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Primo maggio 2020. Orgoglio e speranza

Intervista a Marco Monga, Direttore HR dell’Istituto Italiano di Tecnologia

Oggi è la festa del lavoro, ricorrenza importante per tutti coloro che svolgono un’attività, che l’hanno svolta o che, auspichiamo, la svolgeranno. È una festa segnata dal dramma che ci ha colpiti inopinatamente e che sta raggiungendo milioni di famiglie in Italia e nel mondo dove la pandemia farà perdere o ridurrà le opportunità di lavoro di qualche loro componente. Tutti noi confidiamo in una pronta ripresa, con l’ottimismo e l’impegno che connota il lavoro dei ricercatori e degli scienziati.È questa l’occasione per un colloquio con Marco Monga, Direttore HR di IIT, per ragionare con lui su questo periodo sospeso ma anche sul futuro di tutti coloro che lavorano nella nostra Fondazione. Iniziamo con una domanda di carattere generale. Quale sarà l’impatto della pandemia sull’occupazione e sul futuro industriale del nostro Paese?Se valutiamo l’impatto dal punto di vista industriale ed economico, le premesse non sono tra le più favorevoli: noi siamo un Paese manifatturiero, di piccole e medie e imprese, con forte vocazione all’export, con eccellenze nell’agroalimentare e nell’alto di gamma, oltre ad avere flussi turistici importanti. Tutte peculiarità che descrivono un tessuto economico che probabilmente pagherà un prezzo alto alla crisi in arrivo, a causa dell’ingente dimensione degli investimenti necessari per far fronte alla pandemia, e alla probabile riduzione dei volumi d’affari e della redditività. Cos’è successo in IIT da quando è scattato il lockdown?Abbiamo dovuto reagire ad un evento inaspettato, e l’abbiamo fatto con grande efficacia. Ci siamo organizzati in tempi strettissimi per permettere a tutti i nostri, gli “IITiani”, di lavorare da casa garantendo lo stesso livello di operatività espresso in condizioni normali. Abbiamo dovuto impegnarci in uno sforzo organizzativo, culturale e tecnologico. La risposta da parte di tutti è stata molto buona e la riuscita di questa forzata esperienza è dovuta, soprattutto, alla disponibilità dei nostri dipendenti e collaboratori, a tutti i livelli. Lavorare da casa non ha creato distacco dal lavoro, da subito abbiamo osservato un grande impegno e una grande disponibilità. È stata ed è una dimostrazione di forza della nostra comunità, che ci rende orgogliosi. Si può fare ricerca, a tuo modo di vedere, lontano dai laboratori?Dipende dal tipo di ricerca. Vi sono delle attività che richiedono la presenza di scienziati in laboratorio. Gli investimenti fatti negli anni recenti dedicati alle scienze computazionali a supporto della ricerca sperimentale ci consentono oggi di svolgere molte attività anche da remoto. Ma il laboratorio rimane comunque il luogo fisico dove le sperimentazioni devono essere validate, e quindi è inevitabile la necessità di doverli frequentare. Credi che quanto stiamo sperimentando in questo periodo con il lavoro da casa e tutte le azioni conseguenti, call conference ecc., segni una modalità di lavoro che rimarrà oltre l’emergenza?L’utilizzo di certi ausili tecnologici è entrato tra le nostre abitudini per non uscirne più. Sicuramente, però, il modello organizzativo dovrà essere ridisegnato. Non possiamo pensare di lavorare a lungo nelle condizioni attuali. Superata l’emergenza dovremo pensare nuove organizzazioni che bilancino la presenza negli uffici e il lavoro da remoto con la vita privata. Quali saranno le indicazioni che darà IIT per la fase 2? In particolare, come i nostri colleghi potranno gestire il problema dei bambini che non potendo andare a scuola devono essere accuditi dai genitori?Innanzitutto IIT – in quanto istituto di ricerca – non deve affrontare la fase 2, che invece riguarda i settori produttivi ad oggi fortemente limitati. Noi non ci siamo mai fermati, è come se IIT fosse sempre stato in fase 2. Quindi continueremo ad incentivare il lavoro da remoto per quelle attività della Fondazione che lo rendono possibile, così come in tutte le nostre sedi continueremo ad adottare le regole previste dalle norme di sicurezza che devono essere osservate, quali il distanziamento sociale, la rilevazione della temperatura all’ingresso, la sanificazione degli ambienti. Ovviamente più riusciremo a ridurre, in modo ragionato, la presenza di persone nei nostri uffici maggiore sarà la possibilità per i genitori di rimanere a casa con i figli. In senso generale, la differenziazione temporale tra la ripresa produttiva e la riapertura delle scuole crea grandi problemi alle famiglie. È difficile fare previsioni ma quando credi sarà possibile tornare alla normalità nei nostri uffici?Si è vero, le previsioni sono impossibili, ma con realismo penso che ci vorranno un paio d’anni prima di tornare alla normalità. Sicuramente, però, tutto non sarà come prima, perché le nostre società dovranno mantenere alta l’attenzione affinché non vi sia un ritorno di una nuova pandemia, che avrebbe esiti a quel punto ancor più devastanti. Ci saranno nuovi protocolli per la sicurezza sul lavoro e sicuramente, almeno in questo ambito, questa esperienza sarà servita a qualcosa. Come scrivevamo in apertura oggi è la festa del lavoro. Che messaggio vuoi dare per il futuro a tutti i nostri colleghi ancora relegati in casa ma sempre uniti dal grande spirito di appartenenza che ci contraddistingue?La festa del lavoro che cade oggi ha tanti natali, dalla data in cui per la prima volta si firmò un accordo per le 8 ore giornaliere di lavoro alle tragedie e ai lutti degli anni successivi legate alle lotte operaie. Ora siamo in un momento molto difficile per molti e quindi questa festa assume un valore ancora più intenso. Certo, non possiamo paragonare le condizioni di lavoro della fine dell’800 con quelle attuali, in particolare per le donne, ma anche oggi nel Paese stiamo affrontando una fase di forte sofferenza. Noi in IIT siamo consapevoli di tutto ciò, questo non fa che rinforzare il nostro senso di appartenenza, che non nasce certo oggi per onorare il primo maggio e non finisce domani. È un sentimento che coltiviamo quotidianamente attraverso i nostri rapporti umani e la condivisione dei nostri successi. Il messaggio che voglio trasferire ai nostri lettori è che nel futuro prossimo sarà molto importante la solidarietà tra le persone. Entriamo in un periodo nel quale molti avranno bisogno di conforto materiale e psicologico. Dobbiamo fare del nostro meglio, per quanto possiamo, affinché questa crisi non sfoci in pericolose tensioni sociali. Penso che fare scienza per migliorare la vita delle persone sia ancor più importante oggi. Noi ci saremo e faremo la nostra parte.

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