Dai ricordi di un viaggio con la moglie ai robot quadrupedi
Mi emoziona pensare che se tornassi bimbo saprei che oggi lavoro con i robot cercando di studiare come funzionano, così come un tempo sognavo. Questo mi piace più di ogni altra cosa del mio lavoro! Quand’ero piccolo i miei cartoni animati preferiti erano legati ai robot e crescendo ho imparato a godermi l’idea che un’equazione scritta su un foglio di carta possa controllare un robot o descriverne il movimento.
Octavio lavora come PhD Fellow alla locomozione dinamica e alla visione di robot quadrupedi. L’obiettivo principale della sua ricerca è quello di progettare algoritmi e strategie che consentano a un robot quadrupede di prendere decisioni su dove posizionare le zampe per muoversi in un breve lasso di tempo, utilizzando informazioni che provengano da telecamere e sensori laser. In particolare, lavora con i robot quadrupedi – HyQ e HyQ Real – progettati e creati nel team “DLS – Dynamic Legged Systems” coordinato da Claudio Semini. Prima di arrivare in Italia ha conseguito un Master presso la TUDelft – Delft University of Technology nei Paesi Bassi, dopo una laurea alla UNAM – National Autonomous University of Mexico.
Cosa te ne pare di IIT, come ti trovi e come ti trovi con i tuoi colleghi?
Mi piace molto la multiculturalità che si vive in IIT. Ti incoraggia a fare nuove amicizie e visitare nuovi posti, e ti rende l’esperienza di “vivere all’estero” molto più piacevole. Ho colleghi che vengono da svariati paesi del mondo come Egitto, Canada, Sudafrica, Perù, Italia, Svizzera, India, Brasile, Iran, Messico, Paesi Bassi e Regno Unito, e ho creato amicizie anche al di fuori del mio gruppo di lavoro con ragazzi provenienti da Libano, Germania, Costa Rica, Francia, Spagna, Polonia, per menzionarne alcuni.
Come spesso accade, anche per lui la difficoltà di commuting e la lentezza della macchina burocratica sono la peggior “imposta” regionale e italiana in generale per uno straniero, e alcune delle sue esperienze negative sono legate alla “mancanza di empatia di alcune persone che lavorano nei settori amministrativi pubblici”.
Per il resto però è legato all’Italia e a Genova per la bontà del cibo, le iconiche bellezze paesaggistiche e la socievolezza degli italiani “che non si risparmiano in un “Ciao Bella!” urlato per strada sorridendo.”
Si sofferma a descrivere la straordinarietà del territorio ligure situato in un lembo di terra tra monti e mare, “ottimo per passeggiate in montagne che possano terminare con una nuotata in mare”, dice Octavio.
Il tuo piatto preferito in Italia e il piatto preferito in Messico?
Oh! io adoro la pasta al nero di seppia. Certo il colore inganna! ma amo molto il sapore del mix di frutti di mare e spezie.
Il mio piatto messicano preferito è, invece, quello che si chiama “mole”. E’ una salsa usata come dressing, composta da diversi tipi di peperoncini e spezie mescolati con un pò di cioccolata. Una salsa spesso usata durante i matrimoni e servita con pollo e riso rosso messicano.
Rimanendo in questo ambito nostalgico, mi racconti invece di un ricordo del passato cui sei affezionato?
Quando mi sono laureato, la mia ragazza (ora moglie) stava trascorrendo un semestre in Argentina e sono andato lì a visitarla per un mese. Abbiamo fatto un viaggio tra Argentina, Uruguay e Brasile, raccogliendo esperienze bellissime ma anche difficili come vedere le cascate dell’Iguazú, 24 ore di fila a Rio de Janeiro, o dormire in un letto a castello triplo senza aria condizionata a 38° o ancora, cenare con una famiglia che ci ha ospitati lungo il viaggio. Un ricordo che adoro perché è stata un’esperienza intensa, un viaggio che ci ha regalato un ampio spettro di emozioni, dall’ansia e dall’incertezza alla felicità e alla sorpresa.
Il suo motto messicano è “Donde comen dos, comen tres”, che letteralmente significa “dove due possono mangiare, anche tre possono mangiare”, usato per condividere generosamente con tutti i commensali un pranzo o una cena, ma per lui è un motto estendibile ad amore e cura.
Octavio Antonio è nato in Messico, in una città che dista 250 km dalla caotica e turistica Città del Messico. Morelia è una città dello Stato del Michoacán nel Messico centrale, sita a poco meno di 2000 metri sul livello del mare. Circa mezzo milione di abitanti come Genova, ma densamente popolata per un quarto rispetto alla Superba. Una cittadina molto bella e tranquilla, come la descrive lui, immersa nelle tradizioni – specialmente durante il “Dia de Muertos” (il giorno dei morti, il 2 novembre) – e ricca di barocco, dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Ti piacerebbe tornare in Messico un giorno?
Sì, è sempre stato nei miei piani. E lo è sempre stato perché anni fa ho avuto l’opportunità di vincere una borsa di studio bandita da un istituto messicano. La borsa di studio era finanziata con soldi dei contribuenti, e io vorrei restituire qualcosa alle persone che mi hanno permesso di arrivare sin qui e acquisire l’esperienza che ho adesso.
Torna sull’argomento del rientro in Patria quando mi spiega che il suo sogno di carriera è proprio tornare in Messico e avere lì la sua linea di ricerca all’Università dedicata alla robotica.
E noi gli auguriamo possa avverarsi.
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