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Ricercatori senza frontiere: Spagna

Dalla terra dei “quasi” cugini, i sogni di scoperta e avventure di un ingegnere donna

Mi piacerebbe poter essere d’aiuto con le mie idee, cambiare il modo in cui viviamo per raggiungere un mondo più equo e dignitoso per tutti.” E’ il sogno nel cassetto di Maria Elena, ingegnere informatico che adesso lavora in IIT come PhD, sotto la guida di Alessandra Sciutti e Francesco Rea.

Si è laureata in Ingegneria Informatica presso la UAM – Universidad Autónoma Madrid. Questi studi le hanno permesso una doppia riflessione, su cosa amasse fare nella vita e su come volesse davvero viverla. Da una parte l’Intelligenza Artificiale, il lato dell’Informatica che l’aveva davvero appassionata, dall’altro viaggiare e viaggiare non solo per acquisire nozioni accademiche ma anche per imparare dalle culture diverse dalla sua e per scoprire come interagiscono gli uomini tra di loro.

Sono sempre stata una persona molto curiosa, che ha lavorato sodo per portare avanti un’idea fino alla fine” mi racconta Maria Elena. Proprio per questo, completata la laurea, ha intrapreso una Master in Intelligenza Artificiale in Inghilterra, presso la University of Essex all’interno del Colchester Campus. Il risvolto “sociale” dei robot e l’amore per gli studi sull’Intelligenza Artificiale l’hanno così coinvolta da scegliere il suo attuale percorso di PhD in IIT. Lavora sulla piattaforma umanoide iCub, nel gruppo “COgNiTive Architecture for Collaborative Technologies”, e il fine ultimo del progetto è quello di insegnare al robot iCub di “interagire in maniera sociale”. Vale a dire, partendo dall’interazione tra esseri umani capaci non solo di prestare attenzione al contenuto verbale durante una conversazione ma anche ai dettagli non verbali che si verificano continuamente (tono della voce, espressioni facciali, movimenti del corpo etc etc), soffermarsi sul contenuto non-verbale dell’interazione cercando di capire quale sia quello più rilevante ed emotivamente importante durante le “interazioni sociali”. Hanno suddiviso i contenuti non verbali emozionali – chiamati anche “Comfortability” – in una scala unidimensionale che ne definisce l’entità, da estremamente scomodo a estremamente comodo (Extremely Uncomfortable to Extremely Comfortable), indicando con questi valori quali siano quelli che vanno ad inficiare il desiderio stesso dell’interlocutore di rimanere nella conversazione o di abbandonarla. Lo scopo del progetto è quindi cercare di capire come funzionano questi contenuti non-verbali, che reazioni provocano, e studiare se i robot siano capaci di provocarle tanto quanto gli esseri umani o in maniera differente. I risultati dei primi esperimenti sono molto promettenti da costruire esperimenti che vedano iCub coinvolto in conversazioni “tese” per riuscire a insegnarli i vari livelli di Comfortability delle persone con cui interagisce, creare così un database e capire se un giorno il robot sarà in grado di adeguare i propri comportamenti a questo stato di comfort delle persone che si trova davanti.

Maria Elena, cosa ti piace di più di questo lavoro?

Se questo progetto andasse avanti riusciremmo a integrare i robot umanoidi nella nostra quotidianità evitando che procurino disagio nell’interazione con gli uomini. E poi fare ricerca è fantastico! Hai una buona flessibilità a lavoro, hai tempo per leggere e fare esperimenti, e aiuto da ricercatori più esperti o bravi di te. Fare ricerca ti da la possibilità di perseguire idee che potrebbero cambiare il mondo, e questa è una prospettiva molto molto grande.

Con lo stesso entusiasmo, tipico di quello che si racconta degli spagnoli, Maria Elena parla delle città che dell’Italia la affascinano e del cibo italiano che le piace.  “Focaccia is great! Ho viaggiato nel Nord e nel Sud del Paese e devo dire che è davvero bellissimo. Mi sono rimaste impresse molte città, tra le quali Firenze per le numerose gallerie d’arte, musei e ricordi legati a Leonardo Da Vinci, ma anche Venezia per le sue singolari stradine circondate da canali e le sue meravigliose maschere fatte a mano, oppure il fascino stupendo delle Cinque Terre, dei sentieri naturali a picco sul mare e delle case coloratissime. Forse non ho amato particolarmente Milano, ma mi sento di dire che dell’Italia amo tutto, ad eccezione delle persone che non amano l’ananas nella pizza (che è buonissima!!)!

E poi Genova, certamente. Mi piace moltissimo. Vivo qui da quasi due anni oramai e devo dire che sin dalla prima settimana mi sono sempre sentita a casa. Sono spagnola, e anche se non parlo italiano e le due lingue sono diverse, posso comunque comunicare molto facilmente con gli italiani e ancora meglio con i genovesi, il loro dialetto sembra ancora più vicino al mio idioma! Le botteghe di frutta e verdura sono sempre ricche, e i venditori sembrano quasi preoccuparsi di te qui! Amo moltissimo Boccadasse, il porto, i vicoli, e la caratteristica vicinanza montagne-mare. 

Non nego che invece mi trovo male con i trasporti, sarebbe meglio se i collegamenti tra le varie parti della città fossero migliori… un ipotetico tragitto di 15’ in macchina si percorre in più di 1 ora e mezza con i mezzi pubblici!”.

Vuoi raccontarmi qualcosa di più di come ti trovi in IIT?

Mi piace la sensazione di sentirti al pari di tutti gli altri perché lì dentro si persegue la ricerca in maniera molto “equa”. Hanno fiducia dei più giovani e fanno in modo che tu possa progredire con i tuoi progetti. 

Un piccolo balzo indietro prima di lasciarti. 

Qual è un ricordo di Torrelaguna che vuoi raccontarmi e un’espressione che vuoi condividere della tua lingua?

I trasporti sono disastrosi anche a Torrelaguna, dove sono nata, e questo la rende speciale. Forse grazie all’impossibilità di raggiungere con facilità i centri delle maggiori città spagnole, mi son goduta l’infanzia giocando per strada e in mezzo alla natura con i miei coetanei.

Nunca es tarde si la dicha es buena”, meglio tardi che mai.

Ognuno ha i suoi tempi e modi per arrivare a raggiungere i propri sogni.

Buona fortuna per tutti i tuoi Maria Elena, e grazie!


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