPV positivi.
Valerio Voliani, ricercatore dell’Università di Genova e dell’Istituto Italiano di Tecnologia, le ha sviluppate grazie a un MFAG (My First AIRC Grant), finanziamento quinquennale di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, e le ha battezzate con questo nome proprio per la loro struttura e per celebrare la passione per la scienza che muove i ricercatori.
Il primo aspetto innovativo di questi nanomateriali risiede, appunto, nella forma a frutto della passione, grazie alla quale l’oro contenuto al loro interno non persiste negli organismi. Si tratta di una caratteristica importante, per evitare tossicità qualora queste capsule siano utilizzate in un organismo vivente a scopo terapeutico. L’oro, infatti, può interagire con la radiazione X e aiutare così a focalizzare l’effetto terapeutico della radioterapia esclusivamente dove è necessario e limitando gli effetti collaterali dei trattamenti. Questo è proprio ciò che è stato dimostrato, in studi ancora sperimentali, i cui risultati sono stati pubblicati a maggio 2024 sulla rivista Advanced Materials.
Nello studio, svolto in collaborazione con l’unità operativa di radioterapia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana e l’UMR 1030 del Gustave Roussy di Parigi, i ricercatori hanno dimostrato l’effetto superiore della chemio-radioterapia mediata dalle nano-architetture rispetto allo standard clinico. Gli esperimenti sono stati finora condotti in studi preclinici con tumori della testa e del collo HPV positivi. Questo tipo di carcinomi generalmente colpisce pazienti giovani, per i quali evitare effetti collaterali invalidanti è fondamentale, data la loro lunga aspettativa di vita.
I risultati ottenuti sono un passo fondamentale verso l’applicazione dei nanomateriali metallici nella pratica clinica, al fine di offrire nuove possibilità di cura ai pazienti. Grazie al sostegno di AIRC, Voliani potrà dedicarsi ai prossimi passi verso la sperimentazione clinica nei pazienti, così da ottimizzare nei prossimi anni nuove terapie più efficaci e meno invasive, aprendo nuovi orizzonti per la gestione dei tumori della testa e del collo.