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Nostalgia e Memoria: le neuroscienze della nostalgia

La conferenza di Fabio Benfenati al Palazzo Ducale di Genova

Al Palazzo Ducale di Genova viene allestita la mostra “Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo” che sarà visitabile negli Appartamenti del Doge dal 24 aprile al 1° settembre 2024.

Intorno alla nostalgia” è una rassegna di introduzione e avvicinamento alle tematiche della mostra dove, attraverso quattro incontri, verrà approfondito il concetto di nostalgia in relazione alla memoria, alla modernità, alla politica e alle arti visive. Il primo incontro si terrà questa sera nella sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale alle 18. Si potrà ascoltare Fabio Benfenati, Principal Investigator e Coordinatore del Centro di Neuroscience and Smart Materials in IIT e professore ordinario di Neurofisiologia presso l’Università di Genova che parlerà di “Nostalgia e Memoria: le neuroscienze della nostalgia”.

 

Abbiamo chiesto a Fabio Benfenati di anticiparci i passaggi salienti del suo intervento

Quando mi hanno chiesto di intervenire su questo argomento ho avuto qualche perplessità; non si tratta, infatti, di un argomento tipico della neurofisiologia. Approfondendo però questo tema ci si rende conto che la nostalgia si basa sulle funzioni superiori del sistema nervoso e presenta aspetti neurofisiologici molto interessanti. Ovviamente, la memoria è un veicolo essenziale per la nostalgia ma sono rilevanti anche l’autoriflessione, il pensiero introspettivo, i meccanismi di gratificazione e le emozioni che vengono attivate dai ricordi. La nostalgia attiva quindi globalmente le nostre funzioni cerebrali superiori, come pensiero, memoria, ricompensa, emozioni attivando specifiche strutture cerebrali. Nel mio intervento illustrerò dove sono localizzate queste funzioni nel cervello dell’uomo, per poi approfondire le attività del “cervello nostalgico”. La nostalgia è un meccanismo che ci permette di far affiorare ricordi popolati da persone, eventi, luoghi del tempo passato. Sono ricordi che evocano sensazioni piacevoli, ma con una venatura di tristezza, dovuta alla consapevolezza di non poterli più rivivere. Pur affondando nel passato, la nostalgia ha una positiva influenza anche verso il futuro, in quanto il ricordo di momenti passati non più ripetibili ci spinge a cercare nuove opportunità e nuove scoperte nel corso della nostra vita.

Il tuo intervento spazia anche su una panoramica storica della nostalgia

Il significato attribuito allo stato d’animo della nostalgia è mutato radicalmente nel corso degli ultimi quattro secoli. Nel mondo occidentale il termine nostalgia, una parola invariante in molte lingue anche lontane fra loro, è stato coniato nel 1688 da un giovane alsaziano di nome Johannes Hofer nella sua tesi di dottorato presso l’Università di Basilea. Venne inizialmente catalogata come una patologia di cui soffrivano i soldati svizzeri che andavano a servire il re di Francia Luigi XIV lasciando i loro villaggi sulle Alpi. La nostalgia veniva descritta da Hofer come una malattia fisica dovuta al fatto che il cervello, totalmente impegnato dal disperato ricordo degli affetti abbandonati, non era più in grado di sovrintendere alle funzioni vitali. Nell’Ottocento la nostalgia viene valutata alla stregua di una malattia mentale, attinente alla melanconia e alla depressione, fino poi a perdere nei giorni nostri ogni accezione patologica ed essere definita come un uno stato d’animo con sicure valenze positive. Questi ultimi aspetti fanno sì che pratiche atte ad evocare la nostalgia vengano oggi utilizzate a scopo terapeutico in pazienti sottoposti a stress, o che presentano disturbi cognitivi o malattie mentali come la depressione. La nostalgia infatti rasserena, aumenta l’autostima, fa esercitare la memoria, placa conflitti emotivi, attenua gli stati disforici, migliora l’autostima e aumenta il significato della vita.

Come le neuroscienze studiano la nostalgia?

Gli studi principali sono stati condotti con la risonanza magnetica funzionale che, oltre a delineare le aree cerebrali che si attivano nel processo nostalgico, permettono di studiare gli effetti della nostalgia sulle funzioni cerebrali superiori. Di grande interesse, ad esempio, sono gli studi che hanno esplorato gli effetti sulla percezione del dolore, rivelando che la nostalgia, attivando i meccanismi dell’analgesia endogena, è in grado di ridurre la percezione del dolore.

Ritorniamo alla memoria, alla nostra memoria e agli affascinanti meccanismi che la alimentano. Interverrai anche su questi aspetti?

Certamente. Noi siamo bombardati da input sensoriali. Le cose che riteniamo importanti decidiamo di memorizzarle, consolidando nel tempo i ricordi. Tuttavia, quando i ricordi memorizzati vengono richiamati alla memoria, regrediscono ad uno stato labile che ne può causare l’estinzione, a meno che non avvenga una riscrittura del ricordo, utilizzando meccanismi analoghi a quelli dell’iniziale consolidamento della memoria. Questo ripetuto processo di riconsolidamento, rende i ricordi più stabili nel tempo, ma li trasforma progressivamente allontanandoli dalla realtà dalla vicenda originale vissuta tanti anni prima. Richiamando i nostri ricordi passati, quindi, la nostalgia rievoca qualcosa che non esiste più, non solo perché attiene al passato, ma anche perché il ricordo stesso non è più aderente alla realtà. Come ha detto Gabriel Garcia Marquez “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.

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