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Ricercatori senza frontiere: Francia

Guardarsi indietro per sorridere anche dei momenti difficili vissuti. Con determinazione

Bon courage! Non si traduce nemmeno in inglese così bene come in italiano: “Coraggio!”. E’ un’espressione che nella mia lingua amo molto, resa ancora più significativa dalla sua intraducibilità. Una di quelle frasi che uso spesso per i miei amici, per la mia famiglia, per me stessa ma anche per i conoscenti in generale. Ti permettere un’esortazione positiva, di trasmettere e augurare buna fortuna a qualcuno con sentimento di positività. Ma anche di riporre fiducia in qualcuno con affetto quasi, la fiducia di poter ottenere molto e che tutto andrà bene (o forse questa è la definizione che vedo io!).

 

Amanda è nata in Francia, ha studiato ingegneria all’INSA – Institut National des Sciences Appliquées di Lione e ha conseguito un Master alla Claude Bernard Lyon 1. Quindi si è dedicata a un doppio programma sviluppato tra l’INSA di Lione e la Tohoku University School of Medicine per conseguire i suoi due dottorati in Biochimica e Scienze mediche.

Attualmente è Postdoc nel laboratorio Neurobiology of miRNA coordinato da Davide De Pietri Tonelli e (dal 2018) il suo progetto si focalizza sullo studio dei microRNA nel controllo molecolare della neurogenesi adulta e rilevanza per la neuro-protezione. I microRNA sono piccoli RNA “non-codificanti” proteine, ma che regolano la produzione di quasi tutte le proteine reprimendo l’espressione degli RNA messaggeri, che le codificano. Lavora con colture di cellule staminali neurali e con modelli animali. In particolare cerca di identificare il meccanismo del “miR-135”, che il suo laboratorio ha identificato essere un potente “interruttore” che consente all’attività fisica (come la corsa) di aumentare la neurogenesi adulta e quindi la rigenerazione dell’ippocampo (una regione cerebrale).

Lo scopo della sua ricerca è applicare il miR-135 come un nuovo tipo di farmaco in una “RNA-therapy” (o le proteine da esso regolati come target terapeutico), per prevenire il calo cognitivo dovuto all’invecchiamento cerebrale e la neuro-degenerazione (es. Alzheimer).

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Questo progetto richiede competenze diverse, per questo è altamente multidisciplinare. Utilizziamo tecniche di Biologia Molecolare, Biochimica, Genomica, Proteomica, Analisi bioinformatica, Colture cellulari e Modelli animali. Per poter comprendere le cascate di geni e i segnali regolati dal miRNA che studio affronto sfide quotidiane, che però sono uno stimolo per sfruttare al meglio le mie competenze di sperimentatore e anche per sviluppare il mio pensiero critico e di pianificazione degli esperimenti. Lo scopo ultimo del mio lavoro è trovare una terapia utile per contrastare malattie cerebrali attualmente incurabili, e tenere questo obiettivo ben fisso in mente mi fa sentire utile per il progresso della ricerca biomedica.

Come ti trovi in IIT e quale aspetto ti piace di più di IIT?

IIT è un istituto multidisciplinare, con accesso a varie strutture e facility che rende la ricerca molto più accessibile e versatile. Un ambiente piuttosto internazionale, il che lo fa quasi sembrare un luogo di lavoro direi “inglese”! I miei colleghi sono italiani, portoghesi, spagnoli e presto arriverà un collega dalla Macedonia. Siamo un gruppo molto unito, e questo mi fa sentire grata ogni giorno di questa opportunità qui.

Prima di parlare di come si svolge il tuo vivere in Italia, mi racconti cosa vorresti fare da grande?

Il mio sogno sarebbe quello di trovare una posizione stabile, e perché no anche divertente, in ambito accademico, che mi faccia sentire sicura e motivata quando mi sveglio la mattina. Mi piacerebbe lavorare in ambito accademico perché vorrei poter condividere alcune conoscenze con gli studenti e trasportare così il sapere, guardandoli decidere dei loro percorsi di carriera futuri e imparando io da loro.

Appassionata di fotografia, climbing e bouldering, Amanda appare come una ragazza molto decisa e determinata, anche innamorata delle nuove scoperte possibili date dal viaggiare. Ma che sa bene cosa vuole dalla vita.

Mi fa sorridere, le chiedo di un episodio bello del suo passato e mi racconta di quando si è traferita in Italia e dalla Francia è venuta anche la sua famiglia per aiutarla nel trasloco. Per quattro giorni non hanno avuto a disposizione acqua calda e luce per ritardi negli allacci delle forniture di luce e gas. Era Marzo, quindi ancora un certo freddo da gestire. E sono riusciti a barcamenarsi nonostante tutto, rimanendo lucidi e positivi. Adesso guarda a quell’episodio sorridendo e ridendo, scoprendo che forse i momenti sono spesso dettati da come ci comportiamo noi nei confronti di un intoppo piuttosto che dall’occasione e basta.

Mi racconti un po’ dei tuoi cibi preferiti e di un angolo di Genova che ti faccia star bene?

Direi lasagne! Decisamente lasagne al pesto! Sono deliziose! Ma amo anche i primi piatti con i frutti di mare! Questo in Italia, perché della Francia adoro invece i tipici piatti invernali come la “raclette”, una piattaforma calda (la cosiddetta “appareil à raclette”) dove scaldare il formaggio caldo e mangiarlo insieme a salumi e patate. E poi certamente le crêpes, salate e dolci!

Il cibo è decisamente uno degli aspetti che amo dell’Italia. Per esempio mi è sempre piaciuta la pasta e ne mangiavo molta anche a Lione, ma resto sempre stupita della varietà di pasta che avete qui. E poi la lingua, adoravo le lezioni di italiano già quando andavo a scuola! Ho avuto la fortuna di incontrare la cordialità qui, tante persone molto gentili.

Sono affascinata dal Belvedere di Castelletto e da Porto Antico. Due luoghi in cui si può davvero apprezzare la configurazione della città di Genova, ed entrambi i panorami sono mozzafiato

Se c’è qualcosa di cui sicuramente devo lamentarmi è la burocrazia molto lenta e anche il clacson! E i trasporti! preferirei che le varie zone di Genova fossero meglio collegate tra loro.

Forse è anche per questo che mi mancano i parchi verdi di Lione.

 

Amanda, grazie di tutto. Un’ultima domanda: pensi di ritornare un giorno in Francia?

E’ sempre stato uno dei miei piani a medio-lungo termine. Ho la maggior parte della mia famiglia lì e tonnellate di grandi ricordi, soprattutto a Lione. Adoro Lione e mi piacerebbe davvero poter lavorare in quella città. C’è stato un tempo in cui pensavo che se avessi trovato un altro paese in cui mi fossi sentita a mio agio avrei preso in considerazione di lavorare lì, ma ho cambiato idea. Ho vissuto in Giappone per quasi un anno per la mia tesi e anche se mi è piaciuta molto la cultura, il cibo, la gente, mi mancavano la mia famiglia e i miei amici, la lingua francese e forse anche la cultura francese. Sento che la cultura del lavoro (e anche il modo di vivere) in Francia è davvero in risonanza con il percorso di carriera e l’equilibrio lavoro/vita che vorrei raggiungere.

E allora Bon courage! Amanda!

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