Giorgio Metta: “L’Unione Europea volano di cultura, bacino irrinunciabile per il confronto scientifico. Superiamo le difficoltà per continuare insieme un percorso virtuoso”
Ieri abbiamo commemorato il 75mo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, e mai avremmo pensato a distanza di tanti anni di essere di nuovo in pericolo contro un nemico “invisibile” e subdolo come il Covid-19. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale si cercava di ritrovare la forza per riemergere dopo una stagione di strazi, miserie, crimini efferati. Per rinascere, per ridare un senso alla vita di milioni di persone che arrancavano quotidianamente nei Paesi del vecchio continente nasceva la Ceca, la comunità economica del carbone e dell’acciaio, il primo passo verso la creazione della UE. Grazie alla lungimiranza dei nuovi leader dei Paesi finalmente liberi, Robert Schuman, Wiston Churchill, Konrad Adenauer, Alcide de Gasperi, Simone Veil, Jan Monnet, noi oggi, seppur in momenti non facili per il dibattito in corso nella Comunità, possiamo raccontare una storia di pace e prosperità che si è snodata per questi settant’anni grazie ad un’Unione che è divenuta sempre più forte e, finché la crisi economica non si è fatta asfissiante, anche unita.
Oggi si discute con toni molto accesi sull’entità degli aiuti che l’Europa dovrà offrire ai Paesi che, come l’Italia, stanno soffrendo maggiormente per l’impatto della pandemia. Si sono compattati due blocchi nelle UE, i Paesi del nord rigidamente arroccati sull’osservanza delle regole finanziarie nonostante l’emergenza, e i Paesi del sud alla ricerca di un compromesso che eviti la loro sudditanza finanziaria e politica alle economie forti della UE. Il caso, sempre citato, che rappresenta forse il momento più basso per la politica economica della UE fu quello della Grecia inginocchiata dinanzi ad un diktat finanziario che la lasciò tramortita e abbandonata da un sistema che si dimostrò tutt’altro che solidale.
Ma festeggiando i settant’anni dell’Europa non si può pensare a come avremmo condotto la metà del secolo scorso e questi vent’anni se non fossimo stati membri della Comunità Europea. Pensiamo solo alle norme che hanno regolato e reso più sicuro lo scambio delle merci con la creazione di marchi che sono garanzia per il consumatore. Ricordiamo quanto è stato fatto per sostenere i diritti dei cittadini, per la solidarietà tra le varie comunità in tema di giustizia. Se ci fossimo trovati da soli quando nel 2008 la tempesta economica travolse gli Stati Uniti venendo in breve tempo a soffiare anche a casa nostra, come ce la saremmo cavata se i leader europei non avessero messo a punto il meccanismo europeo di stabilità – fondo a sostegno dei Paesi con difficoltà economiche di carattere straordinario, se non si fossero varate nuove leggi per la stabilità delle banche, se non fosse nata l’Unione Bancaria con la supervisione delle banche UE.
In una società globalizzata, moderna che vive delle contaminazioni tra culture, ricerche, innovazioni abbiamo ancora idea di cosa significhi vivere in una grande area dove si esprimono quattro fondamentali libertà di movimento: quella dei beni, dei servizi, delle persone, dei capitali. Forse recentemente questa percezione si è un po’ diluita, ma non dobbiamo perderla.
Questa Europa ci ha dato molto per pensare al futuro della scienza. L’Europa per l’Istituto Italiano di Tecnologia vuole dire poter essere parte attiva di un network straordinario di centri di ricerca che, senza alcuna barriera, possono sostenere il principio della ricerca basato sullo scambio, sulla interdisciplinarietà, sulla multietnicità come dimostrano i nostri laboratori. L’Europa per IIT, significa anche European Research Council. Nato nel 2008 il Consiglio Europeo della Ricerca “è la prima agenzia dell’Unione Europea dedicata al supporto alla ricerca scientifica di frontiera incentrata sul ruolo del ricercatore investigator”. Con un budget di 13 miliardi di euro (dal 2014 al 2020) rappresenta per IIT una delle maggiori opportunità per avere tra le proprie file ricercatori che sviluppino progetti finanziati dal Consiglio. Solo nel 2019 ben quattro progetti finanziati dall’ERC sono stati assegnati a ricercatori IIT: Arash Ajoudani, Francesco di Stasio, Ilka Kriegel, Velia Siciliano che si sono uniti agli altri 41 ERC winners che lavorano nei nostri laboratori.
Oggi, l’Europa è davanti ad una sfida ancora più temibile, siamo di fronte ad una nuova crisi super-simmetrica simile ad una guerra mondiale ma, a differenza di una guerra che finisce con vincitori e vinti, non ci sono armistizi da firmare, rimarrà la paura, il senso del pericolo. Serve ora più che mai una Comunità Europea forte e capace di ricreare un nuovo clima di fiducia tra i cittadini europei, che allontani la paura e riorganizzi la speranza.
Buon compleanno Cara Europa, ci aspettiamo molto da te.