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Una giornata per celebrare lo spirito di altruismo nella donazione del sangue

In Valle d’Aosta la cultura del dono è anche al servizio della genomica

Più di 120 anni fa, il medico e biologo austriaco Karl Landsteiner fece una scoperta che cambiò il mondo. Era il 1901 quando identificò per la prima volta i gruppi sanguigni, portando all’invenzione della classificazione AB0, tutt’oggi utilizzata. Fino ad allora, dagli inizi dell’Ottocento, le trasfusioni di sangue tra umani erano state adoperate raramente, in quanto causa di reazioni tanto pericolose quanto incomprese. Fu grazie all’identificazione degli antigeni di membrana dei globuli rossi che finalmente si capirono i criteri di compatibilità per trasferire il sangue da un individuo all’altro.

Il 14 giugno, giorno di nascita di Karl Landsteiner, è la data che è stata scelta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per celebrare la “Giornata Mondiale del Donatore di Sangue”. Istituita nel 2005, ha lo scopo di sensibilizzare sulla tematica dell’altruismo e sull’importanza della donazione periodica, che per molti pazienti cronici fornisce una terapia salvavita. Persone affette da patologie come l’anemia falciforme, la talassemia, l’emofilia o le immunodeficienze, ma anche vittime di incidenti gravi e bisognosi di un intervento chirurgico sono tra i destinatari.

Ed è proprio “L’importanza del dono” il titolo della tavola rotonda organizzata dalla Consulta dei Giovani Soci BCCV – Banca di Credito Cooperativo Valdostana e da AVIS – Associazione Volontari Italiani del Sangue Valle d’Aosta per festeggiare la Giornata del Donatore di quest’anno. Nella sala conferenze della BCCV di Aosta, insieme al pubblico di ogni età, erano presenti figure istituzionali, giornalisti e volontari. Al tavolo del confronto anche 5000genomi@VdA, il progetto di ricerca che in Valle studia il DNA per fare luce sulle cause genetiche di malattie oncologiche, neurodegenerative e del neurosviluppo. In apertura dell’evento, sono state trasmesse le immagini del nuovo spot del Ministero della Salute per la campagna “Dona vita, dona sangue”, con testimonial la nota attrice Carolina Crescentini. Nel video, due persone conducono vite parallele fino a quando non si incontrano per donare e ricevere sangue. Chiunque infatti può avere bisogno di una trasfusione, così come ciascuno può fare la differenza con un gesto semplice ma essenziale.

Nel mondo sono circa 120 milioni le donazioni annue: di queste, 50 milioni vengono raccolte nei paesi ad alto reddito, che ospitano il 16% della popolazione globale. In tali aree i soggetti che traggono più benefici dalle trasfusioni hanno più di 65 anni: sono pazienti con patologie croniche, neoplastiche o ematologiche, in condizioni che richiedono un intervento prolungato nel tempo. In Italia, la donazione di sangue garantisce le cure a circa 1.800 persone al giorno; tuttavia, solo il 2,7% degli italiani condivide sangue e plasma. Come sottolineato dal dott. Pierluigi Berti, Direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’ospedale “Umberto Parini” di Aosta, occorre ricordare che anche nell’ambito della donazione esiste un gap tra i paesi a più alto e basso reddito. Nel resto del pianeta, circa il 60% delle trasfusioni di sangue viene somministrato a bambini di età inferiore ai 5 anni a causa di malattie diffuse come la malaria. Secondo i dati dell’OMS, inoltre, negli stati ad alto indice di sviluppo i giovani donatori diminuiscono, mentre aumentano quelli di età compresa tra i 56 e i 65 anni. Uno scenario che desta preoccupazione nell’ottica del raggiungimento dell’autosufficienza di ciascun paese. È chiaro infatti come l’aumento d’età della popolazione comporti la sempre maggiore necessità di reclutare nelle fasce più giovani, assicurando il ricambio generazionale per rispondere alle esigenze del domani.

Durante l’evento, proprio i giovani donatori di sangue sono stati  al centro dei ringraziamenti di Paolo David, Vicepresidente di AVIS Valle d’Aosta. L’associazione è presente in Valle dal 1949 e si è progressivamente diffusa sul territorio portando alla nascita di 19 sezioni comunali, tra Courmayeur e Pont-Saint-Martin. Nonostante l’estensione geografica ridotta, la regione montana riesce a garantire 7000 donazioni l’anno, di cui 1500 di plasma. È inoltre una delle cinque regioni italiane più virtuose, in cui la raccolta annua di plasma supera abbondantemente la media nazionale. In questo modo, i valdostani contribuiscono alla compensazione interregionale di medicinali derivanti dal plasma, la componente liquida del sangue composta da acqua, vitamine, ormoni e proteine quali l’albumina, le immunoglobuline e i fattori della coagulazione, non sintetizzabili in laboratorio.

In Valle d’Aosta, però, lo spirito di collaborazione non si ferma alla donazione del sangue, ma sostiene anche la ricerca sul DNA grazie al progetto multidisciplinare 5000genomi@VdA e al Centro per la Medicina Personalizzata, Preventiva e Predittiva – CMP3VdA. L’iniziativa scientifica è frutto del lavoro di un consorzio guidato da IIT – Istituto Italiano di Tecnologia e composto da Engineering D.HUB, la Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, la A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino e l’Università della Valle D’Aosta. Durante l’incontro è intervenuta Manuela Vecchi, Ricercatrice Senior del dipartimento di Genomica Medica di CMP3VdA, la quale ha descritto la linea di ricerca VdAGenomics del progetto 5000genomi@VdA che prevede l’analisi del materiale genetico dei soggetti donatori di sangue della Valle d’Aosta, maggiori di 55 anni e in buone condizioni di salute.

Partendo da una sola fiala di sangue donata, nei laboratori di Aosta avviene il sequenziamento del DNA, contribuendo, anche tramite un questionario, a determinare le nostre condizioni di salute, il nostro aspetto, le nostre abitudini. Sarà infatti grazie alla partecipazione volontaria della collettività che verranno definite le caratteristiche genetiche degli abitanti della regione, individuando le malattie ereditarie più presenti sul territorio. I frutti di questo sforzo saranno anche destinati alla comprensione della storia antropologica della popolazione valdostana, fornendo informazioni sulle migrazioni succedute nel corso dei secoli che hanno attraversato il nostro paese.

Se la scoperta della compatibilità tra gruppi sanguigni risale a più di 100 anni fa, oggi sappiamo che tutti quanti siamo compatibili con il prossimo, basta un semplice gesto per fare la differenza. Donare il sangue resta un atto di volontaria e responsabile cooperazione. Un’azione anonima e non remunerata, espressione della volontà di aiutare gli altri, a tutela del diritto collettivo alla salute.


*Mattia Scaramuzzino, borsista in comunicazione progetto 5000genomi@VdA

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