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Robert Oppenheimer, “il diritto dell’uomo alla conoscenza”

Sette statuette al film Oppenheimer

Ieri notte l’Academy Awards, meglio noto come Oscar, è stato assegnato con ben sette statuette al film Oppenheimer di Christopher Nolan. Basato sulla biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica” descrive le vicende del fisico teorico statunitense che fu a capo del progetto Manhattan negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale. Il lavoro di Oppenheimer con il suo gruppo di scienziati era finalizzato alla costruzione di un’arma che potesse sconfiggere i nazisti. Nacque la bomba atomica che poi venne sganciata su Nagasaki e Hiroshima. Nel dopoguerra, come presidente della U.S. Atomic Energy Commission, si oppose alla costruzione della bomba all’idrogeno. Nel 1954 Oppenheimer finì tra gli indagati, per cospirazione con i comunisti, dalla commissione istituita dal senatore Joseph McCarthy. Per questo al fisico venne preclusa la possibilità di accedere ai documenti riservati sulle armi atomiche degli USA. Il mondo scientifico dell’epoca, con alla testa Albert Einstein, si ribellò a questa decisione e Oppenheimer mantenne sino alla morte il suo incarico di direttore e professore all’Institute for Advanced Studies di Princeton. Questa è, in estrema sintesi la storia del grande fisico mirabilmente descritta nel pluripremiato film.

Il grande successo della pellicola invita a riflessioni che superano il mero aspetto spettacolare.

Il primo riguarda un argomento a noi caro: quello della divulgazione scientifica. La vicenda professionale e umana di Oppenheimer ha il pregio di aver avvicinato milioni di persone al tema della ricerca scientifica, affrontando aspetti etici che non possono essere esclusi quando quest’ultima ha un impatto dirompente sul futuro dell’umanità. La libertà delle idee è un elemento che percorre costantemente il lavoro di Oppenheimer che titolò un suo intervento radiofonico negli anni ‘50 “il diritto dell’uomo alla conoscenza”, un manifesto per la scienza nel mondo moderno. L’attualità del pensiero di Oppenheimer la ritroviamo anche oggi quando si discute di etica e intelligenza artificiale e, in termini più generali, del ruolo sociale della ricerca scientifica. La vicenda del grande fisico statunitense nella sua complessa evoluzione ha ispirato molto tempo prima del film una rappresentazione teatrale dal titolo “Sul caso Oppenheimer” di Heinar Kipphardt che debuttò nel novembre del 1964 al Piccolo Teatro di Milano, ripreso poi in 45 città italiane. I manifesti della pièce teatrale che tappezzavano i muri della metropoli lombarda e di tutte le altre città furono la prima occasione che insegnanti attenti e sensibili utilizzarono per rivelare valori e limiti della scienza a ragazzi che, come chi scrive, seguivano le loro lezioni.

La genialità dello scienziato e la sensibilità dell’artista. Una contaminazione che sostiene la convivenza pacifica delle idee.

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