Ricordando Pietro Greco
Da Galileo Galilei a Bertrand Russel l’esperimento scientifico e la scienza diventano narrazione. Sono molteplici gli esempi e la comunità di coloro che si dedicano alla comunicazione e alla divulgazione scientifica con l’importantissima esigenza di fare crescere la cultura scientifica. Questo permette di poter dire la propria opinione, sempre.
Questo un passaggio di una recente lezione di Pietro Greco per gli studenti del corso di Divulgazione naturalistica dell’Università di Padova con Telmo Pievani nel racconto della sua storia professionale, dall’inizio – come chimico – fino al desiderio e all’esigenza di comunicare la scienza. Poi “per una esilissima scheggia di secondo” ci ha lasciati il 18 dicembre nella sua Ischia. “Per una esilissima scheggia di secondo” il richiamo di Pietro Greco a John Bell (P.Bianucci, La Stampa, 16 novembre) per quel gatto di Schroedinger e il meccanismo di localizzazione in quel suo ineguagliabile “narrare” della meccanica quantistica (P.Greco, Quanti. La straordinaria storia della meccanica quantistica., Carocci, 2020).
Serio e preparato come nessun altro oggi che in tanti si sbracciano sotto la luna quantistica. Mi aveva colpito anni fa il suo “hanno catturato il gatto” riferito all’assegnazione del riconoscimento Nobel per la Fisica a Haroche e Wineland, fisici sperimentali e esperti di ottica quantistica. Senza troppi bizantinismi aveva spiegato come avessero messo a punto trappole per isolare un singolo fotone, facendolo «interrogare» da atomi senza modificarne la natura, e un sistema di isolamento di singoli ioni per interrogarli con fotoni luminosi, rispettivamente, ed aveva lapidariamente indicato nella realizzazione di orologi ultra-precisi e nello sviluppo dei computer quantistici le immediate applicazioni (P.Greco, l’Unità, 10 ottobre 2012).
Avevo trovato e trovo la sua capacità di fare insieme comunicazione e divulgazione scientifica unica e irripetibile. La sua conoscenza e onestà intellettuale rendevano semplice ed efficace il racconto. La sua cultura a tutto campo gli aveva permesso di inanellare nel filo della conoscenza “Galileo grande scrittore e teorico della musica, Leopardi scienziato e storico dell’astronomia, Primo Levi encomiabile divulgatore della scienza, Einstein e Picasso legislatori dello spazio e del tempo e Dante teorico della democrazia scientifica” (P.Greco, Homo. Arte e Scienza. Di Renzo, 2020). Pietro Greco era, tra le molteplici attività di giornalista scientifico e divulgatore, membro del Consiglio Scientifico del Festival della Scienza dove aveva portato la sua esperienza con Radio3 Scienza e di “le Scienze” insieme all’entusiasmo con cui dirigeva la rivista in rete “Il Bo Live” con l’Università di Padova.
Ho avuto la fortuna di una conversazione scientifica in rete al recente Festival Scienza di Cagliari. Ricordo ogni parola, ogni sguardo e ogni sorriso accompagnato da un movimento dinoccolato nel nostro dialogo. Pietro mi mancherà. Se leggerete il suo libro sui Quanti (op.cit.) vi verranno in mente insieme Calvino e Musil, Verne e Mann, e vi butterete a capofitto a cercare di comprendere e risolvere quel quesito aperto che Albert Einstein aveva posto al collega biografo Abraham Pais «Ma davvero tu credi che la Luna non sia lì quando nessuno la guarda?».
La voglia di capire, lo scatenarsi della curiosità e l’esigenza di fare domande sono il segnale che la comunicazione e la divulgazione scientifica hanno colto nel segno.
Dialogo Pietro Greco – Alberto Diaspro al FestivalScienza di Cagliari: https://www.facebook.com/watch/live/?v=707770303483877&ref=watch_permalink